“Dear Hongrang “, titolo originale Tangeum, è una serie televisiva sudcoreana del 2025, disponibile su Netflix, che fonde melodramma, mistero e romance storico in un affascinante racconto ambientato nel periodo Joseon. Diciamola tutta, con la sua produzione forte di K-drama, la Corea del sud è la terra del nuovo feuilleton e le piattaforme streaming lo hanno capito benissimo visto il numero sempre più forte di produzione su Netflix, in aumento su Prime Video e Disney+. Basata sul romanzo “Tangeum: Swallowing Gold” di Jang Da-hye, la serie è diretta da Kim Hong-sun e scritta da Kim Jin-ah, noti per il loro lavoro in produzioni come Money Heist: Korea e Dr. Brain.
La storia ruota attorno a Hong-rang (interpretato dalla star Lee Jae-wook), figlio di una potente famiglia di mercanti, scomparso misteriosamente all’età di otto anni. Dodici anni dopo, un giovane uomo si presenta sostenendo di essere Hong-rang, ma senza alcun ricordo del suo passato.
La sua sorellastra Jae-yi (Jo Bo-ah), che non ha mai smesso di cercarlo, è combattuta tra la gioia del ritorno e il sospetto che l’uomo non sia chi dice di essere. La madre, Min Yeon-ui (Uhm Ji-won), è determinata a credere che il figlio sia tornato, mentre l’arrivo del presunto Hong-rang sconvolge gli equilibri familiari e porta alla luce segreti sepolti da tempo. Le interpretazioni offerte sono intense e sfaccettate sia nel campo dei “buoni”, sia in quello dei villain, che in alcuni casi davvero danno il meglio di loro.
Lee Jae-wook offre una performance intensa nel ruolo di Hong-rang, incarnando la complessità di un personaggio avvolto nel mistero e nel dolore.
Jo Bo-ah interpreta Jae-yi con profondità emotiva, mostrando la determinazione e la vulnerabilità di una donna alla ricerca della verità.
Jung Ga-ram è Mu-jin, il figlio adottivo della famiglia, la cui posizione è minacciata dal ritorno di Hong-rang, creando una tensione palpabile e un triangolo amoroso complesso e mostrando la bravura nel mostrare le ambiguità.
Uhm Ji-won nel ruolo di Min Yeon-ui, la madre, offre una performance potente, ritraendo una donna consumata dal dolore e dalla speranza.
Park Byung-eun interpreta Sim Yeol-guk, il patriarca ambizioso e calcolatore della famiglia.
Kim Jae-wook è il Principe Han Pyeong, una figura enigmatica che aggiunge ulteriore profondità alla trama.
Tutta la narrazione esplora temi complessi come l’identità, la memoria, l’amore proibito e la corruzione del potere. La serie si distingue per la sua capacità di intrecciare elementi di mistero e melodramma, mantenendo alta la tensione narrativa. La relazione tra Jae-yi e il presunto Hong- rang è al centro della storia, portando lo spettatore a interrogarsi sulla natura dell’amore e della famiglia.
L’intreccio si sviluppa attorno a tre assi principali: il mistero dell’identità, con addirittura test del sangue dell’epoca, cicatrici e memorie frammentarie che alimentano sospetti e rivelazioni; l’amore proibito, infatti nonostante la presunta relazione fraterna, Jae-yi ed il presunto fratello sviluppano un’attrazione carica di tensione; la cospirazione reale, infatti, il principe Han-pyeong (Kim Jae- wook) è il vero antagonista: un folle che usa bambini come “talismani ” per rituali occulti, marchiandoli con sostanze tossiche che causano avvelenamento graduale.
Credetemi nella serie c’è davvero molto e non fare spoiler risulta difficile.
La serie si avvale di una produzione di alto livello, con scenografie e costumi che ricreano fedelmente l’epoca Joseon. La regia di Kim Hong-sun guida lo spettatore attraverso paesaggi mozzafiato e ambientazioni ricche di dettagli, mentre la colonna sonora di Kim Tae-seung accompagna le emozioni dei personaggi, accentuando i momenti di tensione e dramma.
La regia è un trionfo visivo.
I contrasti tra gli opulenti palazzi Min e i sotterranei claustrofobici dei rituali creano un’atmosfera horror, enfatizzata dall’illuminazione in tonalità sanguigne durante le sequenze più violente. Interessante e curata anche la colonna sonora Burning Petals di 4BOUT accompagna con sonorità folk-oscure i momenti di tensione, mentre le note malinconiche sottolineano le scene romantiche.
Tutto poi e accompagnato da costumi e scenografie di livello. Gli hanbok tradiscono lo status dei personaggi (sontuosi per i Min, laceri per gli schiavi), e i luoghi dei rituali sono ricostruiti con dettagli macabri (strumenti di tortura, pigmenti tossici).
La serie ha ricevuto recensioni contrastanti.
Molti hanno lodato le performance degli attori, in particolare quella di Jo Bo-ah, e la qualità della produzione.
Tuttavia, alcuni spettatori hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla relazione tra Jae-yi e Hong-rang. Inoltre, la qualità dei sottotitoli in inglese è stata criticata per la mancanza di accuratezza e sensibilità culturale, influenzando negativamente l’esperienza di visione per il pubblico internazionale.
Va detto che la narrazione affronta temi come l’abuso infantile e la corruzione del potere senza edulcorarli.
Il finale è poetico e coinvolgente e non si può rivelare, ma è strano per noi occidentali come in patria sia stato criticato il basso numero di puntate per lo sviluppo narrativo, undici contro le sedici abituali.
Un segno di come le produzioni si stiano internazionalizzando. Quello che possiamo dire è che il ritmo a volte è altalenante però non possiamo dimenticarci che siamo di fronte ad un melò e Hong-rang è comunque un dramma storico che lascia il segno, una serie che offre una narrazione ricca e coinvolgente, capace di emozionare e far riflettere.
Nonostante alcune controversie, rappresenta un esempio significativo di come il K-drama possa esplorare temi profondi attraverso storie avvincenti e produzioni di alta qualità. Per gli appassionati di drammi storici e misteri emotivamente carichi, è una visione consigliata.
K-Drama o non K-drama?
I K-Drama (abbreviazione di Korean Drama) sono serie televisive prodotte in Corea del Sud, diventate un fenomeno globale grazie alla loro narrazione coinvolgente, alla ricchezza culturale e alla varietà di generi.
Sono tipicamente miniserie autoconclusive (12-21 episodi da 50-80 minuti), con una stagione unica, anche se recentemente stanno aumentando le stagioni. Fanno eccezione i franchise (es. School o Iris) con spin-off che cambiano cast.
I generi sono diversificati, nonostante il termine “drama “, spaziano da romance, thriller, commedia, fantasy, storico (sageuk), medical legal drama, fino a tematiche sociali (bullismo, disparità di genere, classismo).
Amore, famiglia, amicizia, resilienza, conflitti generazionali sono elementi ricorrenti delle narrazioni. I protagonisti spesso hanno passati traumatici, rivalità amorose, colpi di scena come amnesie o malattie, e finali spesso poetici. Forte attenzione all’estetica con OST curate (spesso cantate da idol K-pop).