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La discussione

Cinquantatre anni fa un gesuita, allora prefetto delle scuole elementari San Luigi Gonzaga di Palermo,Padre Ennio Pintacuda, tirava per le orecchie un ragazzino (io) che non voleva saperne di stare ad imparare il catechismo dell'epoca, ma Predicava anche il principio del rispetto totale e assoluto comunque delle idee di qualunque origine purché professate in buona fede e capaci comunque di non ledere i diritti e i Credi altrui.

Circa quaranta anni dopo quel Prete fondava a Filaga, nel cuore della Sicilia Assolata e per molti versi desolata, l'Università della politica, con la quale ha fatto germogliare quei semi che avrebbero poi portato alla crisi della prima Repubblica Italiana a costituzione invariata e poi la stessa variazione della Legge Fondamentale.
Ma il Suo pensiero non era diretto tanto o solo a trasformare l'Italia dall'interno, piuttosto a riposizionarla nel mondo e in particolare nell'area mediterranea, non per offendere ma per crescere insieme.

La Sua grande visione , naturalmente partiva da un moto siciliano dell'animo come si sarebbe poi manifestato con il convegno sulla pace celebrato a Caltabellotta nel settecentesimo anniversario della pace firmata fra aragonesi e angioini, con il quale la Sicilia cessava di essere fattrice di storia europea e mediterranea in chiave di pace.
La Sua azione,poi innescata nel CErisdi, voleva la Sicilia reinserita nel mediterraneo, portante un progetto di pace fondato su una condivisione della comune eredità abramitica e romana.

La prima costituita dalla comune visione monoteistica di un Dio anche Legislatore, di cui la stessa idea di romanità è compenetrata e la seconda che dà uno specifico criterio giuridico umano quindi relazionale e sociale a tutti i popoli che componevano, quali cittadini, l'impero di Adriano e di Settimio Severo.
La Sua azione si fonda su un presupposto essenziale: in attesa della riattribuzione della comune cittadinanza mediterranea dei fatti occorre riattribuire alle genti dell'area la dignità.

La dignità che significa conoscenza e fuoriuscita dal bisogno e quindi che comporta preliminarmente l'incontro fra le genti per capirne le diverse reciproche ragioni .
Attraverso la positiva azione di un diplomatico privo di passaporto diplomatico,
Raffaello Fellah, ebreo italiano cacciato assieme ai suoi confratelli dalla Libia ai tempi di Re Idris, porta, in pieno embargo, il Ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale libico a Filaga creando così le condizioni per il futuro reinserimento di quel paese nel contesto internazionale.

Non solo ma la proposta di un modello di crescita comune per le genti mediterranee, partendo dalla necessità di far uscire dalle zone d'ombra le persone più povere ,moralmente e materialmente,diviene un punto di riferimento, comunque autonomo ed originale, in diversi paesi dell'area; consentendo per esempio alla Tunisia di celebrare il cinquantennale dell'indipendenza con un grande risultato di progresso culturale, economico, sociale e scientifico fondato sulla tolleranza, sulla pari dignità e opportunità.
Gemmatura di un tale principio è la proposta del Leader Gheddafi di trovare una via di pace fra palestinesi ed ebrei attraverso la creazione di una federazione paritetica di stati dal nome ISRATIN, nonché la trasformazione del modello produttivo socialista in Libia in quello conseguente del capitalismo di massa.

Non più presente quel prete, il suo pensiero resta attuale: occorre che nel mediterraneo le future classi dirigenti,espressione della società civile,si conoscano reciprocamente e percorrendo un percorso scientifico comune diano vita a comuni ordini professionali e a comuni associazioni datoriali e sindacali.
Non è realistico pensare all'attivazione dell'area di libero scambio euromediterranea se non si crea un associazionismo professionale comune fondato sulla condivisione degli strumenti pattizi esistenti e sull'armonizzazione delle procedure e delle tecniche, mezzi tutti che non competono agli stati bensì alle diverse componenti della società civile.

L'obiettivo è fondare poi una struttura produttiva congiunta e integrata atta a sostenere la sfida della concorrenza globale che può essere solo vinta con l'efficienza e l'innovazione e non con i dazi protettivi che portano al disfacimento del mercato globale sul quale potremmo avere ancora qualcosa da dire.

Vincenzo Porcasi