UE: L’orgia del potere

Per non dimenticare

 

C’era una volta un Paese che adottò per primo nella storia del mondo una forma di  governo democratico:  il suo nome era  Atene.

Millenovecentosessantatre Ventisette Maggio, Salonicco, Grecia,

Lambrakis Grigoris, politico, medico e atleta rimane ferito nella piazza in cui si sta tenendo un comizio contro il governo di destra guidato da Kostantinos Karamanlis.

Il ventisette Maggio, dopo tre operazioni, Gregoris Lambrakis muore a seguito delle lesioni cerebrali.

Mikis Theodorakis guiderà un nuovo movimento nato alcuni giorni dalla sua morte “Movimento democratico Giovanile Grigoris Lambrakis”.

Nel millenovecentosessantasette il ventuno di Aprile, dopo vari governi di destra, temendo una sconfitta alle elezioni, Papadopulos, con l’aiuto instancabile della CIA, gioca la  carta tristemente vincente della dittatura dei colonnelli.

Dal millenovecentosessantasette al millenovecentosettantaquattro la Grecia è  sotto tale  dittatura.

Poco più di 40 anni fa.

 

A Creta nel 1975 si possono ritrovare sapori e odori dimenticati.

Candia, Nicolaos, Ierapetra.

Città antiche, stanze piene di fresche fragranze, letti bianchi che ci ospitano per la notte.

Evitiamo gli alberghi, ogni casa ha una stanza da mettere a nostra disposizione.

A Candia la mattina facciamo colazione nella yogurteria. Tavolini su cui piatti bianchi offrono yogurt appena confezionato. Un sapore di profondità marine, di cieli color cobalto.

Passeggiamo lungo il porticciolo, compriamo pomodori, feta e pane prima di andare al mare.

A volte sediamo al bar per un uzo liscio e fette di  cetriolo in piccole vaschette di vetro.        

Alfredo si rifiuta di mangiare un’altra sola fetta  di feta  minacciando il suicidio in mare,   ma è solo una giocosa lamentela. 

Antonio racconta di una cernia gigante, iniziando così  la caccia alla Grande Cernia dell’Egeo. Alfredo conia per lei la parola “rofò” o “orfò”.

Molti polpi verranno pescati.  E il rofò diventa subito  leggenda.

Lungo il tratto di mare  che  porta a Gavdos i delfini ballano intono al nostro caicco.

E sull’isolotto spoglio le capre  bagnano gli zoccoli in mare.

Restiamo lì per una notte, forzatamente: il padrone del caicco va a pescare per il resto del giorno. Ci verrà a prendere il giorno dopo. Al mattino ci laviamo, nudi nelle acque del mare.

Ci sentiamo semidei, il fondo è pieno di escrementi di capre. Le sentiamo sotto i piedi.

Su di un’altura incontriamo Minosse,  Cnosso e il minotauro. 

Tra quei resti ci sono i suoni, le voci,  i corpi giovanili di Teseo e Arianna. C’è il mito.

Accanto ad una casa in un luogo umbratile ci appare una fanciulla, il suo nome è Afrodite.

E’ molto bella,  Alfredo dice sorridendo  che se lei avesse avuto vent’anni se ne sarebbe innamorato  perché è impossibile non amare  Venere – Afrodite.

La Grecia, Creta, è il volto sorridente di quella bimba, il colore acceso del cielo, il profumo intimo e avvolgente del mare.

Non si può immaginare una Grecia devastata, ingrigita, senza Olimpo e senza i suoi mitologici dei.

 

 

Kostantino Costa Gavras dirige nel 1969,  a soli due anni dal golpe militare,  

“Z – l’orgia del potere”

raccontando di quel 23 maggio 1963 in cui Lambrakis fu assassinato. Un film duro, crudo, nervoso, pieno di compassione e dolore.  Un film politico, non addolcito mai da esercizi di retorica, impreziosito soltanto dall’enumerazione insensata di un catalogo di divieti.

La giunta militare, oltre alle normali libertà civili e  allo scioglimento dei partiti politici, proibì: 

“I capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoj, Mark Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa, Aragon, Trotskij, scioperare, le libertà sindacali, Lurcat, Eschilo, Aristofane, Ionesco, Sartre, i Beatles, Albee, Pinter, dire che Sofocle era omosessuale, l’ordine degli avvocati, imparare il russo, imparare il bulgaro, la libertà di stampa, l’enciclopedia internazionale, la sociologia, Beckett, Dostojevskij, Cechov, Gorki e tutti russi, il “chi è?”, la musica moderna, la musica popolare, la matematica moderna, i movimenti della pace, e la lettera  “Z “ che vuol dire “ è vivo” in greco antico”.

 

Nel duemilaquindici un ateniese, nato nell’anno in cui  la dittatura  ha fine, vince le elezioni politiche del suo paese: la Grecia.

Il suo nome è Alexis Tsipras e il suo partito Syrisa. Parla al popolo greco di orgoglio,  che il tempo dei sacrifici è finito, che i greci sono stati depredati, non solo dei loro piccoli e poveri averi, ma soprattutto dei loro diritti, della loro dignità, della loro storia, della loro democrazia.

Democrazia già tante volte rinnegata e tradita.

Alexis racconta storie di solidarietà, di rivoluzione pacifica, di sorgenti di acqua pura che ridarà linfa ad un paese desertificato.

Novello Lambrakis viene anch’egli sacrificato in nome di un diverso potere politico.

Non più rozzi colonnelli, non più destre manganellatrici, non più divieti inconsistenti.

C’è un’altra ben più subdola dittatura,  la Dittatura Finanziaria di un Capitalismo estremo, senza più rivali, che  ha a cuore un solo proposito: riportare la società ad un medioevo di ricchi padroni e di umili servi.

“Zeta” =  E’ vivo. 

 

Nonostante tutto il popolo Greco è ancora vivo.