Può un popolo la cui anima democratica è nata molto prima della nostra credere in un personaggio preistorico dal volto disumano che va urlando lungo le strade degli States?
Può un popolo nato dalla lotta di liberazione dall’oppressore, che ha sterminato e raso al suolo città e genti, deportando e torturando, può questo popolo rinnegare il passato e somigliare sempre un po’ di più a chi ha combattuto e vinto?
Oggi tutto sembra  possibile.
Le guerre una volta sparigliavano le carte e nascevano le destre distruttrici, oggi metà emisfero è in guerra e l’altra metà soccombe ad una crisi economica senza remissione.
Si riaccendono fiamme e  pensieri medioevali. Nascono   populismi repressivi e reazionari,  fondamantalismi religiosi e politici. Guerre tra  poveri,  battaglie intestine tra generazioni.
C’erano  una volta i partiti, c’era il confronto politico, la voglia di stare dentro le cose, lavorare e condividere. Poi la “partecipazione democratica” si è trasformata in  “individualismo”   e infine in  “sindrome di Zio Paperone“ :valgo per i soldi  che ho saputo accumulare non importa come,  e godo nel tuffarmi nel mio grosso conto corrente…
Un popolo la cui Costituzione Repubblicana è stata scritta dai più grandi cervelli della politica e dell’intelletto  nazionali poco a poco ha  dimenticato quei volti e quelle parole, ne ha negato la validità ed il talento perdendosi dietro miti piccolo- borghesi di improvvise ricchezze.
Chi ha soldi non ruba, si è sussurrato, non ne ha motivo… chi ha soldi trascina anche gli altri dentro il caveau  e apre le cassette di sicurezza per governare il Paese.
I migliori hanno tenuto il fiato sospeso a lungo, in apnea per decenni, aspettando che il sogno di cambiare il mondo divenisse realtà. Ma anche loro, persi i punti di riferimento di una politica capace di coinvolgere, di aggregare, di affratellare,  ridotti a pezzi  per la delusione e la rabbia, non si sono avveduti che stava accadendo qualcosa di irreparabile.
Il capitalismo dei mercati, delle imprese, delle espansioni   e dello sviluppo ha lasciato il posto al Capitalismo del Nulla, forte, inesorabile cinico, senza altro pensiero che  gestire il Potere : il Capitalismo Finanziario. Per poter crescere, diventare adulto questo Sistema Economico sostenuto dalle grandi multinazionali, dai più importanti  imperi bancari, dalle  multiformi compagnie finanziarie,  da quell’immenso, occulto mondo del danaro abitato da pochi, per poter crescere, diventare adulto ha dovuto inesorabilmente desertificare  gli spazi  inutili e improduttivi dello stato sociale per  restituirli ai Governi in una rinascita e una fioritura  di grandi privilegi  privati.
Questo  Sistema di Potere accumula tutte le risorse della Terra, per sfruttarle, come i contadini in autunno brucano a mano gli ulivi per raccoglierne i frutti.
Considera un colpevole spreco i principi democratici dello stato sociale che “assiste” invece di spingere all’azione. “Uno Stato assistenziale impigrisce gli animi, depaupera i Governi. La povertà toglie energia e imbruttisce il Mondo. La ricchezza dà la felicità.”
So che sto raccogliendo parole e pensieri triti e ritriti.
Lande di luoghi comuni, colline di pensieri qualunque, ma io non posso vietarmi di ricordare, il mondo quando era ancora vivo. Quando la gente riusciva a pensare, a lavorare, a vivere, a figliare, ad andare al mare, a  riunire gli amici per far festa.  Quando eravamo pronti per la lotta politica desiderosi di cambiare ciò che ci andava  stretto, e riuscivamo a farlo ridendo.
Quando i  governi erano nemici e si  manifestare per la propria dignità di esseri umani.
E a volte si moriva per questo.
Quando penso e  mi arrabbio per i danni arrecati alle popolazioni del mondo dal punto di vista politico -sociale – ambientale, rivedo immagini dolci, ricordo luoghi e uomini dell’anima.
Penso a Ernesto Che Guevara e a Fidel Castro che riuscirono a far vincere la vita contro l’idea
funesta e ferale di un paese di puttane, magnacci, mafie, roulette  e dittatori.
Penso a Zapata e Pancho Villa, ma penso anche ai napoletani delle 4 giornate che da soli hanno liberato la loro città, alle ragazze dalle gonne leggere sventolanti sulle ruote delle biciclette con le quali attraversavano le barriere umane dei soldati tedeschi per portar viveri e notizie ai loro uomini, partigiani sui monti. Penso a chi è stato fatto tacere, spegnendo l’urlo di verità che nasceva dalla consapevolezza e dal desiderio di giustizia. Saltati in aria, uccisi in imboscate, morti per il dolore di non avere più strumenti atti a salvare il proprio Paese.
Penso a chi ha colorato di puro genio la nostra vita, ma anche a chi ha salvato contadini e operai dalla schiavitù del Padrone.
Allora era tutto più facile, tutto più definito e chiaro. C’eravamo noi e di fronte i nostri nemici.
Le battaglie si facevano a volto scoperto, assaltando i luoghi da abbattere, urlando e cantando.
Oggi il Potere agita false bandiere, le nostre, il Potere piange sterili lacrime sul corpo di chi è morto per  combatterlo.
Il Potere si nutre delle sofferenze degli ultimi della terra, dei bambini arruolati dal Terrorismo,
e di quelli violati dal Mercato. Il Potere crea e distrugge, rinnovando il miracolo della Trinità :
sopra ogni cosa la Finanza, a destra il Mercato, a sinistra lo Sfruttamento delle ricchezze del  Pianeta.
Un film mi ha portato a riflettere su tutto questo. Una storia così esemplare da risultare  didascalica. Un’opera brechtiana  che  apre sciabolate di luce sulla verità.
“Quemada” di Gillo Pontecorvo, opera del 1969.
Anno della guerra in Vietnam, della strage di Piazza Fontana, del Maggio francese,  della nascita del terrorismo in Italia. Anno della presa di coscienza. Anno della crescita individuale da adolescenti in adulti.

Quemada è un film politico, non perché parli di Rivoluzione, di lotta per la libertà, ma perché spiega i meccanismi sempre in atto da parte del  Potere per raggiungere gli obiettivi, anche quelli più nefasti.
In apparenza si tratta del commercio di canna da zucchero da parte del  dominatore portoghese dell’isola di Quemada nell’arcipelago delle Antille. In apparenza un funzionario della Marina della Regina Vittoria sbarca nell’isola per comprare zucchero.
William Walker interpretato da un immenso Marlo Brando, il cui talento in questo film raggiunge vette inarrivabili, si occupa di relazioni commerciali tra i due Paesi.
Ma il fine ultimo è quello di impossessarsi di Quemada da parte dell’Inghilterra, in modo indolore,
facendo muovere le pedine del gioco degli scacchi, senza apparire, restando dietro le quinte.
William Walker è una persona colta, raffinata, amichevole con la ricca borghesia dell’isola che sogna l’indipendenza. Appoggia  larvatamente la loro causa, aiutandoli a compiere un colpo di stato. E’ tutto già scritto in un  piano quinquennale mentale, in cui è segnato in rosso sangue anche lo sfruttamento degli schiavi in chiave rivoluzionaria. E’ lui a scegliere e creare l’eroe che porterà la popolazione a ribellarsi e combattere.
Tutto già segnato e sottolineato dal Potere Coloniale Inglese che prenderà il posto del Portogallo nello sfruttamento dello zucchero delle Antille.
Il film si muove, scena dopo scena, intorno al personaggio di Brando. Lui considera la sua azione come un semplice lavoro, in cui non mette l’anima ma solo la sua agile  mente. Eppure si ritrova a giustificare e a considerare giusta la lotta per la libertà di  Josè Dolores, il rivoluzionario da lui creato. Sa in fondo al suo essere che ci sono ragioni e ideali che fanno di un uomo una persona, sa che sta tradendo e derubando la vita di chi si è fidato di lui.
E’ il simbolo amletico del dubbio, della resa, del tradimento. Quando alla fine l’idea rivoluzionaria  rinasce in un uomo che lo pugnala mentre sta andando via  William Walker appare pacificato: qualcosa del suo cinico piano è fallito. C’è ancora speranza nell’uomo e nella sua ricerca della libertà.
Diventano  più chiare così le ragioni della crisi del 2008.
Siamo stati accartocciati e imballati in un grande  imbroglio.
Non ne conosciamo  l’artefice, il facitore.
Qualcuno che  ha sempre considerato con disprezzo  le conquiste legittime, democraticamente raggiunte da chi lavora con le mani e con il cervello, da chi crea cose e idee… da  chi fa di questo Pianeta un luogo abitabile.
Qualcuno che ritiene che si siano estorti troppi privilegi in anni di battaglie politiche in nome dei diritti umani, sociali e ambientali. Flora e Fauna come  rigeneratori del Mondo. Idee che hanno svilito e indebolito la Classe Padronale che accumulando danaro è la sola che conta.

Mi chiedo “Ci sarà prima o poi qualcuno che accoltellerà William Walker?”
Io me lo auguro.