Chi l’avrebbe mai detto?!  La prima della classe fra gli accolti nell’Unione Europea nel 2004 e indubbiamente fra gli stati nati dalla dissoluzione della Jugoslavia,  la repubblica dal più alto tasso di sviluppo economico e di standard democratici al momento dell’ingresso nella comunità e la più osservante finora delle sue regole e delibere,  da più di due anni per altro governata da una coalizione di centro-sinistra – attenzione! – non di destra, annuncia guerra senza quartiere all’immigrazione clandestina e chiusura delle frontiere a nuovi flussi di profughi, in transito verso nord o richiedenti l’asilo in Slovenia, nel momento in cui non si sentisse più in grado di gestirne il passaggio e l’accoglienza, ovvero fossero in troppi a voler o dover restare da noi per eventuali stop da parte austriaca e tedesca.

 

 

Il provvedimento non poteva non sollevare, fin da subito, ma con vigore particolare dopo l’approvazione in sede di governo, perplessità e sdegno fra le organizzazioni non governative e umanitarie, e non di meno, fra gli esperti di diritto costituzionale e internazionale che lo vedono in netta collisione tanto con la Costituzione nazionale quanto con le convenzioni internazionali poste a difesa dei diritti di chi emigra in cerca di nuove patrie.

Dall’estero rilevanti le prese si posizione del segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjorn Jagland,  e di Amnesty International, entrambi di preoccupazione e monito. James Hathaway,  americano, autorità mondiale nel campo del diritto delle migrazioni, docente all’Università del Michigan, definisce l’agire sloveno qualcosa di “disgustoso da condannare senza riserve”. Dal canto suo, il commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani, Nils Muižieks ha invitato, con una missiva al presidente della Camera di stato Milan Brglez, i parlamentari sloveni a votare contro. Il ministro agli interni, signora Vesna Gyorkos Žnidar, si e’ imbestialita: “Inammissibile questa pressione sul nostro parlamento!”.

Dalla Commissione e dal Parlamento europei ancora nessuna voce autorevole, ma il commissario alle migrazioni, Dimitris Avramopoulos, dovrà pur dir qualcosa, ora che la decisione slovena e’ presa. Si, la nuova legge e’ passata anche alla Camera di stato con 47 voti a favore e 18 contro, in virtù di un occasionale fidanzamento fra il primo partito della maggioranza, quello del Centro moderno, e l’opposizione di destra.

Vero è che Bruxelles non può nascondere per lo meno l’imbarazzo se non la vergogna per come ha gestito lo scorso anno e lo sta gestendo tuttora, il dramma dei profughi prevalentemente dalla Siria e dalle altre realtà di guerra e miseria del Medio Oriente e dell’Africa, ammassati sulle coste europee (Grecia e Italia), oppure a milioni ancora nelle tendopoli in Turchia. Intenzionati costoro, nella stragrande maggioranza, a cogliere la prima opportunità di viaggio verso le più ambite destinazioni europee, Germania in primis, da raggiungere anche a piedi, se necessario, e scavalcando qualsiasi recitazione, spinata o meno, tenti loro di fermarli.

La politica delle quote di ricollocamento fra i paesi membri ha fatto flop dopo il NO di Ungheria e degli altri tre di Višegrad, – Polonia, Cechia e Slovacchia –  l’Austria preannuncia un ridimensionamento dei “posti di asilo” pronta a concedere, tagli di disponibilità, rispetto a quanto professava solo un anno fa, anche dalla cancelliere tedesca Angela Merkel. L’unica cosa ancora in piedi, ma non si sa’ fino a quando considerati gli strali antieuropei che Erdogan lancia ogni tanto da Ancara, soprattutto dopo le critiche nei suoi confronti per la politica repressiva e lesiva dei diritti umani scatenata all’indomani del fallito colpo di stato, l’accordo con La Turchia, costato per altro non pochi miliardi di euro, di mantenere e assistere sul territorio turco i rifugiati dalle vicine zone di guerra.

 

 

Insomma, ognuno fa come meglio crede e così, anche il governo sloveno spiega il varo della contestata legge. “Sono convinto – dichiara il premier Miro Cerar – che ne’ il diritto internazionale, ne’ la costituzione possano costringerci all’impossibile, ovvero che nessuna convenzione internazionale o costituzione si possano interpretare così, da minacciare i diritti umani e la sicurezza, tanto dei cittadini sloveni quanto dei migranti. Senza questa precauzione rischieremmo il collasso”. Ricorda che lo scorso anno, seguendo la rotta balcanica, sono transitati per la Slovenia oltre mezzo milione di profughi che le autorità ufficiali e le organizzazioni umanitarie hanno dovuto identificare, controllare, registrare, assistere e accompagnare nella stragrande maggioranza al confine austriaco o dar loro, per alcune centinaia di casi, asilo.

“Non vogliamo ripetere questa difficile esperienza – si giustifica Cerar – soprattutto rischiare di finire come sacco di ammasso di tutta quella gente, qualora la Turchia riaprisse i confini e si ripristinasse la rotta balcanica, che l’Austria si rifiutasse di accogliere. Vogliamo esser in grado di dire NO anche noi e poterla rispedire indietro”. Spiega poi che il provvedimento non è così disumano come si vuol far credere, che non dispone divieti per minorenni non accompagnati, anziani, ammalati e provenienti dai territori di tortura e che sarà attivato soltanto in casi estremi e con il SI del parlamento.

Gli replicano, i contestatori, che collide comunque con tutta una serie di articoli e paragrafi delle preposte convenzioni internazionali, tipo il diritto al ricorso, al trattamento individuale, o il divieto di deportazione collettiva. Non meno pericoloso poi il rischio dell’effetto domino. Respinta in tronco dal premier la disponibilità del Consiglio d’Europa a seguire con i propri esperti l’iter del disegno legge e ritoccarlo nei punti problematici:
“No, grazie! – risponde Cerar, che e’ per altro dottore di diritto costituzionale, non insegnante di economia domestica – Vedremo da soli di non violare ne’  la costituzione, ne’ le convenzioni internazionali.”

Gli unici due nomi importanti della maggioranza che hanno cercato in qualche modo di fermare o per lo meno rallentare l’approvazione del provvedimento per dibatterlo meglio, il ministro alla giustizia, Goran Klemenčič, l’unico a non aver dato il proprio SI al governo, e il già citato presidente del Parlamento, Brglez, che si era impegnato a emendarlo prima di metterlo ai voti. Numero 2 del Partito del centro moderno, al fianco di Miro Cerar, Brglez ha spiegato il suo NO:”Gli emendamenti che avrebbero dato al provvedimento consistenza costituzionale non sono passati, altrettanto dicasi rispetto agli impegni internazionali da noi sottoscritti, e a violare la Costituzione, le convenzioni internazionali, i diritti umani, non ci sto proprio!”

Dal canto suo, il presidente della Repubblica, Borut Pahor, che per renderla operativa, la legge dovrà firmarla, ahimè, le si è posto a difesa indipendentemente dal testo finale. “Comprendo gli appunti provenienti da Strasburgo, ma anche loro devono capire la nostra posizione e le nostre preoccupazioni.”Eh sì, quest’anno si ricandida alla prima poltrona dello stato e sa’ bene come la pensa il popolo. Il fermo-profughi è sostenuto dai tre quarti dell’opinione pubblica. Che sia, come scrive uno degli editorialisti del quotidiano a maggior tiratura, il Delo, buon conoscitore delle vicende medio orientali, Boštjan Videmšek, una “legge della paranoia e del razzismo”, pare non far star male nessuno dei suoi sostenitori. Neanche tra i cattolici rappresentati in parlamento da Nuova Slovenia, che pur sentono il papa e i suoi richiami ad accogliere i migranti e profughi come fratelli.

Insomma, salvo Brglez e altri tre colleghi, il gruppo parlamentare del Centro moderno e la destra nazionalista e xenofoba hanno fatto combine e varato la vergognosa legge. A darle contro o a non pronunciarsi il resto della maggioranza, ovvero i socialdemocratici e il partito dei pensionati, l’opposizione di sinistra e alcuni parlamentari indipendenti.

Miserabile a momenti la discussione in aula. Da soffrire a sentire alcuni interventi. Che un fascista vada a dichiarare: “Se devo scegliere fra i diritti umani di un mio connazionale e quelli di un profugo, allora scelgo i primi!” mi risuona normale, ma che una tale semplicismo lo si senta dagli scanni del centro-sinistra fa rabbrividire.

Ecco, non resta che sperare ora, come ultimo baluardo contro questa vergogna umana e politica, nella Corte costituzionale al cui giudizio il tutore nazionale dei diritti umani, signora Vlasta Nussdorfer, ha già annunciato di voler ricorrere.

E siamo così i primi a varare in Europa un provvedimento di questo tipo. Faremo indubbiamente scuola. E che scuola!

“Stiamo lanciando un importante segnale all’intera Europa – si è vantato Marko Ferluga, uno dei miei due concittadini a Lubiana, fra i fedelissimi di Cerar. Ed effettivamente, avere il coraggio di violare consapevolmente una o più convenzioni internazionali, dopo esser stati ammoniti a non farlo, non è cosa da poco.

Ma attenti – Marko e soci – chi non rispetta il diritto internazionale non può pretendere che lo facciano gli altri. E’ questione di qualche mese la sentenza del Tribunale arbitrale dell’Aia sul percorso definitivo della frontiera sloveno-croata in terra e mare. La Croazia, pur firmataria dell’accordo di merito, che le concedeva l’ingresso nell’Unione europea, divenuta membro a pieno titolo, ha fatto marcia indietro sconfessando l’arbitrato e annunciando di non sentirsi vincolata alle sue decisioni. La Slovenia e la Commissione europea, che questa via di soluzione della pluriennale vertenza frontaliera fra i due paesi l’ha sponsorizzata, insistono perché la sentenza che sarà emessa, sia rispettata.

E difatti, per quanto faccia ancora la schizzinosa, Zagabria prima o poi dovrà prenderne atto. Sarà il confine riconosciuto dall’UE e dalla comunità internazionale, sempreché’ noi non si dia l’esempio di come ci si possa comportare anche diversamente e rimanere illesi.

Aurelio Juri, ex parlamentare sloveno ed europeo, Capodistria, Slovenia