(Libertà e libero arbitrio: sei proprio sicuro di possederli ancora?)

testo di Adelio Schieroni, illustrazioni di Valeria Bo

 

Il 9 Novembre 2013 si svolse a Pietrasanta (LU) la conferenza esibizione “Arte Quantistica, Scienza e Realtà Aumentata: sinergie d’innovazione”, evento1 che ha ricevuto una Medaglia d’Oro2 quale Premio del Presidente della Repubblica. In questo contesto presentai una relazione dal titolo “Ma quale arte?” in cui analizzavo come le nostre scelte, anche nel campo artistico, fossero inconsapevolmente condizionate da meccanismi subdoli sottesi all’utilizzo della rete internet e delle tecnologie multimediali. In quel contesto mi riferivo all’inserimento dei relativamente nuovi algoritmi di aggregazione (i cosiddetti filtri) delle informazioni utilizzati da Google per effettuare le ricerche sempre più velocemente e sempre più confacenti alle nostre aspettative di risultato, filtri così pratici ma al tempo stesso così carichi di pericolose inferenze sul nostro modo di acquisire conoscenze.

Sono trascorsi molti anni da allora e la situazione si è andata sempre maggiormente affinando. I dati che ci caratterizzano, raccolti dai vari fornitori di servizi, sono sempre più approfonditi e significativi. Siamo intrappolati in un invisibile e inquietante bolla cognitiva che distorce il nostro modo di apprendere, conoscere e informarci, fino a stravolgere la formazione dei nostri pensieri, dell’opinione pubblica e il funzionamento della democrazia stessa.

Eli Parisier, attivista e imprenditore focalizzato su come rendere la tecnologia e i media al servizio della democrazia, nel suo libro “Il Filtro. Quello che internet ci nasconde 3”descrisse accuratamente questi meccanismi facendo notare che Google usa decine e decine di indicatori — dal luogo in cui siamo al browser che stiamo usando, fino al tipo di ricerche che abbiamo fatto in precedenza — per cercare di capire chi siamo e che genere di siti ci piacerebbe visitare. Di solito si pensa che facendo una ricerca su Google tutti ottengano gli stessi risultati, ma dal dicembre 2009 non è più così: vediamo i risultati che secondo specifici algoritmi di classificazione sono più adatti a noi, mentre altre persone vedono cose completamente diverse. In poche parole, Google non è più uguale per tutti.

Citiamo:

Adesso che Google è personalizzato, la ricerca di «cellule staminali» probabilmente darà risultati diametralmente opposti agli scienziati che sono favorevoli alla ricerca sulle staminali e a quelli che sono contrari. Scrivendo «prove del cambiamento climatico», un ambientalista e il dirigente di una compagnia petrolifera troveranno risposte contrastanti. A quanto risulta dai sondaggi, la maggior parte di noi crede che i motori di ricerca siano neutrali. Ma presumibilmente lo pensiamo perché sono sempre più impostati per assecondare le nostre idee. Lo schermo del nostro computer è uno specchio che riflette i nostri interessi perché gli analisti degli algoritmi osservano tutto quello che clicchiamo.

La corsa a raccogliere la maggior quantità possibile di dati personali su cui customizzare la nostra esperienza online è diventata conseguentemente una guerra che i giganti di internet stanno combattendo senza tregua. Dietro le quinte, una schiera sempre più folta di società di raccolta dati sta mappando le nostre informazioni personali4 per venderle agli inserzionisti. Il risultato: ognuno vive la propria vita in un mondo fatto a misura di marketing che finisce per diventare costrittivo, ciò che Eli Pariser chiama la «bolla dei filtri».

La democrazia richiede che i cittadini vedano le cose dal punto di vista gli uni degli altri, e invece siamo sempre più chiusi, ognuno nella propria bolla. La democrazia richiede proprio la conoscenza comune dei fatti, e invece ci vengono offerti universi paralleli ma separati.

Il mio disagio ha assunto una forma concreta quando mi sono accorto che i miei amici conservatori erano spariti dalla mia homepage di Facebook. Politicamente pendo più a sinistra, ma mi piace sapere quello che pensano i conservatori, e ho fatto di tutto per stringere amicizia con alcuni di loro e aggiungerli alle mie reti di Facebook. Volevo vedere quali link suggerivano, leggere i loro commenti e imparare qualcosa da loro.

Ma i loro link non comparivano mai tra le mie top news. A quanto sembrava, Facebook faceva dei calcoli e si era accorto che continuavo a cliccare i link dei miei amici progressisti più di quelli dei miei amici conservatori, e quelli degli ultimi video di Lady Gaga più di tutti. Quindi niente link conservatori per me.

I filtri di nuova generazione stabiliscono le cose che ci piacciono — in base a quello che facciamo o che interessa a persone simili a noi — e poi estrapolano le informazioni. Sono in grado di fare previsioni, di creare e affinare continuamente una teoria su chi siamo, che cosa faremo e che cosa desideriamo essere e/o possedere. Nell’insieme, creano un universo di informazioni specifico per ciascuno di noi, una «bolla dei filtri» appunto, che altera il modo in cui entriamo in contatto con le idee e le informazioni.

La bolla dei filtri sottende tre nuove dinamiche.

1.      Al suo interno siamo soli. In un’epoca in cui le informazioni condivise sono alla base di esperienze condivise, la bolla dei filtri è una forza centrifuga che ci divide.

2.      La bolla è invisibile. Dato che non abbiamo scelto noi i criteri con cui i siti filtrano le informazioni in entrata e in uscita, siamo portati a immaginare che quelle che ci arrivano attraverso la bolla siano obiettive e neutrali. Ma non è così. In realtà, dall’interno della bolla è quasi impossibile accorgersi di quanto siano subdolamente mirate.

3.      Non scegliamo noi di entrare nella bolla. Quando guardiamo Rai 1 o leggiamo Il Giorno, abbiamo già deciso che tipo di filtro vogliamo usare per interpretare il mondo attivamente consapevoli che le opinioni dei redattori condizioneranno la nostra percezione del mondo. Invece nel caso dei filtri personalizzati non facciamo lo stesso tipo di scelta. Sono loro a venire da noi e, dato che traggono profitto dai siti web che li usano, sarà sempre più difficile evitarli.

La personalizzazione si basa su un accordo economico. In cambio del servizio che offrono i filtri, regaliamo alle grandi aziende un’enorme quantità di dati sulla nostra vita privata. E queste aziende diventano ogni giorno più brave a usarli per prendere e farci prendere decisioni.

Quando entriamo in una bolla dei filtri, permettiamo di fatto alle aziende che la costruiscono di scegliere per noi quali alternative possiamo prendere in considerazione. Ci illudiamo di essere padroni del nostro destino, ma la personalizzazione può produrre una sorta di determinismo dell’informazione, in cui quello che abbiamo cliccato in passato determina quello che vedremo in futuro, una storia destinata a ripetersi all’infinito. Rischiamo di restare bloccati in un mondo su misura in cui ogni aspetto del quale corrisponde perfettamente ai nostri gusti. È un mondo rassicurante, popolato dalle nostre persone, cose e idee preferite. Se non clicchiamo mai sugli articoli che parlano di sport, di religione o del mondo oltre i confini del nostro paese, queste cose semplicemente scompaiono. Non ci annoiano più. Non ci infastidiscono più. I nostri mezzi di informazione riflettono alla perfezione i nostri interessi e desideri.

 

Per definizione, è una prospettiva molto piacevole, il ritorno a un universo tolemaico in cui il sole e tutte le altre cose girano intorno a noi. Ma ha un prezzo altissimo: personalizzando tutto, rischiamo di perdere di vista il contraddittorio, la realtà dialettica e ci convinciamo sempre più che tutti la pensino come noi …culturalmente daltonici, a nostra insaputa. Tutto ciò è pericoloso, fuorviante e terribilmente acritico.

 

Ecco perché vi voglio raccontare una storia: la Fiaba del Re giardiniere 5 .

C’era una volta, tanto tempo fa, un vecchio re che viveva nel suo castello …chissà perché le favole iniziano tutte così? Eppure, si tratta solo di finzione, niente di quello che si va raccontando risponde a verità e nessun personaggio è mai esistito. Tutti i riferimenti che un lettore (o ascoltatore) potrà fare sono solo il frutto di un suo sillogismo mentale, nulla più.

C’era una volta, dicevamo, un anziano re che viveva solo nel suo castello.

Egli non aveva eredi a cui lasciare i propri possedimenti e questo lo rattristava, ma la cosa che maggiormente recava sconforto al suo debole cuore era il fatto che, dopo la sua dipartita, nessuno avrebbe più avuto cura del suo giardino.

 

Questo re regnava da buon padre di famiglia, era un poco disordinato nelle sue cose, questo sì, però ci metteva tutta l’anima per arricchire di nuove varietà botaniche il Palazzo ed ogni anche piccolo fazzoletto di terra.

Nel regno di ….., così si chiamava, la primavera era la stagione più attesa. Il re, i cortigiani, le dame e persino i servi erano come rapiti dal meraviglioso, anche se leggermente caotico, insorgere della vita.

I fiori con i loro vividi colori ed i loro conturbanti profumi rendevano di buon umore persino i Consiglieri di Corte, brava gente, ma dallo scarso sorriso.

Il re, ahimè, diveniva sempre più vecchio; le sue giornate si accorciavano inesorabilmente sempre di più.

Decise allora di organizzare un torneo.

I banditori di corte, preceduti dal tamburino, girarono per tutte le strade del contado al fine di annunciare la felice novella: chi avesse vinto in tutte le gare della tenzone, risultando il cavaliere più bravo del reame, avrebbe acquisito il diritto a succedere al re nel governo del regno.

Inutile dire che tutti i più valenti cavalieri si presentarono alla gara. Le dame erano tutte concitate. Il popolo fremeva.

Le gare, secondo il più classico stile cavalleresco, fecero gioire tutti per giorni e giorni, finché Lui vinse.

Era giovane, forte, ma aveva anche grazia e distinzione di modi. Era proprio un degno successore dell’anziano monarca che, finalmente rincuorato dall’avere trovato un proprio successore, volle aspettare ancora una primavera poi dipartì per sempre.

Anche il giovane re amava i fiori.

Curava il giardino e tutti i suoi sudditi con eguale amorevole attenzione.

Egli era, a differenza del suo predecessore, ben ordinato e questo sua attitudine, a poco a poco, si andò manifestando anche nelle sue opere. Egli però, aveva un piccolo problema: era daltonico. Non che la cosa lo infastidisse più di tanto, ma certamente questa lieve menomazione lo condizionava un poco.

Non era un fatto conscio, ma egli necessitava, per gustare al meglio quanto poteva distinguere dei colori, di fiori rossi, rose scarlatte, garofani dai mille ricami, papaveri, e così via. Anche nei frutti questa sua forzata inclinazione lo spingeva a preferire le fragole alle albicocche, i mirtilli alle prugne, le mele alle pere. E così, man mano che passavano gli anni, la primavera nel reame si trasformò da multicolore a fiammeggiante.

Certo era bellissimo osservare da lontano quella macchia di colore, ma i comuni cavalieri ben vedevano su tutta la gamma cromatica ed anche i Consiglieri di Corte, brava gente, ma dallo scarso sorriso, erano un pochino annoiati da ciò.

Un giorno, però, accadde una cosa molto singolare. Il parroco vociferò, poi, che si fosse trattato di un miracolo; il farmacista disse che era stata la sua cura ricostituente; il re che era stata quella gran botta in testa!

In effetti egli era uscito con il suo leggiadro destriero a far fare una gran bella corsa alla sua muta di vivaci cani da tartufi.

Era in mezzo ad un folto boschetto quando il cavallo, forse spaventato dalla inaspettata vista di un serpentello, scartò di colpo facendo sbilanciare il re dalla sella.

 

Disgrazia volle che, essendo assai piovuto nei giorni antecedenti al fatto, il terreno fosse particolarmente scivoloso. Il destriero perse l’equilibrio quel tanto che bastò per disarcionare il forte re che, cadendo, colpì con la fronte una nodosa radice.

Vassalli e Cavalieri prontamente lo soccorsero, ma egli era svenuto e solo parecchie ore dopo riuscì a rinvenire.

Era nel suo letto graziosamente avvolto da un lenzuolo di seta magistralmente tinta, d’un rosso fuoco che mandava riflessi in ogni dove, quando si svegliò.

Dapprima non se ne rese nemmeno conto, ma più le forze gli ritempravano il fisico più notava una diversità: egli ora poteva distinguere tutti i colori dell’universo. Un arcobaleno di sensazioni gli si aprì davanti ed egli capì!

 

       

Ora, quando in primavera la vita con generoso slancio torna a rallegrare i cuori degli umani, dopo il lento inverno, mille colori irraggiano l’ambiente.

Il giardino è tornato a rifiorire nel suo splendore, anche se il re, nella sua lungimiranza, ha voluto riservare abbondanti aiuole tutte esclusivamente rosse: a memoria della gioia che gli avevano dato quando, la tiranna malattia, lo costringeva a poter gioire solo grazie a quel colore!

 

Adesso chiudete gli occhi e ricostruite mentalmente la trama della storia che vi ho appena raccontato, solo che nel farlo dovete sostituire “giardino” con “conoscenza”… e “amore per i fiori” con… quello che volete, in base alle sensazioni che spero si siano presentate al vostro cuore.

A quanto sin qui illustrato mi sia consentito aggiungere, per concludere, le sintetiche osservazioni che ho riportato a seguire, al fine di potervi offrire un modello interpretativo più articolato. Sono spunti di riflessione nella speranza di riuscire ad estendere la comprensione e la consapevolezza su come filtri, bolle e inconsci condizionamenti possano de facto limitare, se non addirittura toglierci, la possibilità di essere liberi nelle nostre scelte ed inferire – proprio come si asseriva all’inizio di questo testo – sul concetto6 stesso di democrazia.

  • Il libero arbitrio7 è un concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona ha la facoltà di scegliere gli scopi del proprio agire e pensare, tipicamente perseguiti tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta o decisione ha origine nella persona stessa e non in forze esterne.

 

  • La teoria della spirale del silenzio8, proposta nel 1984 dalla sociologa Elisabeth Noelle-Neumann, sostiene che le persone hanno sempre un’opinione su quale la tendenza della maggioranza in merito a uno specifico tema e, dato che subiscono la paura dell’isolamento, nel caso in cui si trovino ad avere un’opinione difforme da quella della maggioranza preferiscono tacere la propria.
  • Elisabeth Noelle-Neumann evidenzia il fatto che le opinioni che i mass media trascurano subiscono, nella mente delle persone, un processo di svalutazione e di vergogna ad essere espresse. 
  • Gianni Canova, rettore dell’Università Iulm di Milano, parlando della “competenza” ha scritto9 nell’ottobre 2019: “Un tempo era un valore. Chi sapeva di non possederla ambiva a conquistarla. E chi l’aveva la ostentava come un titolo di vanto, come un trofeo. Oggi è esattamente l’opposto. Da valore prestigioso, la competenza è diventata un disvalore. Tutt’al più un optional. Senza più quel crisma di necessità che ha avuto per tanti anni e per tante generazioni. Il competente è guardato con sospetto. Viene immediatamente visto come affiliato a una casta. Come un noioso. Come un ostacolo vivente al presunto diritto di chiunque di dire qualsiasi cosa su qualsivoglia argomento.”

 

Coloro cui sfugge completamente l’idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)

 

Note:

1 organizzato da Ego-creaNET, ADAM, Associazione Scientifica FataTeam, Famiglia Artistica Milanese, First Channel Network, quARte, See S.r.l. – Spin Off LRE Università di Firenze, con il patrocinio della Regione Toscana

2 https://www.egocrea.net/arte-quantistica-scienza-e-realta-aumentata-sinergie-dinnovazione/

3 https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-filtro/

4 Ecco cosa conosce di noi Google: https://myactivity.google.com/myactivity

5 http://www.seeandlisten.it/fiabe/re-giardiniere/index.html

6 “concetto” dal latino concipĕre = cum-capĕre, comprehendĕre

7  https://it.wikipedia.org/wiki/Libero_arbitrio

8 https://www.pensierocritico.eu/spirale-del-silenzio.html

9 https://www.linkiesta.it/2019/10/ignorantocrazia-gianni-canova/

 

Valeria Bo: sono una illustratrice freelance. Dal 2001 collaboro con diverse agenzie pubblicitarie, mentre nel privato porto avanti un progetto grafico dal titolo “Viola & Næro”: una serie di racconti illustrati che prende il nome dai due protagonisti. Presentati in diverse edizioni di Lucca Comics & Games, hanno riscosso un notevole successo di pubblico. Le illustrazioni qui riprodotte sono state appositamente disegnate per La Fiaba del Re Giardiniere, scritta da Adelio Schieroni, ed inserita nell’ambito delle attività di studio e di ricerca applicata del Progetto di Comunicazione Globale © ideato nel 1996 da See s.r.l. 10 Società Spin Off Laboratorio di Ricerca Educativa 11 dell’Università degli Studi di Firenze (diretto dal prof. Paolo Manzelli – presidente EgoCreaNet) e dall’Associazione Scientifica per l’utilizzo interdisciplinare delle tecnologie multimediali “Fatateam”.