Vivere a lungo è una grande conquista, afferma Marco Lo Conte, sul n. 371 di Plus supplemento del Sole24ore, ma vivere male è indice di uno sviluppo interrotto. Ce lo ricorda il “Better life Index”, elaborato dall’ OCSE per misurare in modo composito la qualità della vita dei Paesi aderenti, attraverso il monitoraggio di 11 gruppi di parametri, dall’abitazione al reddito, alla salute, all’educazione.

La ricerca di un “Better life Index” o meglio di un “Human Development Index” contrapposto al “Prodotto Interno Lordo” è ciò che contraddistingue il volume “The other side of the coin”.

 

The phycological implication of Microcredit, recentemente pubblicato da  “Inc. New York”, curato magistralmente da Luisa Brunori e Malcom Pines e preparato dal Premio Nobel Muhammad Yunus, che vede anche l’apporto di brillanti ricercatori quali Chiara Blue, Alba Didem Ozonaran, Giorgia Bonaga e Md Shamimur Rahman.

Tale ricerca non è destinata all’elaborazione di una nuova teoria universalistica, ma paradigmamente vocata a trovare idonee soluzioni anche di genere nell’antica e mai risolta questione del riscatto dei miserrimi, quale che possa essere la ragione in questo senso ideologica e quindi programmatica del degrado fino a trovarsi ultimi fra gli ultimi.

La chiave di volta del sistema analizzato è lo strumento del microcredito e della microfinanza, attraverso la lettura data dagli autori eminentemente esperti nel campo della psicologia dei gruppi.

Infatti, nel ripercorrere la storia del microcredito nell’esperienza iniziale del Bangladesh si nota che si passa dall’iniziale affidamento one to one, capace di rendere il bracciante agricolo occasionale, ultimo frutto del latifondo a cultura estensiva, erede della servitù della gleba di europea memoria, autonomo sul piano della nuova indotta capacità di autogenerarsi reddito, mediante l’attribuzione di un capitale finanziario piccolo, ma sufficiente a dare sostanza ad un’idea-progetto individuale, garantita non da “assets” collaterali a garanzia, bensì dalla determinazione individuale a ottenere un risultato, con la forza della propria volontà, fondata sulla capacità questa volta di genere per la gran parte, come gli autori sottolineano, di una donna industriosa che deve mantenere marito e figli, per trovare ristoro anche a se stessa.

Efficacissimo il metodo contro la diffusa bulimia occidentale, sostituire la fame anche atavica e strutturale con una propria “mission”. La mission obnibila l’appetito, restituendo equilibrio al corpo e allo spirito.

Il Prof. Yunus, che per recarsi all’Università di Chittagong dove insegnava, doveva a piedi attraversare un villaggio prevalentemente composto da soggetti socialmente esclusi, dalla cosiddetta “inner poverty” in condizione clinica quindi, di soggetti depressi che non vedono via di uscita, dal momento che alcuno non riconosce un valore nel soggetto, che il soggetto non riesce ad attribuirsi un valore in termini di funzioni e ruoli socialmente utili e pertanto tale soggetto si crogiola nella sua incapacità valoriale in entrata e in uscita.

La tecnica della Grameen Bank, capace di avere fiducia “totale” nel soggetto, dandogli credito, regala autostima al soggetto. Se qualcuno crede in me, io posso – inducendo così in lui autostima che poi evolve in forza di volontà creativa.

Il limite dell’economia collettiva, fondata sul centralismo democratico e sull’azione dirigente del Gosplan fu proprio questo; la persona è un non valore e quindi essa non è in gradi di offrire valori e quindi sia il collettivo ad esprimersi, che però non esiste in sé, se non nella forma delle persone che lo compongono ciascuno però privo di identità socialmente motivante, da qui la crisi soprattutto nel settore primario, sul quale peraltro si era abbattuta con una violenza senza pari la repressione staliniana che aveva scompaginato il ceto dei contadini.

Immaginando che, i restanti braccianti per scienza infusa o per mestiere imparato attraverso l’emulazione o l’imitazione, potessero fare da soli.

Ma l’affidabilità calcolata di Yunus è fondata su un’idea-forza progetto elaborata da un soggetto capace di meritare l’equivalente dell’espressione contenuta nel dollaro statunitense “In God we trust”, dove trust è credere in qualcuno, avere forte fiducia nel programma stabilito e quindi nella proposta ideologica fatta.

Ma se allora ciascun soggetto è capace di elaborare idee-forza credibili e realizzabili e allora sulla base delle priorità scaturenti dai problemi da risolvere, la comunità può con-chiudere e approvare e garantire le idee progetto per poi finalmente realizzarle, principiando il cammino di quella accelerazione capitalistica che può diventare capitalismo puro oppure economia della redistribuzione e della solidarietà, sia nella chiave della mitbestimmung germanicache in quella islamica della eventuale partecipazione alle perdite, con la conseguente mancata restituzione del finanziamento ricevuto, o quanto meno con la rinegoziazione delle condizioni di ammortamento.

Ovviamente, conclude il suo saggio la Brunori, l’affidabilità riscontrata attraverso l’azione della Grameen, diventa anche un fenomeno di rilevanza sociale, stante il fatto che alcuno nella società riteneva affidabile il miserrimo, considerato incapace di alcunché, ma con l’intervento affidatario e con il suo sviluppo tutto cambia e l’intero quadro di riferimento sociale, va visto con un approccio completamente diverso.

Verso una mondializzazione giusta

Dalla globalizzazione occorre trascorrere alla mondializzazione, tale è la conclusione cui è pervenuta la Commissione Mondiale sulla dimensione sociale della mondializzazione voluta da Juan Samarince, Direttore generale dell’ UIL. La globalizzazione esclude la mondializzazione che deve essere capace di essere equa e non deve produrre esclusioni.

La mondializzazione rappresenta un potenziale immenso tale da aprire la via a numerosi vantaggi, sempre che il clima neoprotezionistico inaugurato dagli USA, non prosegua.

L’apertura delle economie, delle società, lo sviluppo degli scambi, dei beni, delle idee e delle conoscenze, se effettuata su basi interattiva, è capace di far crescere le parti in ritardo offrendo opportunità di pari dignità, sia pure nel processo di divergenti velocità nelle varie comunità.

Comunque, il funzionamento attuale dell’economia mondiale, soffre di squilibri profondamente ancorati e persistenti che sono inaccettabili sul piano etico (nel senso aristotelico). Per la grande maggioranza delle donne e degli uomini, la globalizzazione non ha certo dato risposta alle loro aspettative e alle loro aspirazioni semplici e legittime, a un lavoro decente e a un avvenire migliore per i loro figli.

La direzione attualmente seguita dalla globalizzazione suscita sempre più preoccupazioni. I suoi attesi e sbandierati vantaggi per la gente sono troppo lontani, mentre invece i suoi rischi sono percepiti come ben concreti.

La corruzione si è moltiplicata nonostante tutte le norme antiriciclaggio, le società aperte sono minacciate dal terrorismo mondiale e l’avvenire dei mercati aperti è sempre più rimesso in questione. La stabilità (governance) mondiale è messa in crisi. Ci troviamo ad un bivio ed è urgente ripensare le nostre politiche e le nostre istituzioni, visto che i punti di vita dei vari protagonisti delal scena mondiale nelle conferenze di rito, sono solo monologhi paralleli, quindi non in grado di trovare soluzioni idonee, a realizzare una mondializzazione giusta, coinvolgente tutti i popoli e tutte le persone, cosa che è una priorità mondiale.

La risposta non può non consistere che nella messa in pratica di cambiamenti mirati e coordinati che abbiano per obiettivo quello di migliorare la governance e la trasparenza ai due livelli regionali e internazionali.

Si tratta di mettere in piazza regole più giuste in materia di commercio internazionale, di investimenti diretti esteri, di finanze, di flussi migratori al fine di tener conto dell’insieme degli interessi, dei diritti e delle responsabilità, promuovendo nuove norme sul salario minimo mondiale e una protezione sociale (previdenza e assistenza) a livello globale, mobilizzare nuove risorse a livello internazionale per la realizzazione degli obiettivi del millenium.

Certamente uno dei fattori che può estirpare consenso al terrorismo è la soluzione del disagio sociale, sia per i ceti più poveri che per quelli intellettuali anche benestanti, che non trovano l’ordinamento sociale nel quale vivono, accettabile.

In questo senso, obiettivo mondiale deve essere quello di offrire un lavoro percepito come decente ai vari cittadini del mondo, servendosi di iniziative internazionali, nazionali e regionali coordinate anche al fine di migliorare la percezione della qualità della vita nel contesto urbano o rustico in cui i vari soggetti vivono.

In tal modo nei vari paesi si viene a rispondere a un’esigenza fondamentale. Stimolare la piena occupazione, significa ridurre la tensioni sociali interne e diminuire le frizioni economiche fra i diversi paesi.

Inoltre, un coordinamento radicale delle politiche macroeconomiche permetterà di mettere in opera una strategia più equilibrata, in vista di una crescita mondiale durevole, fondata sul pieno impiego in un ambiente a misura di essere umano, ivi inclusa una redistribuzione equa delle risorse fra i vari paesi attraverso una adeguata revisione delle ragioni di scambio e la predisposizione di strumenti associativi anche fra paesi al fine di mantenere ad alto livello la domanda effettiva dell’economia mondiale.

Il primo problema è quello di dare una priorità alla ricomposizione delle attività delle diverse organizzazioni internazionali che in atto si limitano a svolgere la propria attività di competenza evitando il reciproco coordinamento. In tal senso, considerate le disponibilità umane e finanziarie esse possono dare vita ad azioni comuni sul piano del recupero ambientale.

Il successivo tema è quello dell’accumulazione capitalistica capace di portare a nuovi investimenti diretti per la crescita mondiale e la creazioni di nuovi posti di lavoro, al riguardo occorre associare gli Organi competenti delle Nazioni Unite, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’OMC e l’UIL.

Di conseguenza, la pari opportunità, in particolare per le donne che abbisognano di autonomia, di educazione sanitaria, di sicurezza alimentare e di diritti umani, sul piano di base, come informa il volume, strumenti principi sono, inter alia, microfinanze e microcredito di comunità.