Un contributo importante al rilancio economico e sociale dell’Italia può venire dalle aree interne del paese, cioè quelle aree che per difficoltà di collegamenti e carenza di servizi hanno subito e stanno subendo processi di spopolamento. L’ingresso nell’era digitale può superare i gap fisici che ne hanno determinato l’abbandono, mentre la loro sostanziale qualità ambientale può diventare elemento di attrazione di una società che dalla quantità dei consumi passa ad avere come metro qualitativo il benessere dei propri abitanti.

Ma questo non avverrà per caso o per sovrapposizione di eventi non coordinati, bensì per la definizione e l’attuazione di un progetto culturale complesso che dovrà nascere chiarendo con precisione alcuni punti; almeno cinque:

• perché un progetto per le aree interne;

• lo scenario tendenziale e quello desiderato;

• il ruolo dell’azione pubblica e il principio di sussidiarietà;

• come costruire il Progetto (con la P maiuscola);

• l’identificazione delle aree.

 

Perché un progetto per le aree interne

Perché il rilancio di queste aree sta avvenendo ma a macchia di leopardo. Manca una strategia nazionale, affinché divenga un fattore di sviluppo del Paese. Una strategia che parte dall’esistente, in grado di dare forza, a ciò che è in corso e di coinvolgere nuovi soggetti, privati e pubblici, potenzialmente capaci, ma ancora fermi. 


La strategia dovrà mirare a raggiungere quattro obiettivi generali:
1. La tutela del territorio: la messa in sicurezza del territorio è possibile solo quando viene effettuata da una popolazione residente, capace di divenire “custode del territorio”, adottando in prima persona comportamenti proattivi e realizzando azioni quotidiane anziché grandi interventi sporadici.
2. Valorizzare la diversità e il policentrismo: diversità e il policentrismo saranno una grande opportunità di sviluppo. L’Italia è ben posizionata, il policentrismo non lo deve inseguire ma, semplicemente evitare di distruggerlo, manutenendolo.
3. Rilanciare lo sviluppo: nuove opportunità di sviluppo sono necessarie e possibili nell’era digitale, affinché la popolazione trovi conveniente vivere in questi territori, condizione necessaria per assicurare la manutenzione del territorio e della sua integrità e la promozione della tutela e della diversità. 4. Innovare l’agire amministrativo delle amministrazioni pubbliche: bisognerà avviare costanti e capillari attività di amministrazione condivisa, di manutenzione e cura dei beni comuni, di modalità di rappresentanza degli interessi diffusi non limitati alla democrazia rappresentativa.

 

Lo scenario tendenziale e quello desiderato

E’ necessaria una valutazione delle tendenze in atto, ossia dello scenario che si può prevedere in assenza di un progetto ben definito e di un’azione pubblica aggiuntiva. E poi di uno scenario alternativo, a cui mirare per il 2020.
 Bisogna fare riferimento alle esperienze concretamente realizzate sia in altri paesi europei, sia in aree interne italiane, per evitare di “reinventare la ruota” o rincorrere utopie. A tale scopo occorre:

• affrontare il tema della sostenibilità economica, chiedendosi come deve cambiare il mondo del lavoro in una società digitale, e come le persone che trovano attraenti questi luoghi vi possano produrre anche i mezzi per vivervi;

• individuare le azioni di amministrazione condivisa aggiuntive per colmare il divario fra scenario tendenziale e scenario desiderato.

• costruire un’arena di influenzamento dettagliata per avere chiaro chi è “contro” e chi è a “favore” del progetto.

 

L’azione pubblica e l’amministrazione condivisa

Le azioni pubbliche per passare dallo scenario tendenziale a quello desiderato:

• i fondi comunitari 2014-2020, dovranno essere concepiti immaginati come il fattore propulsivo di tutto il progetto, essenziali ma in se certamente insufficienti a produrre il risultato desiderato; in questa direzione si va muovendo l’attenzione verso le aree interne che in questo periodo si osserva.

• Le politiche settoriali ordinarie di alcuni comparti essenziali per raggiungere l’obiettivo, in primo luogo salute e scuola, ma anche servizi socio-sanitari per gli anziani e cura dell’infanzia, da orientare secondo le priorità e gli indirizzi territoriali che scaturiscono dal progetto.

• alcune misure nazionali, di tipo fiscale, assicurativo o di altra natura complementari e forse essenziali al successo del resto.

• il passaggio netto e deciso dell’amministrazione pubblica da amministrazione bipolare ad amministrazione condivisa.

 

Sarà interessante analizzare, inforcando gli occhi della sussidiarietà orizzontale il nuovo strumento comunitario del Community led local development.

 

Come costruire il Progetto

Sarà opportuno costruire un Progetto entro il 2014, misurandosi con le esperienze concrete e lanciando lo spirito oltre le barricate dell’immobilismo e del finto realismo. Il bene, in questo caso sarà nemico del meglio. E il Paese ha bisogno del meglio per rilanciare come fattore di benessere il proprio petrolio: cultura, paesaggio, eno gastronomia, policentrismo, multietnicità.

Un primo punto potrebbe riguardare la ricognizione delle esperienze, al fine di utilizzare le lezioni e di costruire una mappa geo-referenziata di ciò che è già in atto e delle condizioni che ne hanno permesso l’attuazione.

Un secondo punto il processo di co-progettazione da parte dei territori, attorno ad alcuni “temi chiave”, o “risorse chiave”, suscitato, seguito, documentato e comunicato da un team nazionale costruito d’intesa fra diversi livelli di governo.

Un terzo, sostanziale punto un’azione decisa e capillare di capacity building, di “costruzione della capacità” di operare secondo il modello dell’amministrazione condivisa da parte delle amministrazioni pubbliche

 

Come definire e identificare le aree coinvolte dal progetto

Non si dovranno individuare delle zonizzazioni; bensì disegnare mappe e definire confini, subordinati a ipotesi alternative e che consentiranno di rappresentare non solo fenomeni quali:

• caratteristiche della popolazione insediata;

• tendenza demografica e composizione per età;

• quota del patrimonio abitativo non residenziale e, o, non utilizzato;

• quota delle superfici agricole, boschive, edificate;

• loro tendenza nel tempo;

 

quanto anche

• livello di connessione digitale;

• qualità della propensione alla cooperazione e alla solidarietà;

• esistenza e distribuzione di piattaforme sanitarie, scolastiche, di assistenza attiva della popolazione anziana;

• consistenza del capitale sociale;

• livello di democrazia rappresentativa e di cittadinanza attiva.

 

L’esaurimento come fonte di benessere della società industriale e di sua figlia società dei consumi e l’avvento dell’era digitale aprono nuove fantastiche prospettive a un Paese come il nostro, che devono essere collegate alla capacità delle amministrazioni pubbliche di diventare motore di innovazione sociale e culturale e di promozione di democrazia reale e partecipazione attiva dei cittadini.