Catone il Censore diceva che “l’ozio è il padre dei vizi”, Cicerone invece celebrava l’ozio come libertà dai negotia, gli affari e gli impegni che distolgono dagli studi, dall’arte, dalla conversazione. La civiltà industriale ha biasimato l’ozio e sacralizzato il lavoro, al punto che la nostra Costituzione lo pone nel primo articolo. Ma nella civiltà postindustriale che tende ad escludere l’uomo dai processi produttivi con le nuove tecnologie dell’informazione e dell’automazione, l’ozio è ancora così negativo?
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Che cosa intendiamo per “ozio”? I significati vanno da “non fare niente” a “riposare”, da “tempo libero” a “divertimento”.
Il non fare è nel precetto fondamentale taoista del wu wei, che raccomanda di stare fermi, aspettare, osservare, e agire solo quando veramente serve. E’ l’immobilità di chi medita, o del guerriero che attende la mossa dell’avversario per agire di rimessa.

L’ideogramma cinese del Wu Wei

Nella meditazione zen il perfetto equilibrio del corpo e della mente si ottengono con le gambe intrecciate nella difficile posizione del loto, e le mani con i pollici uniti a chiudere il cerchio energetico del ji.
Il non fare niente invece significa non produrre nessun effetto, nessun risultato, anche se materialmente si fa qualcosa. E’ l’ammuina napoletana, dove ci si dà da fare andando qua e là, si sposta una cosa e la si rimette a posto, si finge di essere indaffarati proprio per evitare di dover fare qualcosa di concreto.
In questa categoria potremmo includere anche lavori inutili o improduttivi come la guardia d’onore, o l’addetto ai rifornimenti di un aeroporto in cui non atterrava mai nessun aereo (l’ho conosciuto in un villaggio turistico dove però io lavoravo). Il lavoro di queste persone consiste nello stare senza fare niente, o nel fare qualcosa che non serve a niente.
Il riposo presume una sospensione dall’attività. E’ raccomandato dalla Bibbia, Genesi, quando Dio dopo aver creato tutto nei sei giorni, il settimo giorno si riposa. Se il non fare viene prima del fare, il riposo viene dopo il fare. Questo tipo di inattività è il premio e la cura dell’agire, e bisogna meritarselo, anche se le tre grandi religioni monoteistiche prescrivono il giorno di riposo il venerdì (Islam), il sabato (ebrei), la domenica (cristiani), e considerano peccato attivarsi in questi giorni.
Il riposo settimanale si estende al concetto di week end ed è integrato dalle festività religiose e civili che permettono giorni aggiuntivi di riposo o di svago durante tutto l’anno.
La festa associata alla vacanza inserisce il concetto del divertimento, del loisir, il tempo libero, in inglese leisure, che viene dal latino licet, è lecito, è consentito non fare nulla di produttivo e divertirsi. Una possibile etimologia di otium si riferisce ad una forma arcaica autium, dove la radice au si ritrova in aveo, sto bene, da cui il saluto ave, stammi bene! Il benessere dell’ozio latino è rimarcato dai negotia, dagli impegni negli affari, nell’amministrazione, nel lavoro manuale e tecnico, tutte cose che occupano la giornata a scapito del tempo da dedicare alle cose nobili e piacevoli come lo studio, la politica, le arti, la filosofia. (Come? Hai letto bene, ai tempi di Cicerone la politica faceva parte degli otia).
Il tempo libero si contrappone dunque al tempo occupato, non libero, in cui si fanno cose per dovere, per rispettare impegni, per rendere conto a qualcuno, per procurarsi da vivere. Nel tempo libero si fanno cose per piacere, o per la cura del corpo e della mente. Nel tempo libero è lecito dormire, non fare nulla, fare sport, abbuffarsi, stordirsi in discoteca.
Tutto questo presume che ci sia un tempo occupato, dedicato a studi e attività che prima o poi producono reddito. Ma che succede se il tempo occupato diventa tempo disoccupato? Se il lavoro di uno sportellista è fatto da un lettore di codici a barre, un disegnatore è sostituito da un software grafico, un libraio chiude bottega per via di Amazon?
Ecco che l’ozio diventa un grande tema socioculturale. La scuola è tuttora concepita come una istituzione che deve formare lavoratori, dagli esecutori disciplinati di ordini e procedure ai decisori che governano processi e strutture. Insegna a svolgere compiti, anche se a volte lo studente non capisce a che cosa serve un’equazione o il riassunto del pensiero di Bacone. Ma gli aspiranti lavoratori che al termine della scuola restano disoccupati scopriranno di aver imparato a fare cose che non servono, perché hanno imparato a lavorare, o meglio ad occupare un posto di lavoro che però non c’è più.
Ecco dunque che la nuova scuola dovrebbe educare all’ozio più che al lavoro, alla cultura e alla civiltà del non fare, dell’agire solo quando serve, del porsi nuovi problemi, dell’osservare e del ricercare anche se nessuno ce lo chiede.
Il business si è già accorto dell’importanza di chi non lavora. L’industria e il mercato del loisir, dal turismo ai parchi a tema, dall’enterteinment al no profit, sono sempre più sviluppati.
La crisi economica e i problemi ambientali ci stanno insegnando a consumare meno e meglio, e ciò produrrà ancora più oziosi da educare a non far nulla e a farlo bene, da intrattenere, da nutrire.
Il grande capitale, dopo aver cercato di sfruttare il più possibile chi lavora, ora ha di fronte la sfida di far vivere chi non lavora ma cucina, fa figli, consuma, fa sport, legge, si informa.
Gli strumenti da usare sono l’ingegneria sociale, il marketing laterale, il management umanistico, e tanta spregiudicata e ardita creatività. E la creatività trova terreno più fertile nel wu wei, nel relax, nel benessere del corpo e dello spirito, che non nello stress della catena di montaggio o della stazione di lavoro in open space.

http://www.ilcaneinsegna.com/meditazione-visualizzazione-con-il-cane/
Se non hai niente da fare e hai un cane, puoi fare meditazione con lui.

Se sei in spiaggia, in un campo acciottolato o sul greto di un fiume, puoi lanciarti nella stone balance art, una forma di meditazione cinestesica dove con grandissima calma e pazienza devi mettere in equilibrio un certo numero di sassi. Oltre i due sassi diventa piuttosto difficile!
http://www.telegraph.co.uk/news/newstopics/howaboutthat/8834550/The-incredible-stone-balancing-artist.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Pietre_in_equilibrio

 

 

Umberto Santucci

 

Ho sempre lavorato in modo ozioso, perché ho sempre fatto quello che mi piaceva fare. La professione libera non tiene conto dei confini tra lavoro e tempo libero, perché il lavoro è libero e il tempo è occupato. In tal modo mi capita di lavorare tutta la notte, e di trovare la soluzione ad un problema durante una scalata in montagna.