Sua Santità… mi perdoni.

Ella non tralascia occasione ed  ogni giorno ci ricorda di essere caritatevoli e misericordiosi ed aiutare chi ha più bisogno.  E su questo principio universale ovviamente tutti sono d’accordo, non tutti agiscono di conseguenza, molti fedeli si adoperano per questo. Ma io mi permetto di fare qualche considerazione aggiuntiva e peculiare ad un tema purtroppo di estrema attualità in questi mesi che è quello dei migranti. Ella mi perdonerà se a fronte di un principio ed invito universale mi soffermo con spirito critico su questa particolarità ma l’intento è di sviscerare il problema in maniera costruttiva nella speranza di gettare un seme  per risolverlo.

Nella fattispecie Ella ha invitato fedeli, uomini e donne di buona volontà ad accogliere nelle proprie case i migranti come un buon cristiano farebbe in ogni circostanza nella quale rileva un altro essere umano in condizioni di bisogno. Ma il problema dei migranti è per condizioni e per dimensioni  un problema enorme che esula dalle possibilità di risoluzione del singolo individuo anche se fossero molti ed anzi un’azione non coordinata creerebbe non pochi problemi agli stessi migranti come peraltro accade in questi mesi alle frontiere dei vari paesi europei.  Ci troviamo infatti nelle condizioni in cui milioni di persone stanno fuggendo dai loro paesi in guerra e quindi è presumibile che l’attuale flusso migratorio non solo non si arresti ma, come già alcuni osservatori hanno previsto, è destinato ad aumentare nei numeri (si parla appunto di milioni di persone che si affacciano nella sola Europa) e nel tempo (anche qui si parla di 20 anni).
Ora mi chiedo quale azione individuale sia pur caritatevole e misericordiosa possa bastare a risolvere un problema così grande. Quante persone potrebbe ospitare ogni famiglia italiana, ogni chiesa, ogni comunità? E per offrirgli quale futuro?

Una comunità di persone (sia essa costituita sotto forma di nazione, paese,  stato, federazione di stati, impresa, chiesa) per esistere e sopravvivere necessita di una organizzazione con valori, regole, diritti, doveri condivisi dalla maggioranza e con organismi deputati al controllo. E’ la base di ogni convivenza civile. Ebbene credo che di fronte al dramma enorme dei migranti a nulla possa la carità e la misericordia degli individui. Occorre a mio avviso la “carità” e la “misericordia” delle organizzazioni più civili (che per l’appunto esistono e sopravvivono per essere riusciti fino ad oggi e darsi, condividere e far rispettare valori e regole) a favore delle popolazioni e dei territori dai quali provengono i migranti affinché possano mutare, in breve tempo, le condizioni di vita degli stessi in modo che non sentano più il bisogno di fuggire e migrare, rischiando spesso la vita per cercare una assai dubbia condizione  migliore.

Non è retorica o fantasia, il mondo libero e cosiddetto più civilizzato ha dimostrato in varie occasioni che, se vuole,  può fare molto (così come molto ha fatto per esempio per liberarci dalla barbarie nazista). Forse se ci annoveriamo tra quei paesi e vogliamo fare autocritica dobbiamo recuperare la carità e la misericordia che Lei auspica, ma non come singoli, come popoli.

Sua Santità …… mi perdoni.