Marcel Proust ne “A la recherche du temps perdu” affermò che il vero viaggio di scoperta non è scoprire nuove terre ma avere nuovi occhi. Traducendo operativamente questa asserzione dalla sfera artistica alla sfera economica potremmo rivolgerci due domande: cosa possono fare le imprese per avere nuovi occhi? cosa devono fare per cambiare la loro cultura di impresa e il loro modello organizzativo?

Se vogliono sopravvivere e prosperare nel mercato globale, le imprese dovrebbero scambiare continuamente vitalità, competenze, esperienze, saperi, vissuti, culture, concetti, significati, visioni con i propri stakeholders.

L’abilità di guardare il mondo con un’intelligenza artistica ed una percezione strategica potrebbe assicurare alle imprese un vantaggio competitivo, garantendole un avvenire di benessere individuale e organizzativo.

Il paradigma artistico è un inestimabile valore aggiunto che non può essere riprodotto da nessuna economia in ascesa ed è su quello che le nostre imprese dovrebbero investire.

Per affrontare con successo l’attuale scenario economico mondiale, e poter quindi interamente cogliere le opportunità di crescita economica delle imprese italiane e di crescita individuale dei nostri attori organizzativi, è necessaria un’alleanza tra il mondo culturale e il mondo imprenditoriale, tra le comunità e il territorio, per esaltare la vocazione storica e artistica del nostro Paese alla qualità, e far conoscere a chi, investendo sulla maestria umana e sull’efficienza produttiva, vuole imporsi nello scenario globale.

 

 

Siamo gli eredi di Dante, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Galileo, Meucci, Marconi, siamo l’affermata e insuperabile industria dell’arte e della cultura (Renzo Piano, Umberto Eco, design, moda, ecc.), siamo ammirati in tutto il mondo per la nostra originale capacità innovativa di creare e produrre beni materiali e immateriali, siamo il più attraente patrimonio artistico e culturale del pianeta.

La nostra storia ha mostrato che quando le arti e le scienze (humanistic management e scientific management) si integrano con l’economia e l’imprenditorialità generano benessere per gli individui, le organizzazioni sociali e la comunità, come avvenne nel Rinascimento.

Ma di solito queste attività umane e produttive rimangono slegate. La maggioranza delle persone ammette l’importanza dell’arte e dell’economia a livello individuale e collettivo, ma in genere tende a confinare l’economia nell’ambito lavorativo e l’arte nell’ambito privato.

Cultura e lavoro (ora et labora) sono i due rovesci della stessa medaglia, due criteri per comprendere la nostra essenza ed esistenza, il nostro mondo, la nostra realtà, la nostra vita; sono studi, ricerche, sperimentazioni, scoperte differenti e complementari dello stesso mondo. Lavorano sui due lati paralleli della medesima strada, ma molto raramente si influenzano a vicenda. Entrambi introducono nuove visioni, nuove idee ed approcci che mutano i confini della nostra vita individuale e lavorativa.

Le imprese possono apprendere tantissime cose dalle arti e dalle scienze: come gestire la creatività, identificare il talento, valutare il passato, prevedere il futuro, concepire una visione, stabilire una missione, fissare un obiettivo, orientare e motivare le persone, gestire i dissenzienti e gli oppositori, affrontare i disertori e i delatori, dare un senso al proprio lavoro, costruire un significato nel proprio lavoro, progettare e realizzare performance di eccellenza, conseguire gli obiettivi stabiliti, trasformare il “campo di battaglia” in un “giardino”.

L’adozione di una strategia estetica nella strategia di impresa determina molti benefici e miglioramenti. Anche nel business esistono attività artistiche e scientifiche. La strategia estetica è presente nel business, al pari della strategia economica. Ma riceve molta meno
attenzione, perché il modello di business tradizionale (modello meccanicistico, organizzazione gerarchico-funzionale) non sa come gestirla. Invece le attività artistiche e scientifiche migliorano le performance economiche e produttive.

Una strategia di impresa ed una pianificazione strategica delle attività e dei processi individuali ed organizzativi che soddisfi i clienti (la tanto celebrata customer satisfaction) si fonda più sulla “partitura sonora e visiva” che sulla “partitura testuale”, sulla progettazione e realizzazione di uno “spartito” (copione drammaturgico e scenico), sulla padronanza della propria “presenza scenica” nelle relazioni sociali, su una comunicazione più efficace dal punto di vista cognitivo, emozionale ed affettivo.

Più ricca di intelligenza e di sensibilità artistica e scientifica è la nostra strategia di impresa, maggiori sono i significati e le emozioni che condividiamo con i nostri stakeholders, i quali desiderano che i nostri prodotti e servizi siano caratterizzati da immaginazione, emozione, intelligenza, esperienza, bellezza, eccitazione, piacere e significato.

C’è un’estetica in tutti gli aspetti materiali e immateriali (tangibili e intangibili) della vita: ma siamo molto meno abituati a percepire un’estetica quando il board decide (o non decide) ed il management concretizza (o non concretizza), e/o quando gli attori organizzativi soddisfano (o non soddisfano) i loro clienti; tuttavia è presente anche nelle attività pratiche e routinarie, anche se dobbiamo cercarla nell’intangibilità.

Una strategia di impresa caratterizzata da una certa ricchezza estetica aiuta i produttori ed i consumatori a sentirsi meglio, più fiduciosi e più contenti del proprio essere ed agire.

Praticamente tutti gli aspetti della nostra vita individuale e lavorativa includono una componente estetica: il modo in cui parliamo e scriviamo, prepariamo ed eseguiamo il lavoro, organizziamo il messaggio, scriviamo un testo, esprimiamo un discorso, arrediamo uno spazio nelle nostre case o nei nostri luoghi di lavoro, produciamo un bene materiale, offriamo un servizio, progettiamo e reclamizziamo un prodotto o un servizio.

La nostra intelligenza e sensibilità artistica quotidiana parla di noi quanto le nostre competenze ed esperienze teoriche e pratiche: quando c’è di mezzo la nostra vera essenza, l’attività artistica e scientifica fornisce una descrizione più ricca dell’attività puramente materiale.