L’esperienza pregressa, nella sua totalità, è l’insieme ordinato all’interno del quale noi analizziamo il presente. Le nostre precedenti esperienze funzionano come griglie metaforiche attraverso le quali noi riusciamo a comprendere il nuovo, sia il completamente nuovo, sia una forma nuova di una precedente esperienza.

Le metafore ci portano a comprendere una determinata cosa con riferimento a un’altra. In pratica non possiamo conoscere il presente se non con riferimento a qualcos’altro. Interpretare la realtà dipende, dunque in massima parte, dall’uso delle metafore.
Le espressioni metaforiche sono presenti ovunque in forma di figure retoriche.
Noi interpretiamo la realtà con un insieme di concetti che selezionano sia ciò che possiamo conoscere sia come possiamo comprendere una determinata cosa. E’ dunque l’alternanza delle metafore che ci consente di individuare il modo in cui la vita umana assume significati diversi.

Per elaborare un’analisi dettagliata di qualsiasi realtà sociale, organizzazioni incluse, dobbiamo adottare metafore pertinenti.
Il teatro è una metafora che consente uno specifico discorso concettuale sull’agire organizzativo. Il modello teatrale contiene in modo amplificato le principali incognite e preoccupazioni di ogni struttura sociale.
Il comportamento organizzativo, così come la creazione di uno spettacolo teatrale, è una continua costruzione di senso orientata all’altrui fruizione e comprensione, la drammatizzazione di un ritualismo condiviso. La struttura della vita organizzativa è un insieme di rappresentazione rituale e di occasioni di consapevolezza umana equivalente alla struttura dello spettacolo teatrale.

Lo spazio e l’ambientazione nelle organizzazioni sono insiemi ordinati all’interno dei quali ogni persona recita la propria parte.
Il teatro, interpretando la realtà attraverso la costruzione e la rappresentazione di metafore, utilizza processi organizzativi che non consentono compromessi di sorta. Infatti, ogni attore teatrale deve riuscire a interpretare, immedesimandosi completamente con esso, il ruolo che il copione, e la conseguente analisi testuale e significazione contenutistica e formale del regista, gli assegna, e soltanto quello, lasciando in camerino o dietro le quinte qualsiasi altra possibile interpretazione soggettiva.
Al contrario, i comportamenti degli attori organizzativi possiedono raramente la ricchezza di capacità tecnica e di rigore metodologico del regista e degli attori, non riuscendo così a sfruttare pienamente le possibilità raggiungibili attraverso il teatro.

Quando calcano le scene di un’organizzazione, la maggior parte delle persone, anziché limitarsi a interpretare il ruolo loro assegnato, rappresentano il copione in modo soggettivo, vanificando in tal modo l’altrui comprensione.
L’osservazione delle realtà organizzative attraverso un paradigma teatrale ci consente così di adottare tutto ciò che il teatro, in quanto arte della rappresentazione, contiene.
Il modello teatrale applicato alla vita organizzativa è uno strumento fondamentale per rivelare e smascherare la natura artificiale dei comportamenti lavorativi.
I fattori essenziali che generano l’autoconsapevolezza umana sono anche regole convenzionali della rappresentazione teatrale. Di conseguenza, l’autoconsapevolezza umana è, di fatto, consapevolezza teatrale.

La figura chiave nella costruzione di senso nelle organizzazioni, nell’offrire copioni e sottotesti convincenti, nel guidare la rappresentazione, è il manager. Le organizzazioni, come il teatro, sono quasi sempre l’arena interpretativa del manager, così come del regista. Successo e fallimento dipendono dalle loro scelte in fatto di azione e interpretazione; ma, non visibili alle loro spalle, scopriamo altre scelte, quelle in forza delle quali i manager e i registi sono la primaria fonte di ispirazione sottotestuale della loro organizzazione.
La direzione e i collaboratori si trovano spesso in contrapposizione nell’estendere o restringere la griglia metaforica che il lavoro offre. I conflitti in ambito organizzativo non devono pertanto essere percepiti come un’aberrazione, ma come un ordinario e naturale confronto per difendere il proprio ruolo e conquistarsi la propria parte di risorse limitate e pregiate.

Un’organizzazione sociale deve preoccuparsi di garantire condizioni in cui ogni attore conosca l’importanza del proprio ruolo e del proprio operato; deve creare una partitura registica, una costruzione di senso orientata all’altrui fruizione e comprensione, che sia in grado di indicare e di esprimere pienamente le attitudini e le capacità degli attori organizzativi; deve assumere manager che siano in grado di formare e guidare i collaboratori e di esercitare una leadership democratica.

L’adozione di un modello teatrale favorisce un tipo di approccio alle organizzazioni, e all’azione umana presente in esse, che offre ai manager e ai collaboratori la possibilità di agire liberi dall’assurda convinzione che la nostra realtà sociale sia composta da entità e forze su cui noi non abbiamo alcun controllo.