Scrivevamo circa venti anni fa

 

 

 

             “Il jazz è lasciare che la luce brilli, lasciarla essere.” K.Jarret

 

    The John Coltrane Quartet and The Count Basie Orchestra

 

 

 

È ormai chiaro che non è più possibile gestire oggi una organizzazione con i sistemi e le metodologie “normali”. E’ necessario quindi innovare. Sta succedendo nel business quello che accadde nella musica jazz all’inizio degli anni Quaranta: un gruppo di giovani musicisti cominciò a sperimentare con l’armonia, il ritmo, il tempo e creò quello che sarebbe poi diventato bebop, o bop. D’altra parte, vedere l’impresa come un complesso musicale con solisti creativi è un’immagine che convince sempre di più. Ancora, ad un ascoltatore non attento un concerto jazz può sembrare caotico, magari senza capo né

coda, alcune volte noioso, in tutti i casi troppo innovativo e rivoluzionario.

 

Quello che capitava negli anni Quaranta per il jazz sta avvenendo ora da pochi anni nell’ambiente business e nella gestione delle organizzazioni.

 

Gli elementi che influenzano il business (leggi, mercato, risorse umane e innovazione tecnologica) variano sempre più velocemente. Non è assolutamente possibile gestire le organizzazioni secondo i sistemi usuali.

 

I segnali di innovazione nella conduzione delle imprese cominciano finalmente a manifestarsi anche in Italia, dove la resistenza al cambiamento è molto forte, prima di tutto da parte degli imprenditori e dei manager ed anche da parte della maggior parte delle università. Da pochi anni in Italia si sente parlare, spesso con approssimazioni e superficialità, di Balanced Scorecard, Management by Process, SA8000, Commitment in HR ed altre metodologie che comportano un vero BPR. Da pochi anni si sentono in Italia i nomi di Tom Peters, Kaplan e Norton, Paul R. Niven ed altri moderni guru del management e dell’organizzazione.

 

Il leggendario clarinettista Arti Shaw diceva della grande orchestra di Glen Miller: “Il problema più grande di questa orchestra è che non commette mai errori e se non fai mai errori vuol dire che non fai mai ricerca. Non suona mai al limite delle sue capacità. Suona sempre sapendo quali sono i risultati e la musica che produce è estremamente noiosa”.

 

Nessun musicista jazz sa esattamente quello che succederà fino a che non comincia a suonare. Pensiamo a quello che succede con il marketing. E’ un’esperienza continua: quello che andava bene ieri non va più bene oggi. I gusti cambiano, le aspettative cambiano, i concorrenti copiano ed incalzano; e tutto questo continuamente e velocemente. Si tratta quindi di provare e riprovare e cercare la corretta combinazione di mezzo, messaggio e budget.

 

Negli anni Quaranta le grandi orchestre suonavano per enormi audience; Miles Davis suonava per pochi intenditori raccolto su se stesso, curvo e con le spalle al pubblico, non tollerando il sia pur minimo disturbo: era il suo stile, e non poteva essere per le masse.

 

Esistevano ed esistono tanti stili di jazz quanti sono i gruppi degli ascoltatori della musica jazz. L’impresa che vuole servire e soddisfare tutti, l’impresa che attende le richieste del mercato, l’impresa che vuole andare sul sicuro, l’impresa che insegue non sarà mai innovativa e continuerà a non esserlo fino a che qualcuno cambierà le richieste del mercato. E le richieste del mercato cambiano oggi molto rapidamente. D’altra parte, se chi ha inventato o scoperto la ruota, forse osservando il rotolare di un masso o di un tronco d’albero, avesse atteso le richieste del mercato………….

 

John Coltrane, una leggenda del jazz, era ossessionato dallo studio e si esercitava continuamente. Durante il giorno era solito chiudersi in casa col telefono staccato e si esercitava e provava senza fermarsi mai. Durante i concerti, dopo il suo assolo, si allontanava per esercitarsi prima del suo assolo seguente. I risultati di un’azione non sono mai certi: è necessario agire continuamente e mai sedersi sugli allori. E’ quindi necessario provare, provare, provare. Questo vale principalmente per le azioni di marketing.

 

Uno degli strumenti oggi di moda è il benchmarking che però va utilizzato come confronto con chi va meglio di noi in tutti i casi. All’inizio della sua carriera Charlie Parker suonava nella band di Count Basie che comprendeva musicisti di alto livello ed una volta, durante un concerto, il batterista gli tirò un piatto che lo colpì di striscio. L’umiliazione fu grande ma Charlie Parker continuò a sfidare quelli più grandi di lui fino a diventare “the bird”. Dobbiamo sempre paragonarci a quelli più bravi di noi, quelli che hanno più successo per raggiungerli e superarli.

 

In conclusione, se vogliamo perseguire il successo e se vogliamo che la nostra impresa cresca dobbiamo continuamente cercare nuove strade, nuovi prodotti e nuovi processi. E non dobbiamo aver paura di rischiare, ragionevolmente si intende.

 

Ed infine un suggerimento: ascoltiamo la musica jazz, oltre ad essere un piacevole ascolto ci può insegnare tante cose.