Come si diventa imprenditrice “per reazione” nel Medio Campidano, in Sardegna

Riprendo qui la serie di articoli riguardanti la presentazione di attività e di  persone che ho avuto occasione di incontrare nei miei ormai numerosi e ripetuti viaggi in Sardegna. Lo spunto, questa volta, mi è stato suscitato dalla curiosità di sapere di chi fossero le capre che vedevo pascolare con grande tranquillità in una certa zona, a volte bloccando la strada che da Montevecchio porta ad Arbus, in Costa Verde, in località Gennè e Sciria. E questa curiosità mi ha portato a conoscere, ancora una volta, una donna imprenditrice forte e determinata, Monica Saba, della quale vi racconto qui la storia.

 

 

Ecletticità, curiosità, flessibilità per affrontare le sfide: il nuovo pastoralismo

 “Eccomi, sono imprenditrice per reazione”. E’ questo il biglietto da visita con il quale Monica Saba si presenta, iniziando la narrazione del suo percorso con queste precisazioni “ho avanzato con cautela, lentamente, ho cercato in tutte le sue sfumature una ‘distinzione particolare’, ho messo in gioco la conoscenza, la sensibilità e la grinta, ho coltivato l’abilità con determinazione, il tutto in un contesto che non sempre aiuta fattivamente, il mondo agro-silvo-pastorale”.

Un mondo che, però, Monica percepisce con occhi diversi, a misura d’essere umano, in chiave rivisitata, tenendo conto del suo irrinunciabile apporto “al femminile” con il quale, con grande razionalità, ha voluto approcciare questo settore.La sua è stata una reazione a una situazione di mercato dove le regole vengono dettate prevalentemente dai grandi industriali – uomini – mettendo prima di tutto in gioco il suo sapere, le sue competenze, il suo coraggio. Nella sua scelta determinante è il senso di appartenenza a questa regione, la Sardegna, dove sin dalla notte dei tempi si praticano culti arcaici, terra ricca di enogastronomia, di mare, di pastoralismo, di profumi, di colori. Una terapia vera e propria, in un contesto che nel nostro immaginario collettivo, anche solo di viaggiatori e ospiti, esprime un complesso di reali sensazioni, di emozioni che questa meravigliosa terra riserva, facendosi catalizzatore di uno stato d’animo, di un rapporto stretto e approfondito nel tempo, di un legame forte, a cui Monica, da sarda, sente di appartenere prima di tutto con il cuore.

Come riportato nello studio “Cambiamenti ed evoluzione del pastoralismo in Sardegna” (1), nell’ultimo trentennio del ‘900 “la pastorizia sarda è stata attraversata da cambiamenti strutturali profondi, che passano per l’appoderamento delle aziende, l’abbandono delle transumanze, la stanzialità sempre più diffusa nelle zone di migrazione. Il pastoralismo si mostra così una cultura non residuale ma, fino ad oggi, in espansione e questo tipo di pastorizia si colloca pienamente all’interno di un grande processo di rinascita delle aziende contadine,  per la capacità di occupare spazi come quelli delle aree interne che le civiltà contadine hanno abbandonato, garantendo la produzione di beni di consumo e servizi, preservando contemporaneamente beni comuni, come paesaggio, biodiversità ambientale e sociale, benessere degli animali, qualità della vita, tradizioni ed eredità culturali”.

 

 

Lo scenario di riferimento: uno sguardo all’economia sarda ieri e oggi

Prima di proseguire con la storia di Monica Saba, riteniamo utile fare qualche accenno allo scenario economico della Sardegna, che si basa prevalentemente sul settore terziario, ma nel quale hanno un ruolo di una certa rilevanza anche il settore industriale e, appunto, quello agropastorale.I limiti principali allo sviluppo economico della Sardegna sono legati soprattutto alla carenza di infrastrutture, in particolare nei trasporti sia esterni che interni, al costo complessivo del lavoro e del denaro e alla pressione fiscale, che gravano in ugual modo sulle regioni geograficamente più favorite, e che non permettono alle imprese sarde in qualsiasi settore di essere competitive in un mercato sempre più aperto. All’interno della Sardegna, poi, esistono ancora oggi notevoli disuguaglianze: al 2016 il reddito medio più alto si registrava a Cagliari con oltre 23.200 euro dichiarati, mentre il comune più povero risultava Budonì (OR), con meno di 7.500 euro dichiarati (2).

Tralasciando un’analisi più approfondita dello sviluppo industriale della Sardegna degli anni dell’immediato dopoguerra (dal 1945 in poi), che ci porterebbe troppo lontano, possiamo dire che la fase che arriva ai nostri giorni si caratterizza, nonostante gli errori e i ritardi nell’attuazione del piano di rinascita a suo tempo ideato, in un notevole progresso economico e sociale, con un incremento considerevole della popolazione, una diminuzione progressiva dell’analfabetismo e un miglioramento notevole dell’educazione scolastica. Inoltre, in quel periodo si diffondono le linee telefoniche, gli elettrodomestici, le automobili, i quotidiani, e aumentano i trasporti marittimi e aerei. E’ importante ricordare che in una situazione di un’Italia che cresce a “doppia velocità” oggi la Sardegna è la seconda regione italiana con l’indice più elevato rispetto al livello di sviluppo e all’incidenza della tecnologia Internet nell’economia e prima per performance e velocità del servizio Adsl. (2) Negli ultimi decenni hanno avuto ampia diffusione le nuove tecnologie informatiche e digitali (un esempio su tutti la vicenda Tiscali), e la Sardegna è stata la prima regione italiana ed europea ad avere la copertura televisiva con l’utilizzo esclusivo della tecnologia del digitale terrestre, mentre il quotidiano L’Unione sarda è stato il primo quotidiano europeo a dotarsi di un sito Internet, nel dal 1994.

Questo scenario si realizza in un territorio il cui 47,9% della superficie è in gran parte montagnosa e collinare (la più grande pianura è il Campidano) ed è sfruttata per il 60% per prati permanenti e pascoli, per il 34% per seminativi, mentre il restante 6% circa è occupato da coltivazioni legnose agrarie.

Per quanto riguarda il settore agro-pastorale, secondo dati recenti forniti da diverse fonti, anche regionali, in Sardegna vivono quasi 4 milioni di ovini, praticamente la metà dell’intero patrimonio nazionale e che fa dell’isola una delle aree del mondo con la più alta densità ovina insieme ad alcune zone dell’Inghilterra e del Galles. Oltre alla carne, dal latte ricavato si produce una grande varietà di formaggi. E’ importante ricordare che la metà del latte ovino prodotto in Italia viene dalla Sardegna, ed è in gran parte lavorato dalle cooperative dei pastori e da piccole industrie. La Sardegna produce anche la maggior parte del pecorino romano, prodotto non originario dell’isola, gran parte del quale è tradizionalmente indirizzato alle comunità italiane d’oltre-oceano.

Dalle tradizioni familiari all’impresa di oggi: intelligenza collettiva… per diversificare

Grazie alle sue caratteristiche personali, Monica ha sviluppato molteplici esperienze professionali, prima di Gennè  Sciria: i è occupata di ristorazione, ha gestito un ristorante per sei anni, ha gestito un’area mineraria con museo, ha rappresentato un consorzio turistico di privati, è stata volontaria del gruppo delle vincenziane, ha creato eventi eno-gastronomici anche fuori dalla Sardegna. 

Promotrice di un progetto agro silvo pastorale nel 2005, gemellaggio con Arbus, Brescia, Bèkesaba Ungheria, Albasete Spagna “ Strade in Europa Strade per l’Europa”

È socia fondatrice della neo nata s.r.l.s OVIS NIGRA che ha come mission la valorizzazione delle sotto lavorazioni ed eccedenze del mondo agro pastorale e della silvicoltura, creando economia di circolo grazie ai prodotti e servizi per il benessere della persona, da circa 30 anni pratica (per conoscenza diretta) l’arte dell’antica medicina naturale sarda. Insomma si è sperimentata in attività molto diverse, rivelando un’ecletticità notevole. Inoltre, Monica ama viaggiare e costruire reti di relazioni umane e, come ci ricorda “ho 50 anni, sono sposata ho due figli, una nipote e uno in arrivo, ma, sono una donna libera da condizionamenti”.

Per questo alle donne che vorrebbero creare impresa, Monica Saba consiglia, prima di tutto, di chiedersi che cosa amano fare maggiormente, cosa le appassiona, e sostiene “Molti pensano che si debba partire dal capitale e dalla ricerca di mercato, ma se io avessi fatto cosi sarei stata ancora una volta prigioniera delle logiche di un mercato e di un mondo che non mi appartiene”.

Ricorda Monica: “La mia scelta è stata supportata da una serie di elementi di base, prima di tutto dalla storia mio nonno pastore, del quale da bambina osservavo i gesti nella trasformazione del formaggio, gesti lenti, precisi silenziosi, rispettosi, gli stessi ‘riti’ che ancora oggi avvolgono, come un mantra, ogni goccia di latte, e del quale ricordo le battaglie, battaglie di tanti per avere riconosciuto un diritto ad un lavoro dignitoso che spesso viene sottovalutato”. Monica ha poi sposato un allevatore e sfruttando il suo stretto legame con la natura, la conoscenza dei cicli lunari, il suo senso di appartenenza a un popolo fiero e orgoglioso e a un contesto territoriale particolare (un’area  mineraria, ma soprattutto un’area ricca di bellezza  culturale e ambientale, e di una meravigliosa “energia”) Monica ha deciso di misurarsi per creare un gioco di squadra, uno scambio di saperi, di sinergie e di competenze. Da tutti questi elementi è nata l’idea di valorizzare la sua azienda agro-pastorale: Monica alleva capre e la famosa pecora nera di Arbus (divenuta recentemente un marchio del territorio), una specie endemica in via di estinzione. Si tratta di 350 animali, che vivono in libertà su circa 300 ettari di macchia mediterranea e boschi di querce.

Nel 2005, a integrazione dell’attività di allevamento Monica ha scelto di costruire un mini- caseificio  aziendale, che porta il nome della località del pascolo, puntando successivamente e più recentemente anche alla diversificazione del prodotto, utilizzando le eccedenze di prodotti di altre aziende: vinacce, malto, argilla, cera d’api, sansa e lana, sono diventati strumento di innovazione, utilizzando l’intelligenza collettiva e trasformandola poi in un patrimonio economico innovativo, tanto che in più occasioni l’attività è stata premiata carattere regionale e nazionale.

 

 

E’ nata così nel 2018, una nuova società che Monica ha creato con sua figlia Edvige: OVIS NIGRA Srl Creazioni è un progetto innovativo basato sulla bio-economia, un’attività artigianale che realizzerà beni e servizi la cui materia prima proviene dalla raccolta di prodotti derivanti dall’economia agricola e rurale: lana e altre fibre naturali, scarti di lavorazione, materiali riciclati, produzioni spontanee della campagna e dei boschi.

Attualmente Monica sta accreditando la propria azienda multifunzionale come fattoria sociale, accoglie come collaboratori due ragazzi assegnati dai sevizi sociali e le loro complessità sono fonte di ispirazione per futuri progetti sociali.Ma, come ci ricorda in chiusura Monica, i problemi settoriali sono molteplici e si possono così elencare:

  • difficoltà di accesso al credito
  • burocrazia, 
  • politiche agricole nazionali inefficienti
  • rappresentanza politica inesistente, 
  • politiche agricoli comuni europee inadeguate alla realtà sarda
  • mancanza di una leadership per il settore caprino
  • costi di trasporti merci elevatissimi
  • mancanza di una zona franca regionale
  • trasparenza delle etichette agro alimentari
  • ricambi generazionali
  • carenza di ricerche di mercato
  • mancanza, più generale, di infrastrutture e di servizi indispensabili alla competitività aziendale (fibra ottica, strade, acqua ecc.)
  • concorrenza dei falsi prodotti made in Italy

 

Come si può vedere, si tratta di una serie di aspetti comuni al resto del territorio italiano ed è per questo motivo che, come giornalista, ritengo molto importante sostenere al massimo la micro-imprenditorialità, anche “solo” dandole visibilità e raccontandola. 

 

 

Note

(1)    “Cambiamenti ed evoluzione del pastoralismo in Sardegna”, a cura di di Benedetto Meloni e Domenica Farinella, Università di Cagliari, Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni, “Agriregionieuropa”, anno 11 n°43, dic. 2015

(2)  (2)  La Nuova Sardegna, “I veri ricchi sono a Cagliari, Bidonì è il paese più povero”, 5/4/2016

(3)    Boston Consulting Group, “Fattore Internet–Come Internet sta trasformando l’economia italiana“, aprile 2011