Stiamo vivendo l’esperienza più incredibile forse mai avvenuta: il mondo intero che si ferma per un periodo imprecisato e si chiude in casa aspettando che tutto passi per tornare… a fare che cosa?

Governanti, decisori, politici, tecnici, media, non hanno nessuna idea di che cosa fare, quindi “fanno cose” per non essere accusati di non fare nulla. Alcuni aspettano, altri chiudono tutto, altri aprono, altri ancora costruiscono ospedali in fretta e furia. C’è chi ordina di sparare a vista a chi esce di casa, o di incenerirlo col lanciafiamme. Chi pensa che sia una fatalità imprevedibile, e chi dice che pandemie del genere si ripresenteranno ogni 10 o 15 anni, quindi si deve imparare a conviverci.

David Quammen nel 2012 ha pubblicato Spillover, un libro inchiesta sulle zoonosomie, ossia sulle malattie che dagli animali si trasmettono all’uomo, come l’AIDS, le influenze aviarie e suine, Ebola, i virus Sars e Covid.  Egli sostiene che i virus zoonosomici saranno sempre di più le malattie del futuro, derivanti dalla rottura di habitat naturali e dalla rapidissima mobilità delle persone che in poche ore possono raggiungere qualsiasi posto. E aggiunge che una pandemia sarebbe iniziata in un mercato alimentare cinese, anticipando di otto anni ciò che purtroppo sta avvenendo ora.

Io non voglio certo aggiungermi al coro discorde di voci ed opinioni, e resto nell’orticvello delle mie competenze, limitandomi a riproporre alcuni strumenti di problem solving che potrebbero tornare utili sia a comprendere meglio ciò che sta succedendo, sia a governare al meglio ciò che succederà.

Per ogni strumento metto il link alla relativa pagina del mio Atlante di Strumenti di Problem Solving, pubblicato nel mio sito dove, sempre in sintesi, spiego di che si tratta.

Gli strumenti possono essere considerati a livello generale e mondiale, per orientare le proprie opinioni e scelte politiche e sociali, o a livello locale e personale, per orientare la ripresa della propria attività.

 

Problem setting

 

Qual è il problema? Se posso fare qualcosa per risolverlo, è un problema, altrimenti è la condizione in cui devo muovermi. Il mio problema non è il Covid, né lo stare in casa. Il problema è: come fare la spesa? Come fare movimento per conservare un tono muscolare accettabile? Quali gesti barriera e quali comportamenti adottare per contenere il rischio di contagio?

http://www.umbertosantucci.it/problem-setting/

 

Problem solving

 

Per comprendere la natura di un problema, bisogna considerare tutto ciò che si è fatto finora, e che ha generato il problema. Per risolvere il problema – per eliminarlo o per ridurne la portata – bisogna fare qualcosa di diverso da ciò che avevamo fatto finora. Dopo il periodo di reclusione forzata “tutto tornerà come prima”? O cerchiamo di cambiare qualcosa nei nostri spostamenti, nei nostri consumi, nei nostri comportamenti, nei modelli di business e di organizzazione?

http://www.umbertosantucci.it/problem-solving-in-5-passi/

http://www.umbertosantucci.it/problem-solving-strategico/

 

Resilienza

 

Se basta un virus a bloccare tutto, il nostro sistema ha un bassissimo livello di resilienza, ossia di flessibilità di fronte alle evenienze. Come fare a renderlo più resiliente? Come orientare le nostre opinioni socio-politiche, i nostri modelli di sviluppo e di economia, le nostre iniziative e i nostri comportamenti per rendere più resiliente sia la nostra vita sia il sistema globale?

http://www.umbertosantucci.it/atlante/resilienza/

 

Mappe e grafici

 

Le mappe sono rappresentazioni semplificate di realtà complesse. I grafici sono visualizzazioni di dati, al fine di coglierne entità e tendenze.

Se confrontiamo le mappe del traffico aereo, dell’agricoltura intensiva, della cementificazione, della densità di popolazione, dell’inquinamento atmosferico, sono tutte sovrapponibili alla mappa di diffusione del virus. Se ne potrebbe dedurre che il virus è la conseguenza di un modello di sviluppo non sostenibile e poco resiliente, e quindi o si impara a conviverci, o si fa qualcosa per cambiare il modello.

 

Salto di paradigma

Per cambiare occorre un salto di paradigma mentale, ossia del consueto modo di pensare. Dal paradigma della crescita continua occorre passare al paradigma della decrescita felice, dall’impresa come profitto all’impresa con responsabilità sociale, dallo sfruttamento di risorse non rinnovabili all’economia green, dal pendolarismo allo smart working. Il virus ci ha brutalmente costretti al cambiamento, ma può diventare l’occasione per mettere a sistema cambiamenti che alcuni di noi vanno predicando da oltre 30 anni, e che stiamo sperimentando solo ora e nostro malgrado.

http://www.umbertosantucci.it/atlante/paradigma/

 

SWOT

Possiamo usare l’analisi SWOT per valutare la nostra situazione da quattro punti di vista diversi: quali sono i vantaggi e gli svantaggi del qui ed ora, per esempio dello stare in casa, e quali le opportunità che possiamo cogliere domani, o le minacce da evitare, quando potremo rimettere il naso fuori di casa. Continueremo ad usare le mascherine e ad evitare gli abbracci? Ci ritufferemo nel turbine consumistico di prima, o adotteremo uno stile di vita più sobrio? Continueremo a fare ciò che facevamo o proveremo a inventarci nuove proposte per nuove nicchie di mercato?

http://www.umbertosantucci.it/atlante/swot-analysis-2/

 

Smart working

Si tornerà a fare i pendolari e le riunioni in presenza, oppure si andrà avanti nell’organizzazione di un lavoro veramente smart, riducendo inquinamento e stress e recuperando più tempo per la propria vita e la propria famiglia? L’organizzazione smart del lavoro va dal ristrutturare il proprio lavoro alla ristrutturazione aziendale e a progetti che trasformano l’intera società, operando sulle tre B: brick, bit e behaviour. Il mattone (brick) impone di rivedere l’edilizia abitativa con appartamenti più grandi provvisti di stanze separate per le varie attività da svolgere in casa, e i layout aziendali, superando l’open space per recuperare spazi isolati, protetti, flessibili e polifunzionali. La tecnologia (bit) necessita di reti veloci e accessibilità diffusa. Il comportamento (behaviour) richiede autogestione dei propri tempi e dei propri obiettivi, affidabilità, comunicazione.

http://www.umbertosantucci.it/atlante/smart-working/

http://www.umbertosantucci.it/smart-working-inferno-o-paradiso/

In questi tempi di ritiro forzato ci possiamo esercitare ad usare questi validissimi strumenti, che nella vita frenetica di prima non avevamo il tempo di approfondire e di praticare.