Come rispettare un romanzo che va di moda odiare

 

George RR Martin, l’autore della serie di romanzi Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (da cui tra l’altro è stata tratta la serie TV dal successo planetario Il Trono di Spade), ha raggiunto fama mondiale ed è diventata di pubblico dominio la sua imbattibile lentezza nel completare la serie stessa, alla quale mancano ancora almeno due volumi. I numerosi fan che si sono appassionati alla serie, considerando i frustratissimi ritardi di Martin, la sua evidente obesità e la sua età avanzata, si sono preoccupati del fatto che potrebbero non vedere la fine della serie; perciò è stato chiesto all’autore se avesse considerato la possibilità di affidare la sua storia ad un altro autore, ma egli, in un paio di interviste, ha disprezzato l’eventualità, commentando che ciò avrebbe prodotto qualcosa come Rossella di Alexandra Ripley, seguito di Via col Vento di Margaret Mitchell, definendo il romanzo della Ripley un “abominio”.

Martin non ha motivato tale opinione, ma questa è molto diffusa riguardo a questo romanzo, specialmente tra i critici letterari. È, però, anche un’opinione molto discutibile, e spiegherò perché. Andiamo con ordine.

 

                                                 

 

Quando, a fine 1989, si celebrò il cinquantenario dell’uscita sul grande schermo dell’adattamento cinematografico del romanzo della Mitchell[1], gli eredi dei diritti d’autore sul romanzo decisero che avrebbero pubblicato un seguito alla famosa storia. La questione della pubblicazione di un seguito al romanzo era vecchia quanto il romanzo stesso. A Margaret Mitchell venne chiesto di scriverne un seguito subito dopo il suo successo di vendite, ma rifiutò sempre di farlo fino all’ultimo giorno. Nel 1975, a ridosso del debutto televisivo del film, gli eredi della Mitchell affidarono ad Anne Edwards la scrittura di un seguito al famoso romanzo Premio Pulitzer, accordandosi con la MGM che tale romanzo sarebbe diventato un film.  La Edwards aveva lavorato come attrice e sceneggiatrice ed aveva inoltre già pubblicato dei romanzi; redasse il manoscritto intitolato provvisoriamente Tara, continuazione di Via col Vento. La MGM lo disapprovò e il manoscritto non venne mai pubblicato. Nell’89, il coinvolgimento diretto di Hollywood venne evitato. Il compito di scrivere il sequel venne dato ad Alexandra Ripley. Classe 1934, nata e cresciuta nel Sud degli Stati Uniti e laureatasi in un college femminile, tutte caratteristiche che la avvicinavano a Margaret Mitchell, la Ripley aveva prima lavorato nell’editoria e, successivamente, era diventata autrice, pubblicando, al 1989, cinque romanzi ed un libro-inchiesta. La maggior parte dei suoi romanzi erano romanzi storici. Il suo seguito a Via col Vento venne pubblicato nel settembre 1991 con il titolo Scarlett, in italiano Rossella.

La storia inizia un paio di giorni dopo la fine del romanzo originale, con Rossella O’Hara che si trova socialmente isolata ad Atlanta. Dopo infruttuosi tentativi di rompere questo isolamento, la protagonista parte per Charleston per inseguire Rhett Butler, l’ultimo dei suoi tre mariti il quale, si è resa conto, è l’unico che possa amarla per com’è. A Charleston, però, i tentativi di lei accentuano solo la frustrazione di Butler, situazione che incrementa la frizione fra i due. Per lasciargli spazio e fuggire dalla socialmente asfissiante Charleston, Rossella va a Savannah, dove vivono sia il nonno Robillard (padre della madre) che i parenti O’Hara (famiglia del padre di lei). La vicinanza della O’Hara con questi ultimi diviene subito evidente, tanto che la protagonista decide di continuare ad esplorare le sue radici irlandesi visitando l’Isola Verde. Qui, trova una nuova vita e ricostruisce il villaggio avito di Ballyhara, oltre ad aiutare i suoi familiari irlandesi ed appoggiare le rivendicazioni politiche degli indigeni. La riapparizione nella sua vita di Rhett, e la distruzione di Ballyhara in una battaglia fra indipendentisti e truppe inglesi, la porta finalmente a capire che l’unico legame stabile di cui ha bisogno nella sua vita è quello con Butler, col quale, tra l’altro, a Charleston ha concepito una figlia nata poi in Irlanda; l’uomo le confessa che per lui tale sentimento è reciproco.

Il romanzo ebbe un enorme successo commerciale, raggiungendo i 20 milioni di copie vendute, venne tradotto in 18 lingue e pubblicato in 40 paesi. Nel novembre 1991 un consorzio internazionale (di cui faceva parte anche Silvio Berlusconi, noto ammiratore di Via col Vento che si era fatto soffiare dalla Rizzoli la pubblicazione del romanzo della Ripley in Italia) acquistò per la cifra record, per allora, di 9 milioni di dollari, i diritti per la trasposizione sullo schermo televisivo del romanzo. La miniserie che ne venne tratta, con Joanne Whalley-Kilmer nella parte di Rossella e Timothy Dalton nella parte di Rhett Butler, debuttò in televisione a fine 1994, ebbe un buon successo di ascolti ma deluse la critica, anche se vinse un Emmy per Migliore Direzione Artistica in una Miniserie. Delle opinioni negative dei critici letterari riguardo il romanzo abbiamo già parlato.         

Se i critici hanno odiato Rossella perché l’hanno trovato un cattivo seguito, per accettare o controbattere il loro giudizio è opportuno stabilire dei criteri di valutazione. Per valutare un seguito ad un romanzo, a un film o a un’opera teatrale, siano questi il Riccardo II o Missing in Action II, è importante individuare cos’è che rende buone o cattive le continuazioni della storia originale. A questo proposito, è possibile individuare dei tranelli in cui gli autori di sequel cadono spesso. Uno molto insidioso consiste nel riscrivere, sostanzialmente, la storia originale con pochi cambiamenti di facciata, e far passare il tutto per una storia nuova. È una tattica facile, poiché non ha bisogno di sforzo creativo, e sicura, poiché si ripropongono tutti gli elementi che hanno già funzionato nell’originale confidando che funzionino anche nel sedicente nuovo intreccio; comunque, questa è più l’opera di un falsario che di un autore (Guerre Stellari: Episodio VII per me rientra in questa categoria, scopiazzando troppi aspetti di Episodio IV). Lo stesso dicasi per un’altra tentazione di molti autori, ossia il prendere una storia che hanno già in mente e che funziona narrativamente ma non ha totalmente niente a che fare con quella di un’opera di cui c’è richiesta di un seguito, cambiarne i nomi con quelli dei personaggi dell’opera di successo e spacciarla così come un seguito della suddetta (il film 58 minuti per morire si avvicina a questa caratterizzazione). C’è poi la possibilità che i personaggi dell’opera di successo vengano presi così come sono nell’opera originale e li si faccia scorrazzare in lungo e in largo per la trama senza un obiettivo preciso, un preciso motore dell’azione (è quello che fecero tanti autori medievali di poemi e romanzi cavallereschi, inviando Orlando o Amadigi impegnarsi in numerose avventure solo per il gusto dell’avventura stessa). Un buon seguito, invece, prende dalla storia originale le indicazioni per come andare oltre, i personaggi e le loro caratteristiche dicono all’autore come potrebbero comportarsi in futuro e quali obiettivi potrebbero avere. Quindi, nel caso di Via col Vento, è importante un’interpretazione del finale. Questo, infatti, è il finale per quello a cui si riferisce il titolo, ossia la civiltà del Sudamericano prebellico[2], incorporata quasi allegoricamente da Melanie Hamilton Wilkes, simultaneamente amica e rivale in amore di Rossella nel romanzo originale; però non lo è per i personaggi, specialmente per il personaggio di Rossella. Infatti, alla fine del romanzo originale, la sorte della signora O’Hara Hamilton Kennedy Butler è lasciata in sospeso e la sua condizione personale non è descritta, vi si allude soltanto. La Rossella O’Hara che Margaret Mitchell creò negli anni 1920 non era certo un modello di ragazza perbene: è una donna avida, golosa, pettegola, vanitosa, dispettosa, avara, cocciuta, ignorante, provinciale, civetta, insofferente riguardo ai figli avuti dai primi due mariti, sprezzante della Causa[3], indifferente rispetto alla Fede cattolica in cui è stata cresciuta, irrispettosa della servitù e appassionata di balli, cavalcate e feste. È anche bella, scaltra, tenace e, fisicamente, tosta come un chiodo da bara. La Rossella O’Hara della Ripley impara a condividere e spendere le sue sostanze con i parenti O’Hara; diventa sentimentalmente legata al solo Rhett Butler; sa rinunciare a rivendicare un posto al sole nella buona società di Atlanta; viene a conoscenza del mondo dopo aver sperimentato Atlanta, la Contea di Clayton, Charleston, Savannah e la campagna irlandese fino alla Dublino della stagione mondana in cui conosce il Vicerè d’Irlanda, inoltre cerca di capire le dinamiche politiche irlandesi; si interessa alle superstizioni e alla religione popolare dei conterranei del padre; si rende conto che gli intrattenimenti mondani per lei vengono dopo la cura della figlia Katie, avuta da Butler.  Quindi la Rossella O’Hara della Ripley è, alla fine del romanzo, generosa, gentile, moderata, tollerante, monogama, una madre responsabile, politicamente consapevole e sensibile alla dimensione religiosa della vita comunitaria.    

Alexandra Ripley, quindi, utilizza tutti gli elementi offerti da Via col Vento e crea una storia che sviluppi il personaggio di Rossella O’Hara attraverso di essi. Tutti i luoghi visitati da Rossella sono già citati nel romanzo originale e Rossella li visita in un ordine che abbia un senso per la struttura narrativa. Atlanta e Tara per provare a ristabilire le relazioni sociali, Charleston per inseguire l’ultima possibilità che crede di avere con Rhett, Savannah per fuggire da Rhett e ristabilire i rapporti con una parte perduta della famiglia, l’Irlanda prima per continuare la riscoperta delle sue radici e poi per ricrearsi una vita dove ha dei veri affetti, e il ritorno in America per prendere le decisioni con la sua nuova maturità. Anche i personaggi che vengono da Via col Vento sono riproposti solo come funzionali alla narrazione: nessun personaggio veramente sparisce in questo seguito; però se esso non serve alla Ripley, allora esce di scena con motivi plausibili, anzi addirittura eloquenti, come nel caso di Tony Fontaine, amico di Rossella, che torna nel Texas per scappare dall’atmosfera provinciale e formale della contea di Clayton. Anche le descrizioni aiutano la storia, e l’esempio più lampante è il contrasto a Savannah tra il monumentale ma spettrale Palazzo Robillard, abitato solo da un vecchio svuotato di umanità, e le affollate ma vivaci case degli O’Hara, piene di bambini e musica. Sul puro piano dell’abilità evocativa, il meglio dell’autrice in questo romanzo sono il compleanno di Patricia e il parto nella Casa Grande di Ballyhara, entrambe scene di impressionante vividezza degne del miglior film dei fratelli Cohen. E il lieto fine, se in Via col Vento era negato, in Rossella esiste: tuttavia non sembra forzato, bensì meritato dai personaggi che vi si trovano dopo aver superato una serie di prove imposte loro dalla vita. Si potrebbe dire che, se Via col Vento era un romanzo della Difesa, Rossella è un romanzo della Conquista, poiché se nel primo romanzo la protagonista difende ciò che le spetta, nel secondo conquista ciò che può avere. È inoltre la risoluzione di un chiasmo poiché, se in Via col Vento prima Rhett ama Rossella e poi Rossella ama Rhett, qui Rossella ama Rhett e poi Rhett ama Rossella. Inoltre, nel romanzo sono inserite parentesi storiografiche come quelle presenti in Via col Vento, e come quelle anche queste funzionali (la Storia di Charleston è la causa dell’atteggiamento dei propri abitanti, i racconti sui Re d’Irlanda sono alla base del patriottismo feniano[4]).

 

 

Essendo quindi Rossella un romanzo legato ad uno precedente, ma che lo sviluppa con competenza e ricchezza attraverso linee già presenti, lo si può definire un buon seguito. È risaputo che all’origine del romanzo c’erano anche grosse motivazioni di carattere commerciale ma, alla luce di ciò che ho scritto sopra, le accuse al libro di essere un pezzo di letteratura di nessun valore sono poco sostenibili, se non con considerazioni di gusto personale che però, se assolutizzate, sono fuorvianti o addirittura offensive. È probabile che chi lo ha letto e criticato si aspettasse di trovare un romanzo come Via col Vento. Ma pochi romanzi sono come Via col Vento; anzi, solo Via col Vento è come Via col Vento. E com’è possibile che un romanziere potesse scriverne un seguito come Margaret Mitchell, se neanche Margaret Mitchell ce l’ha fatta? In realtà, come Via col Vento aveva dato alla parabola del Vecchio Sud una saga che ne aveva sviscerato i vanti e le contraddizioni, Rossella riprende i personaggi del romanzo originale e dà loro la possibilità di realizzare la loro formazione. Alexandra Ripley ha assolto a questo compito con professionalità, abilità ed un indubbio amore per il romanzo originale. E per questo, forse, dovremmo tutti trattare questo suo romanzo con un po’ più di rispetto.



[1] A fine 1939 debuttò nei cinema americani Via col Vento, adattamento cinematografico del romanzo della Mitchell, diretto da Victor Fleming, con Vivien Leigh nella parte di Rossella e Clark Gable nei panni di Rhett Butler, anche se la vera forza creatrice dietro il film fu il produttore David O. Selznick. Nonostante la Seconda Guerra Mondiale, il film fu un successo planetario.  

[2] “Prebellico” qui si intende come antecedente alla Guerra Civile Americana, combattuta tra il 1860 ed il 1865. 

[3] La Causa Gloriosa o, semplicemente, la Causa era il nome, o l’eufemismo, con cui i sudisti chiamavano la ragione o l’insieme di ragioni in nome dei quali venne combattuta la Guerra Civile Americana.

[4] I Feniani appartenevano ad una società segreta che nel XIX secolo promossero attacchi terroristici per ottenere l’Indipenden d’Irlanda dal Regno Unito.