Improvvisa mancanza, per lo più totale e permanente, di una determinata disponibilità, associata spesso a detrimento, danno, rovina: la p. della vista; ebbe gravi p. al gioco; la p. di una nave; riferito a persone, vi si associa il sign. di ‘morte’”.

“Era inconsolabile dopo la p. del padre”

Si dice che veniamo al mondo e ce ne andiamo sempre da soli, ma fino ad oggi nel momento della nostra nascita lo facciamo attraverso la persona che ci ha dato la vita, e credo che col tempo, col passare degli anni, cominciamo a capire sempre di più cosa veramente significhi. E’ un dato acquisito nella nostra memoria, nella nostra quotidianità, come qualcosa di molto scontato, è, e basta… Crescendo e diventando adulti, vivendo la nostra vita, magari pure avendo figli nostri, cominciamo a capire il vero significato di questo “dare la vita”.

La nostra forma di vita è cambiata. Lasciare mano a mano la campagna e vivere sempre di più nelle città ha comportato cambiamenti radicali che riscontriamo nella storia contemporanea. C’è stato pure un momento, circa una trentina di anni fa, in cui sembrava che i giovani avessero riscoperto la vita in campagna, con prospettive completamente ribaltate: un ritorno alla coltivazione della terra, alla vita sana, ad una vita ecologicamente corretta per noi ed il pianeta, al cambio totale dell’impostazione di vita privilegiando come primo valore la tranquillità ed il benessere personale rispetto alla parte economica, che significava un lavoro stressante, un ritmo frenetico in mezzo al cemento, la luce artificiale, il poco tempo libero da passare insieme alla famiglia.

Però, in linea di massima e secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il processo di abbandono delle campagne non accenna a fermarsi. La percentuale della popolazione urbana supera quella della popolazione rurale anche nei paesi meno sviluppati, che sono quelli in cui vive oltre l’80% degli essere umani. L’epidemia di Covid19 ha provocato un piccolo cambiamento temporaneo e soprattutto nelle grandi città, tipo New York interi edifici di uffici sono stati svuotati, la gente è andata a vivere nelle periferie della città, aiutandosi con lo smartworking per continuare ad avere un reddito, e c’è stata anche una piccola percentuale di persone che ha approfittato dell’occasione per cambiare totalmente mestiere e diventare autosufficienti diversamente.

E qui, viene bene il concetto economico di perdita: una perdita si realizza quando i costi sostenuti per l’acquisto di un bene sono maggiori dei guadagni conseguiti dalla sua vendita.

Direi che in linea generale, con la pandemia ci abbiamo perso tutti! O meglio, abbiamo subito delle perdite delle quali ancora non riusciamo a capire completamente il significato. Abbiamo investito tanto del nostro tempo nel mantenerci vivi e andare avanti nei migliori dei modi.

Le perdite umane, di amici e parenti, sofferte in questo periodo secondo me sono state molto più tristi e ci hanno lasciato molto più soli, perché non abbiamo potuto partecipare alla dipartita del defunto, non abbiamo potuto condividere i loro ultimi giorni, la loro sofferenza! E’ stato un prendere atto da un giorno all’altro che non c’erano più, ma senza riuscire a prendere coscienza, fino in fondo, della realtà.

Siamo essere umani, ed abbiamo bisogno di un tempo di riflessioni, di accettazione delle cose, invece da una parte tutto era statico, quasi inamovibile e, dall’altra, i cambiamenti erano talmente drastici da non darci il tempo per il lutto! Ved. “Le mancanze ci rendono vulnerabili”.

 

Mi è capitato di ricevere un avviso da Google che mi avvertiva che il mio spazio di archiviazione era quasi esaurito. Dunque, con santa pazienza, mi sono messa a cercare di liberare più spazio possibile, cancellando delle email. E qui, l’effetto dirompente del riaffiorare della memoria.

Mi sono ritrovata con alcune email di amici carissimi che non ci sono più, con messaggi spensierati di qualche anni fa, con degli scambi tra persone che vivevano in piena libertà d’azione, dove i viaggi erano all’ordine del giorno e nessuno sapeva cosa significava usare una mascherina. E mi è venuto un forte senso di perdita! Di perdita degli affetti, di perdita di tempo, perché vissuto quasi a metà, di perdita della tranquillità e della libertà di movimento, ma anche un desiderio di non vivere più nella paura, per te, ma soprattutto per gli altri. Un continuo martellare sul numero dei morti, sulla quantità dei contagi, su tutto quello che abbiamo vissuto: troppo per chiunque abbia un minimo di sensibilità!

Si sono persi degli amori, delle amicizie perché non più coltivate, delle opportunità perché non più colte e, soprattutto, oggi, ci troviamo in una situazione che è di per sé una perdita emotiva enorme: ci troviamo con una guerra, che significa perdita di vite umane, di dignità, di serenità di vita.

Photo by Beth Jnr on Unsplash

Festeggiare ogni giorno che viviamo, nel nostro piccolo, non basta più… C’è bisogno di vedere gli amici, di cercare una normalità che vada vissuta sì con cura, ma senza quella paura primordiale con la quale abbiamo vissuto gli ultimi due anni…

Non vorrei perdere me stessa!

Y el problema es que yo ya me perdí! No sé cuando, sé solo que es un sentimiento fuerte y potente del cual no puedo ni siquiera hablar en otro idioma que no sea el mio. Lo he visto de reflejo en la sonrisa de una persona a la cual quiero mucho, y percibí claramente que ninguna de las dos logramos sonreir así cuando estamos juntas! Cuando, como, porqué, no tengo la menor idea, es necesario que lo entienda, que me encuentre conmigo misma, para poder seguir viviendo como lo hacia una vez! Va mucho mas allà de la vida y de los años…

 

Primo Levi ha detto: Accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso.”

 

 

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La foto dell’articolo, donna nell’acqua è di Karina Tess on Unsplash