Numero 76 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Siamo un buon punto di riferimento?

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di Marisol Barbara Herreros

 

Buona educazione non significa solamente salutare quando si incontra qualcuno che si conosce o, in generale, quando si entra in un determinato posto. Per me, la buona educazione si vede nell'anima! Cosa vuol dire? Non so se riesco a spiegarlo tanto chiaramente come la vedo io.

Il terreno è sottile, scivoloso e pieno di trappole. Lasciando da parte il formalismo insipido, la forma  per la forma, mi piacerebbe entrare nell'intimo di ognuno. Come ci sentiamo di fronte a noi stessi? Come ci osserviamo? Quanta stima abbiamo di noi stessi? Quanta sicurezza abbiamo? Una cosa è quello che mostriamo agli altri, un'altra è quello che veramente siamo e soprattutto in confronto di noi stessi. Essere giusti non è qualcosa che ci viene spontaneo. E' una conseguenza dei valori che ci hanno formato da quando siamo nati. Sembra una cosa banale, ma diventerà sempre più importante per lo sviluppo della nostra vita e per il tipo di rapporto che stabiliamo con gli altri in ogni singolo atto che compiamo.

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Gli scaffali delle librerie sono pieni di manuali e libri che ti insegnerebbero il comportamento in società, pieni di cliché che vanno dal sapersi comportare a tavola a come vestirsi adeguatamente per l'occasione. Non è a questo che mi riferisco, quando parlo di buona educazione; penso al rispettare i nostri ideali, a rispettare quello che veramente siamo e la verità di quello che vogliamo.

Non è facile. La vita ci obbliga a fare delle scelte continue, dal momento che ci svegliamo al momento che andiamo a dormire. La routine quotidiana non ci permette di fare una valutazione costante dei nostri atti, anzi, la maggior parte del tempo siamo praticamente narcotizzati dal da-farsi, dal ritmo imposto dalla globalizzazione alla nostra vita. Tutto è più veloce, e noi abbiamo sempre meno tempo per pensare a chi siamo e a quello che facciamo, figurarsi pensare a come lo facciamo!  

Una volta c'erano delle istituzioni che ti venivano incontro. Nei paesi occidentali c'erano la scuola, la chiesa, e lo stato, che in alcuna maniera ti aiutavano a regolarti. La scuola era molto più rigida sotto l'aspetto della disciplina, certe volte anche inutilmente, infatti il detto “la letra con el sangre entra”  voleva significare che se non apprendevi con le buone, ti facevano apprendere con le cattive e questo poteva voler dire anche un ceffone, o giù di lì. La chiesa (cattolica nella maggior parte dei casi), aveva delle parrocchie che a livello di quartiere offrivano la possibilità di convivenza per i ragazzi: le partite di calcio, il ping pong, i cori, etc. etc. e poi lo stato  faceva il suo mestiere con serietà, non sempre bene, ma almeno chi rappresentava lo stato era gente di una certa statura politica e morale.

Oggi, la comunicazione con i suoi nuovi mezzi ha cambiato la nostra vita in forma tale che molte di queste cose non esistono più o almeno chi vive nelle città non ne usufruisce più come una volta.
La scuola è diventata un impiego per una generazione che non ha molte opportunità di lavoro, dunque quasi un ripiego per avere uno stipendio sicuro. In aula, la disciplina è molto difficile mantenerla e so per certo che più di un insegnante ha qualche paura di andare in aula con gli adolescenti. I genitori, una volta, davano sempre e comunque ragione ai maestri, oggi, i genitori minacciano gli insegnanti quando pensano che i voti dati ai loro figli non siano quelli giusti. E' difficile imparare l'educazione in una scuola come questa. Anzi, bisognerebbe cancellarla, distruggerla per poter fare qualcosa di nuovo dove i ragazzi possano apprendere qualcosa di utile, decente, e pragmatico per la mente ma anche per l'anima.

Sulle attività delle chiese non mi pronuncio, il discorso si fa estremamente complicato. Vengo da un paese dove l'unica religione possibile era la religione cattolica, tutto il resto era al margine, troppo poco importante come per lasciare qualsiasi segno. Ho sempre visto delle figure religiose in qualsiasi atto pubblico del governo in rappresentazione dello stato. Dalla inaugurazione di una piazza ai festeggiamenti della festa della repubblica, in tutti gli atti ufficiali si può contare con la presenza di un cardinale, di un vescovo o di un semplice prete di quartiere. 

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Ma i costumi sono cambiati, anche la chiesa è cambiata; e la famiglia media la domenica non va tutta insieme a sentire la messa. Al massimo, si va a messa per i matrimoni, i funerali e/o per delle occasioni molto specifiche. L'attività delle parrocchie è diminuita o diciamo che i parrocchiano sono sempre più distratti. Le possibilità di movimento sono aumentate per tutti, e le gite fuori città sono accessibili a quasi tutti, dunque le domeniche, da quando ci si andava a messa tutti insieme e dopo a pranzo tutti insieme compresi i parenti più vicini, si sono trasformate in una dispersione degli individui ognuno con il suo gruppo per fare attività diverse che raramente diventano occasione di unione della famiglia.

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Stessa cosa si può dire dell'attività dei partiti politici. Una volta c'erano le sezione di partito o la casa del popolo o come si volesse chiamare, ma il senso era un po' lo stesso. Si organizzavano delle attività che si facevano in gruppo mirando a certi ideali, a certe speranze di una vita migliore. In ambedue i casi, la chiesa ed i partiti, c'era l'inseguimento di certi principi, di certi valori nei quali si credeva e si cercava di fare qualcosa che aiutasse a mettere in atto questi principi di vita.

La perdita di fede, politico e religiosa, ha portato allo svuotamento di ambedue lasciando una generazione a crescere molto più da sola, generalmente davanti alla televisione, con poche attività di gruppo da svolgere. Almeno prima imparavi a discutere, a litigare, a difendere la tua posizione cercando di capire l'altro, e se non lo capivi, c'era qualcuno che poteva mostrarti la strada. Le famiglie erano più numerose, i figli in generale erano più di uno, e così capivi subito che c'erano delle gerarchie, i più grandi avevano più diritti, più obblighi e rappresentavano i genitori nella loro assenza. Si divideva tutto in parti uguali, e se non lo facevi, c'era quasi sempre un fratello o sorella maggiore ad insegnartelo, anche lì, con le buone o con le cattive; giocavi, litigavi e facevi la pace, imparavi a rapportarti in un ambiente sicuro affettivamente. Certo, anche in famiglia si può trovare di tutto e di più, ma stiamo parlando in generale...

Dunque, la crescita dell'anima è stata lasciata non si sa a chi! I genitori sono molto occupati a darsi da fare per mantenere una stabilità economica alla famiglia, il tempo da passare insieme è minore e la stanchezza fisica e mentale porta ad essere più pigri nella educazione dei figli. Dire di no è più difficile perché comporta il far capire molte più cose, il che significa un sacrificio, una attenzione dedicata, e si trova sempre una giustificazione per rimandare a dopo. A quando? Non si sa, e nel frattempo il tempo passa.
E i ragazzi crescono vedendo dei genitori affranti, deboli, condiscendenti e non capiscono quale è il comportamento giusto. NON HANNO PUNTI DI RIFERIMENTO AI QUALI GUARDARE.

La verità di quello che siamo viene fuori in poche occasioni e molte volte è soltanto davanti a una tragedia, alla quale si sarebbe potuto mettere rimedio prima, se si avesse avuto l'accortezza di cercare di capire cosa stava succedendo. Con noi, con chi sta vicino a noi, con chi ci rapportiamo per lavoro, per scelta, per dovere.

Imparare a conoscersi, a rispettare se stesso e chi ti sta accanto, è una operazione continua. Un atto che dovrebbe essere fatto giorno per giorno, passo dopo passo, fino a che non sia come il respirare, ossia, non ne puoi fare a meno!


Marisol Barbara Herreros:  Cilena di nascita nazionalizzata italiana, con più di 30 anni di esperienza in marketing, vendita e relazioni pubbliche (fatto anche la dogsitter a Londra, vissuto in una houseboat sul Tamigi e la receptionist di un grande albergo a Santiago, tra altre cose). Viaggiato un po', vissuto stabilmente in Santiago del Cile, Quito, Londra e Roma. Responsabile della Redazione di Caos Management. Direttore di GEManagement Ltd. Presidente Associazione Innesto.
http://www.linkedin.com/in/barbaraherreros
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Somos un buen punto de referencia?

de Marisol Barbara Herreros

Una buena educación no es simplemente decir hola cuando te encuentras con alguien que conocido, o, en general, al entrar en un lugar determinado. Para mí, una buena educación se puede ver en el alma! ¿Qué significa eso? No sé si puedo explicar tan claramente como yo lo veo.

El terreno es sutil, resbaladizo y lleno de escollos. Dejando de lado el formalismo delicado, la forma por la forma  me gustaría entrar en la parte  profunda de cada uno. ¿Cómo nos sentimos de frente a nosotros mismos? ¿Cómo nos vemos? Cuánta estima tenemos? ¿Cuánta seguridad? Una cosa es lo que mostramos a los demás, otra es lo que realmente somos y sobre todo en delante de nosotros mismos. Ser justos no es algo que viene naturalmente. Es una consecuencia de los valores que se han ido formando desde que nacimos. Parece una cosa trivial, pero será cada vez más importante para el desarrollo de nuestra vida y el tipo de relación que tenemos con los demás y en cada acto que hacemos.

Las estanterías están llenas de manuales y libros que se supone te enseñan el comportamiento en sociedad, llenos de clichés que van desde como comportarse en la mesa hasta saber cómo vestirse adecuadamente para la ocasión. No es a esto a lo que quiero referirme cuando hablo de buena educación; pienso a respetar nuestros ideales, a respetar lo que somos en realidad y la verdad de lo que queremos.

No es fácil. La vida nos obliga a tomar decisiones continuamente, desde que  nos despertamos hasta que nos vamos a dormir. La rutina diaria no nos permite hacer una evaluación constante de nuestros actos, de hecho, la mayoría de las veces estamos casi aletargados por el quehacer, el ritmo impuesto por la globalización en nuestras vidas. Todo es más rápido y tenemos cada vez menos tiempo para pensar acerca de lo que somos y lo que hacemos, y mucho menos pensar en cómo lo hacemos!
 
 En los países occidentales, existían los colegios, la iglesia y el estado, que ayudaban a regularizar la vida.   La escuela era mucho más rígida en el aspecto de la disciplina, a veces incluso sin necesidad, en realidad el dicho "la letra con sangre entra" significaba que aprendías o  con las buenas o con las malas,  y esto podría significar desde una bofetada a castigos más severos. La iglesia (católica en la mayoría de los casos),   era presente en casi todos los barrios con  parroquias que ofrecían la posibilidad de punto de encuentro para los niños y los adolescentes: partidas de fútbol, ping pong, coros, etc. etc. y hay que reconocer que el Estado  hacía su trabajo con mas seriedad, a lo mejor no siempre, pero al menos sus representantes  eran personas de una cierta estatura política y moral.

Hoy en día,  los nuevos medios de comunicación han cambiado nuestras vidas de tal forma que muchas de estas cosas o ya no existen, o por lo menos la gente que vive en la ciudad no los usa como antes.

La escuela se ha convertido simplemente en un trabajo para una generación que no tiene muchas oportunidades, con lo que es casi un repliegue para tener un ingreso seguro. En la clase, la disciplina es  difícil de mantener y sé por cierto que más de un profesor tiene  miedo de entrar a las clases de los adolescentes. Los padres, antiguamente,  daban siempre la razón a los maestros, mientras que hoy los padres amenazan los maestros cuando piensan que los tratos y evaluaciones dados a sus hijos no son los correctos. Es difícil aprender la educación en una escuela como esta. De hecho, esta escuela se debería abolir, destruirla para hacer algo nuevo donde los niños puedan aprender algo útil, decente, con un enfoque más pragmático, mental y también del alma.
 
Sobre las actividades de las iglesias no me pronuncio, el tema es extremadamente complicado. Vengo de un país donde la única religión posible era la religión católica, todo lo demás estaba en el borde, demasiado insignificante como para influir a nivel de masa. Siempre he visto  figuras religiosas en cualquier acto público de la representación del gobierno del estado. Desde la inauguración de una plaza a los festejos de las fiestas patrias, en todos los actos oficiales se puede contar con la presencia de un cardenal, un obispo o un simple cura de barrio.
  
Pero las costumbres han cambiado, la iglesia ha cambiado, y la familia media no va todos los domingos a misa. En general, va a la iglesia para los matrimonios, funerales, u  ocasiones muy específicas. Las actividades de las parroquias han disminuido o podemos decir que los parroquianos son cada vez más distraídos. Todos tenemos mas posibilidades para movernos y los viajes fuera de la ciudad son accesibles a casi todo el mundo, y así el domingo, cuando antes fuimos a Misa juntos y después a almorzar  siempre todos juntos, incluyendo los parientes más cercanos,  se han convertido en una dispersión de individuos cada uno con su grupo a las diferentes actividades que rara vez se convierten en una ocasión para reunirse con la familia.

Lo mismo se puede decir de los partidos políticos. Una vez, la sede de partido o la casa del pueblo o como quieras llamarlo, cumplían mas o menos los mismos objetivos. Organizaban actividades de grupo que estaban destinadas a seguir los ideales, las esperanzas ciertas de una vida mejor. En ambos casos, la iglesia y los partidos políticos, perseguían ciertos principios, ciertos valores en los que se creía y se trataba de hacer algo  práctico basado en estos principios de vida.

La pérdida de la fe, política y religiosa, ha llevado a un vació dejando una generación a crecer mucho más sola, por lo general de frente a la televisión, con  pocas o ninguna actividad de grupo. Por lo menos antes se aprendió a hablar, a sostener tus ideas, a defender su posición tratando de entender al otro, y si usted no entiende, había alguien disponible a mostrar el camino. Las familias eran más numerosas, los hijos eran por lo general más de uno, y se comprendía de inmediato que había jerarquías, el más grande tenía más derechos, más obligaciones, y representaba a los padres en su ausencia. Todos compartíamos en partes iguales, y si no lo hacías,  había casi siempre un hermano o una hermana que te enseñaba, incluso allí, por las buenas o por las malas, jugabas, peleabas y te reconciliabas, aprendías a relacionarte en un ambiente emocionalmente seguro. Por supuesto, incluso en la familia  se puede encontrar de todo y más, pero estamos hablando en general...

Entonces, alimentar el alma es una tarea que no se sabe de quién es!   Los padres están muy ocupados como para hacer algo más que mantener la estabilidad económica de la familia, y el  tiempo que se pasa juntos es menor y la fatiga física y mental conduce a la pereza en la educación de los niños. Decir que no, es más difícil porque se trata de hacer entender mucho más, de explicar,  lo que significa un sacrificio, una atención especial, y siempre se puede encontrar una excusa para posponer. Para cuando? No se sabe, y mientras tanto, el reloj sigue corriendo.
Y los niños crecen viendo padres agobiados, débiles, condescendientes y no entienden lo que es el comportamiento correcto. NO TIENEN UN BUEN PUNTO DE REFERENCIA.

La verdad de lo que realmente somos surge en algunos casos y a menudo es sólo frente a una tragedia, a la cual se podría haber puesto remedio antes, si se hubiera tenido la precaución de tratar de entender lo que estaba pasando. Con nosotros, con los que están cerca de nosotros, con quienes nos relacionamos en el trabajo, por decisión propia, o por obligación.

Aprender a conocerse, a respetar sí mismo y a quienes nos rodean, es una operación continua. Un acto que se debe hacer día a día, paso a paso, hasta que sea como respirar, es decir, no  puedes no hacerlo!

 

 

Marisol Barbara Herreros: chilena de nacimiento y nacionalizada italiana, con más de 30 años de experiencia en marketing, ventas y relaciones públicas (trabaje también como dogsitter en Londres, viví en una casa flotante en el Támesis y trabaje como recepcionista de un hotel grande en Santiago, entre otros cosas).He viajado su poco,  vivido  permanentemente en Santiago, Quito, Londres y Roma. Jefe de la Junta Editorial de la revista electronica “Il Caos Management”. Director de GEManagement Ltd. Presidente de la Associación Cultural Innesto (Injerto). http://visionbarbara.blogspot.it/
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