Paul Krugman, economista da premio Nobel (2008), si complimenta nel suo blog con l’Europa per la creazione di posti di lavoro. In particolare si rallegra della Francia e si sorprende di come questa crescita del mercato del lavoro sia rimasta sommersa.

Fatti i dovuti distinguo tra Nord e Sud Europa, Krugman si sofferma a esaminare un fenomeno rimasto in ombra a causa delle alterne vicende dell’Euro, ma di certo importante specie in considerazione del dibattito in corso negli Stati Uniti circa salario minimo e tassazione del lavoro.

 

 

 

Secondo Krugman, nuovi posti di lavoro e benefici socio-assistenziali non sono in conflitto. La riprova sarebbero proprio i Paesi nord-europei in cui la protezione dei lavoratori è a livelli inimmaginabili negli Stati Uniti. In un momento in cui in Italia da più parti si invoca la liberalizzazione del mercato del lavoro e si imputa all’elevato costo del lavoro la rovina delle piccole aziende, è interessante notare come oltre oceano si stia invece guardando a soluzioni più vicine al garantismo europeo.

I dati parlano: la fascia di età 25-54 anni soffre negli Stati Uniti livelli di disoccupazione più alti che in Francia. Naturalmente, non è sempre stato così: negli anni ’90 i sussidi di disoccupazione francesi erano un deterrente per trovare lavoro. Il mercato era fermo.

Ma le cose sono cambiate e nel cuore della controversa questione dei sussidi alla disoccupazione di lunga durata aboliti dal Congresso o dell’assistenza medica obbligatoria imposta dall’amministrazione Obama e ferocemente combattuta dai Repubblicani, l’America guarda incredula e ammirata all’Europa per i successi di Francia e Germania. Un monito per l’Italia che sogna l’America.

 

  • La foto è del giorno che hanno firmato il “The Tax Relief, Unemployment Insurance Reauthorization, and Job Creation Act of 2010″