Per chiarire il perimetro all’interno del quale si intende dare un contributo, è importante ricordare che il processo di internazionalizzazione e di interdipendenza tra le economie è precedente alla crisi esplosa nell’autunno del 2008. Non solo. Proprio nel corso di questo lungo periodo recessivo le aziende che hanno dimostrato di aver saputo reagire sono quelle con una percentuale più o meno consistente della propria cifra di affari dedicata all’export.
La proiezione internazionale deve nascere da una consapevole scelta che tenga conto di alcune variabili fondamentali quali:

  • il prodotto;
  • l’innovazione;
  • il sistema;
  • lo stile di management.

La globalizzazione ha reso più facile e più diretto il confronto a l’utilizzo di un linguaggio comune (l’inglese) o di un sistema universale (B2B) non ha modificato le differenze culturali e le caratteristiche peculiari dei vari mercati.
Differenze e caratteristiche che investono: lo stile di leadership, lo stile di comunicazione, la sensibilità verso gli aspetti culturali, la disponibilità ad adattarsi, la capacità di comprendere gli aspetti comuni del business, l’approccio multiculturale.
Queste impressioni ed esperienze, maturate direttamente lavorando in contesti internazionali, hanno trovato conferma in una recente ricerca promossa da Right Management sul tema “Leading across cultures in the Human age” alla quale hanno offerto il loro contributo più di 1860 leader di 13 nazionalità diverse, un campione molto rappresentativo, composto da CEO e Direttori di Funzioni che operano sia in diversi contesti geografici che di business.  

 

 

L’analisi sulle differenze e le caratteristiche sopra menzionate, ha portato ad identificare si macro aree nelle quali sono stati identificati non tanto elementi di omogeneità ma diverse convergenze: Nord America (US e Canada); America Latina (Messico, Sud America); Asia Pacifica (Australia, Cina, India, Indonesia, Giappone, Malesia, Filippine, Sud Corea, Vietnam); Europa; Middle-East; Africa.
Al di là di una naturale predisposizione relazionale e di una inevitabile flessibilità, emergono, quali componenti fondamentali dell’internalizzazione, alcune specifiche skills quali:

  • Adapting socially;
  • Demostrating creativity;
  • Even disposition;
  • Respecting beliefs;
  • Instilling trust;
  • Navigating ambiguity

per ciascuna delle quali vorremmo sintetizzare quanto emerso nelle interviste.

Adapting socially. Capacità di sviluppare relazioni con persone nuove, in ambienti e contesti non familiari e di dimostrare un autentico interesse verso più interlocutori.

Demostrating creativity. Capacità di prendere in considerazione e di valutare attentamente tutte le possibili risultati di muoversi in ambienti incerti.

Even disposition. Capacità di saper mantenere un adeguato self control anche in mancanza di punti di riferimento e/o sistemi.

Respecting beliefs. Saper accettare le differenze di costumi, politiche, religiose, sociali per cogliere le aree comuni di confronto.

Instilling trust. Rigore e capacità di sviluppare senso di affidabilità come partner.

Navigating ambiguity. Gestire con un’adeguata tolleranza dell’ambiguità organizzativa e dei contesti.

A parte l’aver trovato una conferma di quanto sperimentato personalmente, mi sembra utile concludere questo contributo sintetizzando quelli che sono  i pros and cons degli italiani quando operano all’estero.
Manchiamo di un approccio sistemico e la storia di molte aziende italiane conferma questa endemica debolezza rispetto alle aziende di altri paesi, che riescono a sostenere con servizi adeguati le loro imprese all’estero.
Abbiamo, però, rispetto per le altre culture, forse perché non abbiamo una forte identità culturale e questo ci porta ad avere quel naturale riguardo miscelato ad una curiosità che ci permette di entrare adeguatamente nei contesti più diversi.
Come confermato anche dai ratings raggiunti in seminari internazionali di management, abbiamo un elevato problem solving, parte del DNA nazionale, sull’origine del quale si potrebbe discettare a lungo anche se basterebbe fare riferimento proprio a quella mancanza di sistema che ci porta ad arrangiarci sin dalla tenera età. Questo però non ci evita di incorrere spesso in luoghi comuni e di avere un approccio miope e superficiale.
Last but not least siamo ancora poco internazionale rispetto alle potenzialità di vendita del nostro Paese che, nonostante tutto, continua ad avere nel resto del mondo un appeal che non sappiamo adeguatamente sfruttare.