In memoria di Anna
Morire.
Morire senza ascoltare più Malher. Senza più leggere James.
Senza più muovere le mani. Senza più credere.
Gli amici che ti parlano di loro.
Le persone che avresti voluto amare e che lo hanno impedito.
La voglia di vomitare.
Il gusto di guardare. Piangere avendo dimenticato perché.
E le note dell’Adagietto in un fresco mattino di Giugno.
Il sonno che ti raggiunge tardi nella notte quando già disperavi.
Un risveglio improvviso. Un gallo dalla voce sbilenca.
Il ricordo di un uomo.
Morire.
Morire senza più dire Domani andiamo al mare.
Senza più misurare gli attimi.
Senza più aspettare.
La polvere sulle cose. Il giardino che invecchia.
Le donne che ti salutano dalla finestra. Lo squillo di un telefono.
Il desiderio di ascoltare una voce.
La coscienza di un’assenza.
Il nero piumaggio di un merlo maschio.
Quando penso ad Anna la vedo nella sua casa,
insieme ai suoi bambini.
Anna ha 37 anni e gioca con Carlo e Gabriele, di sei e tre anni.
Quando penso a lei, lunghi capelli pieni di vento, so che è bella.
So che sorride.
Quel suo sorriso non svanisce mai ogni qualvolta penso a lei.
Quando penso ad Anna ascolto la voce di Marco che me la racconta.
Perché non l’ho mai incontrata.
Non ho mai sentito il palpito del suo cuore attraverso le vesti,
né visto il suo sguardo ammiccante.
Sento la sua gioia di possedere la vita stretta in pugno.
Abitare la propria casa.
Sapere di essere dove si vuole stare.
Gli amici che dicono “Marco, Anna é pazza di te”.
Il lavoro, le amiche, i genitori alla porta accanto.
Le sorelle sbarcate negli Usa.
Una lunga lista di cose da fare.
Di vita da vivere.
Quando penso ad Anna la vedo in vacanza, in collina tra funghi e fragoline rosse.
E la vedo vestita di azzurro. Perché quel colore, non so spiegarlo.
Immagino che ami i fiori selvatici, quelli che crescono nascosti dietro canne e
tronchi d’albero.
Immagino i sandali che porta ai piedi,
e vedo i suoi piedi snelli, le unghie laccate di rosso.
Sono ricci i suoi lunghi capelli, elegante zingara,
sono scuri e lunghi i suoi ricci capelli.
Quando penso ad Anna il mio corpo s’incurva:
la mia anima ha cent’anni.
Morire.
Morire in corsie d’ospedali… Un’ora per i visitatori.
Morire senza più questo splendido ottobre.
La luce attraverso le imposte.
Le grida giù nella via.
I bambini che ti salutano al ritorno.
Morire.
Senza sentire rumori. Senza ascoltare le voci.
Lontane. Sommesse.
Che ti spingono a tornare…che ti lasciano andare.