Gli scettici – gufi in Italia – sono tanti nel mondo. La novità ci stressa, il cambiamento ci terrorizza. Se e quando possiamo cerchiamo di contrastare qualsiasi fenomeno e qualsiasi avvenimento che possa minacciare il nostro modo personale di vivere. Esempi se ne potrebbero citare moltissimi a cominciare dalle piramidi inutili e che rovinano il paesaggio per finire con Uber Pop. Spulciando nell’archivio del Notiziario che, nato nel 1998 è l’antenato di questa rivista, ho ritrovato l’articolo che sottopongo.

 

 

Mentre tutti prevedevano l’imminente boom della Rete, Bob Metcalfe sentenziò: “Internet ha i giorni contati. Soccomberà sotto il suo stesso peso”.

Storia di un luminare della Rete, di una profezia sbagliata e di una punizione esemplare. 

Nel 1995, Internet era appena all’alba della sua crescente popolarità. Tutti gli analisti erano concordi nel ritenere che, nel corso dell’anno successivo, si sarebbe assistito al decisivo boom della Rete. Molti di loro facevano affidamento su di un assunto noto come Legge di Metcalfe. Secondo questa legge, l’utilità e il valore di una rete sono pari ad n(n-1), dove n è il numero degli utenti. In altre parole la Legge di Metcalfe stabilisce che il valore di una rete cresce in maniera esponenziale al crescere del numero dei propri utenti.

Dunque, siccome tutti erano concordi nel ritenere che gli utenti di Internet, durante il 1996, sarebbero aumentati di parecchie unità, se ne poteva evincere che nel corso di quell’anno si sarebbe assistito ad un vero e proprio boom del network. Nessuno avrebbe dovuto stupirsi venendo a sapere che anche Bob Metcalfe, inventore della legge omonima, prevedeva per il 1996 l’esplosione della Rete. Nessuno avrebbe dovuto stupirsi; sennonché, Bob aveva in mente un tipo diverso di esplosione: “Prevedo che Internet diventerà presto, spettacolarmente, una supernova e durante il 1996 collasserà in maniera catastrofica,” scrisse su InfoWorld.

Ora, Bob Metcalfe non era l’ultimo arrivato. A parte la legge di cui abbiamo parlato, numerosi altri erano stati i suoi contributi allo sviluppo dell’informatica. Nato a Brooklyn nel 1946, si era laureato nel 1969 al Massachusetts Institute of Technology (MIT). Nel 1972 aveva iniziato a lavorare per la Xerox al Palo Alto Research Center (PARC). L’anno seguente, insieme al collega D. R. Boggs, inventò Ethernet, un protocollo per reti locali che attualmente collega 100 milioni di computer in tutto il mondo. Faceva quindi una certa impressione sentirlo profetizzare l’imminente fine di Internet.

La profezia di Bob Metcalfe si articolava in alcuni punti. Riassumiamoli brevemente:

Soldi: con la pubblicazione dei risultati finanziari delle net company, a gennaio, gli investitori avrebbero abbandonato i progetti online continuamente in perdita.

Soldi digitali: 50 centesimi o più per ogni transazione online sono troppe per una persona di classe media. Essendo la classe media sempre più numerosa, il commercio elettronico non sarebbe decollato a parte, forse, la pubblicità.

Misurazioni: gli inserzionisti investono solo nei media la cui audience sia accuratamente rilevata. Le misurazioni avrebbero dimostrato che la gente naviga qualche ora e poi torna a vedere la TV. 

Monopoli: la pubblicità e le informazioni sui prodotti, per essere efficaci, richiedono un’alta velocità di trasferimento. Le compagnie di telecomunicazione, che dovrebbero fornirla, applicando una politica monopolista non avrebbero avuto nessuna voglia di abbassare il prezzo dell’Internet veloce. 

Sicurezza: già all’inizio del 1996, la paura di attacchi informatici avrebbe suggerito alle aziende online di portare le proprie attività in salvo dietro i firewall aziendali, rendendole irraggiungibili. 

Compatibilità: la guerra per la proprietà degli standard avrebbe portato ad una progressiva riduzione della compatibilità tra i vari sistemi, rendendo inefficace la stessa Legge di Metcalfe. 

Capacità: Internet è continuamente sovraccarico, e il TCP/IP non sarebbe stato in grado di affrontare bene gli overload sempre più frequenti.

Privacy: le violazioni della privacy scoperte dai maniaci della medesima avrebbero prodotto un contraccolpo fatale tra gli utenti.

Video: Internet non sarebbe riuscita a distribuire video, o per l’incapacità dei computer, dei sistemi operativi e dei software, oppure per l’inadeguato sistema di trasferimento dei dati online. Senza video, Internet non sarebbe riuscita a sostenere la propria espansione.

Pornografia: a causa dell’immenso traffico di dati legato alla pornografia online, anche il più sofisticato motore di ricerca si sarebbe impantanato e non sarebbe più riuscito a trovare alcunché. 

 

Poste tutte queste premesse, Bob Metcalfe concludeva: “Dunque, nel 1996, l’autostrada dell’informazione diventeranno i CD-ROM trasportati dalla Federal Express (un servizio di corrieri statunitense, ndr.). Invece di un’Internet piena fino all’orlo di pagine Web in costruzione, rimarranno pochissimi di noi ad infestare pagine fantasma”. Era talmente convinto della sua teoria che aveva promesso: “Se le cose non andranno come dico io, giuro che mi mangio quello che ho scritto”

Ma le cose sono andate diversamente. Per quanto alcune tendenze individuate da Metcalfe si siano rivelate esatte, non hanno comunque portato al naufragio della Rete. Anzi, uno degli aspetti più straordinari di Internet è stata proprio l’aver dimostrato di poter sostenere senza contraccolpi significativi l’aggiunta di un numero potenzialmente infinito di nuovi utenti.

 

Di fronte all’evidente fallimento della sua profezia, comunque, Bob Metcalfe non si è scomposto: al cospetto di una nutrita platea che gli chiedeva di mantenere fede alla promessa fatta, prima ha mangiato una fetta di torta a forma di rivista prendendola come simbolo dell’articolo profetico. Ma gli spettatori convenuti a Santa Clara (California) non si sono mostrati soddisfatti. E allora il vulcanico Bob ha tirato fuori dalla borsa un frullatore elettrico, ci ha infilato dentro le pagine dell’articolo incriminato, ne ha fatto poltiglia e se l’è mangiato con un cucchiaino. 

 

Un tale colpo di teatro, gli è valso il perdono dei suoi lettori e della comunità scientifica. Michael Dertouzos, uno dei padri di Internet ha così commentato: “Le sue gag, come questa di mangiarsi l’articolo, sono meravigliose. La gente pensa che chiunque faccia questi siparietti sia superficiale. Ma io vi dico che questo tizio è profondo.” E fu così che Bob Metcalfe poté continuare a pubblicare per anni e anni i suoi articoli proprio su quel Web di cui aveva previsto l’imminente collasso.