Vincenzo Frezza, una laurea in Scienze dell’Informazione, socio e amministratore di un’agenzia di comunicazione multimediale fino al 2011, oggi socio fondatore e amministratore della sede locale di una cooperativa di servizi alla persona, ci ricorda che non bisogna mai perdere la forza di ricominciare, di mettersi in gioco. E lui, la sua forza l’ha trovata quattro anni fa, a 44 anni. 

 

Secondo il rapporto annuale Istat del 2014 sul mercato del lavoro negli anni della crisi, crescono oggi, malgrado tutto, gli occupati di 50 anni, ma crescono anche coloro che vorrebbero lavorare e non trovano il lavoro. Si assiste, così, a una polarizzazione tra le persone che permangono nell’occupazione, soprattutto per effetto dell’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione, e chi viene espulso dal processo produttivo, incontrando notevoli difficoltà nella ricerca di una nuova occupazione. Se si considera l’insieme di disoccupati e forze lavoro potenziali, sono oltre un milione le persone di 50 anni e più che vorrebbero lavorare ma non trovano una collocazione.

Citiamo questi dati perché la storia che stiamo per raccontare è centrata proprio sul cambiamento di passo che una persona tra i 45 e 50 anni può trovarsi ad affrontare nel corso della sua vita professionale. 

Ricorda, infatti, Vincenzo Frezza, “Mi considero un uomo fortunato, ho una splendida famiglia, un’ottima carriera lavorativa, forse l’unico neo era la mancanza di tempo libero, ovviamente a causa del lavoro. Ad un certo punto, a 41 anni, ho deciso di liberare un po’ del mio tempo e di dedicarlo ad altro: al volontariato, presso la Croce Bianca di San Giuliano Milanese. Ho incontrato più di una persona che potrei definire ‘mentore’, dal semplice impiegato al manager che viaggia per il mondo, tutti accomunati dalla voglia di fare qualcosa per gli altri, senza secondi fini.”  

La scoperta è stata entusiasmante e, per non “perdere tempo”, operando in notturna sulle ambulanze Vincenzo ha imparato a dare il giusto peso alle cose. Quello che prima lo angustiava, ora era ridimensionato dalla visione che il peggio stava altrove.

 

Il “passaggio epocale” sul piano professionale 

Questo contatto con il mondo del sociale, di fatto, lo ha preparato a quello che da li a poco sarebbe stata la sua più grossa difficoltà lavorativa, capitata all’improvviso, e nel momento di congiuntura economica più negativa degli ultimi tempi: l’uscita forzata dall’azienda che aveva fatto crescere con un caro amico, di cui aveva da poco ceduto le sue quote. Le sue aspettative erano di vederla crescere ancora, grazie all’ingresso di un’importante imprenditrice con ampie vedute, lui era pronto a dare il proprio contributo anche non da socio, ad affrontare le nuove sfide…ma le cose non sono andate per il verso giusto. E così, Vincenzo ha dovuto ricominciare quasi da zero, a 44 anni, un’età abbastanza difficile per “riciclarsi” nel mondo del lavoro, oppure la migliore per impegnarsi in nuove sfide, dipende dai punti di vista.

 

 

I suoi mentori e la nuova esperienza di vita nell’ambito del sociale non hanno fatto altro che accendere un’energia nuova: ha pensato a quale altro tipo di attività avrebbe potuto intraprendere, ha iniziato a riprendere contatti con gli amici che non vedeva da tantissimo tempo, quelli che si frequentano da ragazzi e che alla fine non si perdono mai di vista. “Ho incontrato chi, come me, era alla ricerca di nuove strade”, riprende Frezza, “Abbiamo condiviso la nostra visione e abbiamo compreso il fatto che in momenti come questi forse serve di più dare una risposta ai bisogni primari, anzichè andare a cercare l’ennesima start-up tecnologica, magari molto futuristica, ma che non fornisce risposte a necessità pressanti.” 

Ebbene, è così che nell’arco di un anno Frezza ha fondato, insieme a due amici, un’azienda no profit che opera nel sociale e che si occupa di assistenza alle persone (anziani, disabili, malati terminali, ecc.), che risolve quindi problemi “reali” molto importanti e vitali e che dà soddisfazioni umane che lui non aveva più provato da tanto tempo.

E’ bastato vedere tutto da un altro punto di vista, applicarsi con energia, sfruttare le competenze tecnologiche acquisite, utilizzandole in un contesto diverso, e la start-up “sui bisogni primari” è diventata un esercizio finanziariamente sostenibile in pochissimo tempo, che di questi tempi sembra incredibile! “Oggi siamo una realtà che opera su Milano ed il sud-est di Milano erogando oltre le 5.500 ore di assistenza domiciliare al mese creando occupazione e risolvendo problemi reali”, conclude Vincenzo Frezza con molto orgoglio. 

Ciò che per lui è stato di vitale importanza è la forza, il coraggio, la voglia di aprirsi alle relazioni e, soprattutto, la volontà di andare oltre “le solite cose”, cercando di mettere a frutto la propria curiosità.