Le crisi dell’economia globale, la alterazione sistematica l’ambiente vitale e le preoccupazioni sociali contemporanee condividono le stesse radici di una profonda necessita di cambiamento  di un sistema socio economico della società industriale che mira a realizzare profitti a breve termine  evitando di pre-occuparsi della sostenibilità della vita nel lungo periodo. Affrontare questa crisi epocale di un ecosistema che va verso l’auto distruzione, richiede non solo lo sviluppo tecnologico, ma una innovazioni sociali e culturali determinanti un complesso cambio di paradigma denominato “Living Economy” che sarà  basato su  una nuova solidarietà e cooperazione, al posto di un sistema di spietata concorrenza tra nazioni, industrie, classi sociali e generazioni. 

I nostri modelli mentali sono basati sul riduzionismo  meccanico e nella loro limitatezza per la comprensione della vita,  determinano non solo un modo sbagliato di dare senso alla sostenibilità del  mondo in cui viviamo, ma indirizzano stili di vita e cognizioni incapaci di far fronte ad una rapida azione condivisa per dare sviluppo ad un futuro sostenibile basato sul una strategia di co-evoluzione attiva tra crescita uomo e la biodiversità dell’ambiente come nucleo fondante della “Living Economy”. 

 

I limiti della Scienza “meccanica”, resi evidenti da una continua erosione di certezze documentate conducono oggi a confondere i limiti del campo visivo tradizionali della scienza come i confini del conoscere. Un nuovo paradigma scientifico dovrà corrispondere alla urgenza di capire la sopravvivenza della biodiversità della vita sulla terra. Infatti la logica della Scienza Meccanica e stata fondata su una concettualità lineare dove “il tutto equivale alla somma dei suoi componenti”, pertanto la biodiversità è intesa come la semplice sommatoria del numero di specie che popolano la terra che oggi va diminuendo. Questa concezione “meccanica” non prende in considerazione il fatto che la Biodiversità è un indicatore di “co-variazione degli ecosistemi” i quali rendono possibile la vita come complessa relazione di convivenza e di reciprocità evolutiva. 

La biodiversità vista  nella sua complessità di relazioni di condivisione della vita, è stata definita dalla Commissione Europea Agricoltura (DG AGRI, 1999) come …..la variabilità della vita e dei suoi processi includente tutte le forme di vita, dalla singola cellula agli organismi più complessi, a tutti i processi, ai percorsi e ai cicli che collegano gli organismi viventi alle popolazioni, agli ecosistemi e ai paesaggi”. 

Tale definizione tiene ottimamente conto dei fattori genetici e di quelli epigenetici che regolano la espressione del DNA . Purtroppo nella prassi la Commissione Europea predilige favorire la competitività e non la biodiversità.  

 

Ad es recentemente la CE  considera la normativa  italiana sulla produzione di formaggi, da uniformare a quella Europea. In Italia la legge  impone di fare formaggi con latte fresco anziché con il latte in polvere, in quanto quest’ultimo è deprivato di alti valori nutrizionali dalla  pastorizzazione  ad elevate temperature e successiva essiccazione. La normativa Italiana che favorisce la biodiversità della produzione del latte per fare formaggi artigianali,  viene così considerata dalla CE una violazione alla libera competitività nel quadro della circolazione delle merci all’interno dell’UE. Questa contraddizione tra Dichiarazioni di Principio e Competitività del Mercato favorisce la produzione di formaggi standardizzati e commercialmente più competitivi perché ottenuti utilizzando latte in polvere, ma conduce la produzione verso un ribasso dal punto di vista della qualità della nutrizione, sottraendo  specificità e diversificazione dei prodotti caseari che indubitabilmente va ad incidere negativamente sulla bio-diversità della produzione del latte.

 

La biodiversità è necessaria in natura come nella cultura.

Infatti  senza la capacità di cambiare gli organismi non sarebbero in grado di adattarsi a condizioni mutevoli dell’ambiente. A livello molecolare biologico  il cambiamento è generato da  elementi trasponibili (trasposoni), dal crossing-over nella meiosi (divisione cellulare dei gameti e loro ricomposizione) ed dai molteplici modalità di attuazione  dei  cambiamenti epigenetici. Tutti questi  sono alcuni dei processi che garantiscono la varietà selettiva delle configurazioni genetiche che a loro volta consentono la variazione, l’adattamento e l’evoluzione. In particolare le modifiche a carico delle proteine della cromatina possono influire sull’espressione dei geni. Questo spiega perché le cellule differenziate in un organismo pluricellulare esprimono solo i geni necessari alla loro attività. Nel caso che i cambiamenti epigenetici riguardano l’ovulo materno allora tali cambiamenti epigenetici possono essere ereditati. Altresì durante la ricomposizione del DNA nella “meiosi” i cambiamenti epigenetici scompaiono senza poter essere ereditati.

 

La “biodiversità” permette la coesistenza di una vasta eterogeneità dei sistemi viventi che nella semplificazione delle concezioni meccaniche sono state  differenziate tenendo condo del solo parametro della diversità genetica, trascurando così il fatto che la complessità di ogni sistema vivente viene ‘codificata’ non solo dal proprio ‘genoma’,ma viene ‘costruita “epi-geneticamente’ da molteplici fattori ambientali che interagiscono nel determinare insiemi di condivisione bio-ecologici. 

 

Mancano ormai pochi mesi al Vertice di Parigi, (COP21-dal 30 novembre – 11 dicembre 2015), dove si deciderà la volontà ed il destino della sostenibilità della vita sul nostro pianeta, mettendo in evidenza le soluzioni da intraprendere per mitigare le variazioni ormai insostenibili causate dal cambiamento del del clima e dalla distruzione sistematica dell’ambiente naturale. L’eventuale accordo di COP21 dovrà pertanto indirizzare un cambiamento di paradigma “meccanico” della scienza per delineare nuove opportunità di sostenibilità della vita per tramite di  una rinnovata creazione ed invenzione di nuovi modi di fare scienza e di nuove e rinnovate capacità di produzione e di consumo più rispettose dell’ ambiente. 

 

In tale contesto di rinnovamento potremo dare un contributo a delineare responsabilmente cosa come quando cambiare nella scienza riduzionista meccanica della quale la biologia contemporanea è divenuta un semplice corollario, per modificare strutturalmente il tipo di sviluppo industriale della produzione e consumo che si fonda ancora su una base concettuale meccanica ed è finalizzato assurdamente a promuovere la ricchezza ed il potere di pochi ed aumentare la povertà e la fame di molti. 

 

Per dar vita al nuovo paradigma della “Living Economy” dobbiamo ancora capire responsabilmente come la competitività sviluppata come base del sistema di sviluppo  industriale distrugga  sistematicamente l’ambiente e pertanto determini una continua diminuzione della bio-diversità delle specie viventi.

 

Charles Darwin per primo comprese che un problema fondamentale della biologia fosse  quello di capire la ragione per cui in un modo naturale di competitività tra le specie ed inter-specifica, la biodiversità aumentasse anziché diminuire. 

Oggi sappiamo che le fasi del processo di differenziazione, sia per scomparsa di specie non adatte che per speciazione innovativa, sono sostanzialmente causate dall’adattamento ai cambiamenti ambientali, climatici, alimentari e culturali, che regolano la “Informazione Epigenetica”. La Epigenetica (dal greco επί, epì = “sopra” e γεννετικός, gennetikòs = ereditario) si riferisce alle modificazioni che attivano// disattivano particolari sequenze genetiche pur non agendo sulla mutazione della codificazione principale del DNA. Pertanto la informazione epigenetica va ad agire selettivamente anche sulle probabilità di mutazione  genetica determinando la crescita della biodiversità in sistemi ecologici non alterati dalla presenza distruttiva irresponsabile dell’uomo.  

 

E’ pertanto la cultura industriale nelle sue limitazioni concettuali meccaniche

quella che ha ritenuto possibile un progresso lineare senza limiti, quella oggi se persevererà ancora inalterata, sarà la causa di una autodistruzione della stessa specie umana. Infatti dobbiamo capire che la degenerazione della biodiversità è una reale disgrazia per la sopravvivenza dell’umanità in quanto comporta la depauperazione della qualità del cibo e la degradazione della fertilità dell’humus della terra ed include la deteriorazione sistematica di ogni possibilità di resilienza del bilancio ecologico delle risorse naturali. La bio-diversità è pertanto necessaria alla sopravvivenza della vita del pianeta in quanto la terra costituisce un unico e complesso equilibrio evolutivo del sistema vivente.

 

Nell’ambito del nuovo paradigma della Living Economy dovremo pertanto dare sviluppo ad  una nuova cultura della collaborazione  come fondamento naturale proprio della futura società’ della conoscenza condivisa,  dove il fulcro del cambiamento  sarà centrato nel porre come priorità il fatto che l’uomo non potrà sopravvivere  se non saprà regolare ed far evolvere responsabilmente la propria interdipendenza co-evolutiva con il sistema naturale della vita sulla Terra. 

 

I sistemi ecologici condividono forme di collaborazione sia per simbiosi che di biocenosi istaurando complesse relazioni di interazione collaborativa le quali sono la parte essenziale della sostenibilità degli ecosistemi viventi. Purtroppo si riflette poco sul fatto  che i fiori si affidano alla impollinazione degli insetti che la frutta ha una valore per la distribuzione dei semi, che la nostra respirazione di ossigeno dall’aria è permessa dalla simbiosi ancestrale del nostro organismo con una batterio il Mitocondrio che  ci permette di vivere in un ambiente ossigenato dalla produzione secolare delle piante verdi, ovvero che i batteri nel nostro intestino convivono determinando una collaborazione di biocenosi con noi permettendoci di alimentarci. In natura moltissime specie diverse condividono forme di biocenosi instaurando con complesse relazioni di interazione cooperativa che sono parte  fondamentale della sostenibilità di tutti degli ecosistemi viventi,….ma tali complesse interrelazioni intrinsecamente collaborative che danno vita a sistemi ecologici complessi, sono state messe ben poco  in evidenza da una cultura tesa ad proprio per affermare il “metodo della competizione” come lotta per la esistenza, applicato al mondo della produzione della economia della società industriale,  solo per favorire l’ accumulo di ricchezza spesso assurdo e stupidamente gestito da egocentriche logiche di potere fine a se stesse. 

Un’economia senza confini di rischio  in quanto sistematicamente impegnata in una competizione finanziaria sfrenata per conquistare nuovi mercati delle multinazionali e fatta apposta per arricchire speculatori e anche mafiosi è di fatto intrinsecamente insostenibile proprio in quanto degenera progressivamente in un dissesto economico sociale e ambientale irreversibile. Tale sistema di competitività e di azzardo per fare denaro presenta pertanto un netto contrasto con l’organizzazione collaborativa sia per simbiosi che per biocenosi che genera la biodiversità della biosfera della Terra.

La “LIVING ECONOMY” pertanto dovrà valorizzare anche come come modello socio-economico futuro, la crescita della biodiversità naturalmente ottenibile su base co-operative dei sistemi viventi, ovunque è realizzata mediate sistemi di auto-organizzazione, che nella loro complessità realizzano gli ecosistemi in cui prolifera la vita. 

 

BIBLIO ON LINE

 

Living Economics :

http://www.amazon.com/Living-Economics-Yesterday-Independent-Political/dp/1598130757 ;

Meccanicismo: http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo_for_print.php?id=22704

Crisi e Superamento del meccanicismo: http://www.edscuola.it/archivio/lre/MECCANICISMO.pdf

BIODIVERSITA ED ALIMENTAZIONE 2010 in: https://dabpensiero.wordpress.com/2010/06/

Casi di simbiosi in natura: http://www.telecomitalia.com/content/dam/telecomitalia/it/archivio

New Economy Working Group: http://neweconomyworkinggroup.org/visions/local-living-economies

 

Territorio ZERO: http://www.territoriozero.org/prefazione.html