“Con la cultura non si mangia”. Lo diceva qualche anno fa il ministro italiano Tremonti, lo ha ripetuto a febbraio del 2014 Obama ai giovani del Wisconsin, consigliando loro di studiare economia e non storia dell’arte.

 

A dispetto di queste affermazione, però, secondo quanto riportato nell’edizione di un paio di anni fa di JOB24.it  sono 3000 mila restauratori, 12000 tecnici e 500 imprese i professionisti che in un paese come il nostro, con la più alta concentrazione di patrimonio artistico del mondo, hanno scelto di vivere di cultura e d’arte. Tra loro anche Laura De Nardi, comasca d’adozione, di cui più avanti riportiamo l’esperienza personale e professionale.
Purtroppo però, il mestiere del restauratore non è tutelato e ben definito dalle norme in vigore, e nonostante a febbraio 2014 sia stato presentato a Roma un contratto nazionale di lavoro per i dipendenti delle aziende di restauro, mancano regole precise per la qualifica professionale. Per questo motivo è stata importante, anche per la nostra interlocutrice, la partecipazione al bando per il conseguimento della qualifica di restauratore di beni culturali emesso dal MiBACT, scaduto a fine ottobre 2015, realizzata in questo caso con il supporto di CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola-Media Impresa) di Como, che ha deciso di fornire nuovo impulso alla categoria sul territorio. Naturalmente questo tipo di bandi aprono il mercato a livello europeo e questo può significare anche maggiore concorrenza, e questa è la nuova sfida di questi professionisti.

Prendiamo spunto dalle parole di qualche tempo fa di Carla Tomasi, presidente dell’associazione di categoria, l’Ari, per delineare la categoria professionale nella quale si inserisce Laura De Nardi. «La nostra – racconta Carla Tomasi – è una professione regolamentata da due decreti del 2009 (numero 86 e 87) che definiscono chi siamo e qual è il percorso formativo che dobbiamo compiere». E ricorda ”All’interno della grande categoria del restauratore esistono cinque profili particolari: il restauratore di beni culturali (in grado di effettuare una diagnosi, un progetto, di organizzare un cantiere, eseguire l’opera e ha la responsabilità del restauro); il collaboratore tecnico (con le stesse competenze ma senza responsabilità); l’artigiano (cioè chi opera in una tradizionale bottega artistica italiana, restaura il ferro battuto, per esempio, o è in grado di dorare una cornice); il tecnico scientifico dei beni culturali (chi ha le competenze nel campo della fisica o della chimica); e il suo collaboratore tecnico”. Tutte mansioni che rivestono un ruolo importante, ma che ovviamente hanno bisogno di una formazione diversa.

LA SCELTA DI LAURA
E’ a partire dalla conclusione della maturità scientifica, in maniera quasi casuale, che Laura comincia ad appassionarsi al restauro, inizialmente del mosaico, e che sceglie di intraprendere quel percorso formativo, frequentando un corso parauniversitario, presso la scuola di Botticino, che conclude all’età di 25 anni. La Scuola di Botticino vanta una lunga storia: nel 1974,  Enaip Lombardia dà vita alla scuola con la collaborazione dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma e della Regione Lombardia, per realizzare corsi e attività volti alla formazione qualificata di esperti nell’ambito della conservazione e del restauro, ottenendo man mano riconoscimenti sempre più ampi. Dal riconoscimento come Scuola Regionale per la valorizzazione dei beni culturali nel 1980, fino all’accreditamento del 2013 da parte del MIUR e del MiBACT per la formazione del Restauratore di beni culturali. La scuola realizza corsi di formazione superiore e di aggiornamento per restauratori, tecnici e operatori per i beni artistici e culturali, insieme a progetti ed interventi di conservazione, restauro e valorizzazione del patrimonio culturale diffuso, sotto il controllo delle Soprintendenze competenti.

GLI INIZI E GLI SVILUPPI
Appena terminata la scuola Laura De Nardi entra in contatto con il mondo del lavoro, andando inizialmente “a bottega” presso un artigiano milanese dove apprende prima di tutto la filosofia che “l’opera è la protagonista” e che quindi più l’opera è bella più ti “comunica” ciò di cui ha bisogno in fase di restauro.
Per circa 10 anni lavora prevalentemente in opere pubbliche (chiese, castelli, musei), ma lavora anche per vari restauratori, diversi per metodi, materiali, sensibilità, forse accomunati da un formazione scolastica (in senso positivo!) più scientifica, il che ha completato l’approccio più “emotivo” che le aveva comunicato il primo restauratore-artigiano. Opera in maniera “nomade”, spostandosi tra il Piemonte, la Lombardia e il Veneto, fino a quando non ottiene un primo incarico per la chiesa parrocchiale di Novi Ligure, in provincia di Alessandria. E’ evidente che per ottenere incarichi da parte della Soprintendenza alle Belle Arti devi essere conosciuto, e riconosciuto, e devi essere in grado di certificare la qualità dei tuoi interventi. Quelli di Laura De Nardi hanno riguardato e riguardano sia tele sia affreschi, con la gestione anche di cantieri esterni.
A partire dagli anni ’90 Laura si stabilizza maggiormente sul territorio comasco, dove vive, aprendo inizialmente un laboratorio in provincia di Milano e poi, nel 2004, direttamente a Como. In città realizza numerosi restauri, tra i quali quelli all’interno della Pinacoteca, mentre riceve con continuità incarichi per restauri in strutture religiose, le cui autorizzazioni provengono comunque dalla Soprintendenza, sotto la cui tutela sta tutto il patrimonio artistico italiano. 
Come ricorda Laura De Nardi “il problema, nel nostro paese, non è la mancanza di lavoro, anzi, ma piuttosto l’eccesso di burocrazia e le varie imposizioni, che a volte, soprattutto nei professionisti più giovani, possono spegnere gli entusiasmi per una professione sicuramente privilegiata, se non si guarda all’avere, ma all’’essere e all’essenza della cultura ”.  

L’ARTE “A LA CARTE” CON IL FAI DI COMO
Malgrado i primi anni della sua attività Laura non avesse la reale sensazione dell’utilità sociale della diffusione della “cultura del bello”, con il tempo, nei suoi 25 anni di esperienza professionale, ha poi maturato la consapevolezza di avere a che fare con qualcosa di “speciale” e per questo si è sentita anche pronta per impegnarsi con il FAI, per contribuire alla divulgazione della conoscenza.

Ed è proprio con la delegazione FAI di Como che nel mese di novembre 2015 è stata realizzata una visita guidata alla chiesa parrocchiale di San Lorenzo a Laino, in Valle d’Intelvi (Como), con la possibilità di ammirare “a distanza di pittore” l’affresco restaurato proprio da lei, che si trova nella volta del presbiterio, raffigurante il Martirio di San Lorenzo, opera settecentesca attribuita a Giovanni Pietro Scotti, importante pittore intelvese.

I visitatori erano accompagnati nella chiesa da una guida specializzata e a loro sono stati illustrati i decori interni, soffermandosi in particolare, appunto, sull’affresco del presbiterio. Il passaggio interessante di questa visita è stata la possibilità, per chi lo desiderava, e a piccoli gruppi, di salire sul ponteggio allestito per i lavori di restauro e osservare l’opera da vicino, dal punto di vista di chi lo dipinse, secondo la prospettiva per la quale fu ideato, con un nuovo punto di osservazione, avendo in questa occasione la possibilità di interloquire direttamente con Laura De Nardi sulle tecniche e le modalità del lavoro di recupero dell’affresco.

Un approccio utile per comprendere come l’arte e il bello possano essere alla portata di tutti, se solo lo si vuole.