Accadde d’estate, una telefonata, una voce, un singhiozzo che ruppe la tenera calura di quel pomeriggio di agosto.
Spesso la malattia irrompe nelle nostre vite devastandole. Cambiandone il colore, rendendole nero antracite.
Il male diventa il protagonista, il personaggio chiave della commedia fino a trasformarla in lenta e insopportabile tragedia.

Una  desolata  galera dei sentimenti. Il dolore non lascia spiragli di leggerezza, non dà possibilità di scelta: è lì a rovistare nel più profondo dell’essere per ricordare che tutti i minuti, le ore, i giorni sono dedicati a lui.
E appare nella mente un’idea, che si fa largo a piccoli passi, a piccoli sorsi di consapevolezza: “Farla finita”.
E per essere sostenuti in questa decisione, che ha il sapore onirico di un soave sogno, bisogna essere molto amati.

 

In “ Le invasioni barbariche”, film del 2003 del regista canadese di cultura francese Denis Arcard, quando Sébastien viene a conoscenza  della malattia del padre cerca di fuggire. Prende a pretesto il loro rapporto inacidito per sentirsi assolto dall’assenza  del dolore. Remy, suo padre è un intellettuale, un uomo che ama l’irriverenza, l’arte dell’incontro, la beltà  femminile.

Sono due animali di specie diverse: sembrerebbe che nulla possa farli riavvicinare.
Eppure poco a poco Sébastien nella malattia di Remy ritrova, riconoscendola, la grande vivacità di una mente in cui la cultura, la capacità vitale ha inoculato una inusitata ricchezza.
Lui,  uomo d’affari della City londinese, figlio di questo insegnante di storia dalla  vita ordinaria; lui  che con il suo lavoro guadagna immensamente, che ritiene suo padre colpevole di non essere più adatto alla vita reale, di essere troppo aduso a sognare, di seguire ancora ideologicamente  vecchi  schemi politici,  di vivere  inutili passioni, lui sente di aver sprecato la propria esistenza. Sente  di averne fatto un misero deserto di emozioni, ed è dalla visione delle proprie macerie, dal  rinvenimento delle personali rovine, dai poveri resti della sua umanità, che riesce ad accogliere la sofferenza e il dolore.

Solo chi ama in maniera sublime riesce ad aiutare un altro a morire. Sébastien dà al padre una dolcissima morte.

Le invasioni barbariche è un film politico, una metafora sulla società liberista fondata sul capitalismo finanziario, governata da  una classe dirigente ignorante, cinica e ingorda che, come un’Orda Barbarica, sta invadendo il Mondo. 
Sèbastien si occupa di finanza, è ricco, ha una fidanzata bionda e algida.
Disprezza cinicamente la vita scelta da suo padre, ritiene le idiologie, il sentimento di amicizia, la passione per la cultura e per la storia  roba inutile.

Per Remy  i giovani sono i  Nuovi Barbari.