La  scelta fra corruzione e non corruzione affonda le sue radici nella notte dei tempi. Abele e Caino, i due fratelli fondanti erano due sin dall’origine o erano la stessa persona però bifronte come Giano.

Il primo ama il Padre e che nell’offrirgli il meglio di sé esalta e forgia la Sua natura di colui che vive per costruire ed offrire il bello; e cioè obbediente al motto di provvedere a lasciare il mondo un po’ migliore di quanto lo avesse ricevuto, testimoniando puntualmente con i suoi doni i risultati man mano ottenuti.
Caino è il lasciar fare contenuto nel rifiuto di impegnarsi, indifferente alla scoperta del nuovo; la pigrizia lo attraversa e lo caratterizza e diviene avarizia, rapina anche della vita se del caso come obiettivo; è la negazione quindi delle proprie responsabilità, onde giustificare l’assenza di doni segni di una tappa costruttiva della vita.
Erano due fratelli o la medesima persona spaccata fra le due opposte visioni del mondo e del sé. Si tratta del concetto che lega o separa la ricchezza onesta dalla iniqua.
Ritengo che il conflitto che lega i due fratelli, sia la radice del conflitto interiore corrente fra il bene e il male, fra il bello e il meschino, all’interno di ciascuno di noi.
Nel relazionarsi socialmente, a meno delle nobili scelte del silenzio o della danza, la guida che occorrerebbe seguire è quella che distingue l’essere digerito o l’essere rigettato dall’Eterno Giudice, attraverso la valutazione del nostro comportamento.
Cosa fa Ulisse quando per reclutare Achille, travestito con abiti femminili dalla madre, ben conscia del pericolo che su di Lui incombeva, in caso di arruolamento; con il gioco della libera scelta dei doni offerti: taluni sete, monili, essenze e tal’altri armi.
Giugurta, prossimo alla morte, amico di Mario, parla a lungo della sua capacità corruttiva, nel Senato della tarda Repubblica che ormai volge proprio per tale motivo verso il principato.
Come non parlare, poi, da siciliano, delle ciceroniane verrine, con cui si motivano le accuse sulle indebite appropriazioni di Verre nella colonia siciliana,  nel mentre lo stesso Cicerone preparava lo scontro anche fisico con il partito di Catilina, creando così i presupposti per l’avvento di Cesare, dopo il tempo di Silla, con il trionfo del partito democratico.
Le guerre contadine in Germania e l’avvento del Profeta Maometto, rimettono al centro la questione della giustizia sociale e del superamento della corruzione elevata a sistema politico dall’imperatore illirico Diocleziano, che diviso l’Impero in due tronconi, aveva fermato l’ascensore sociale, prima di tutto per ragioni fiscali e finanziarie.

L’imperatore divide il mondo in classi sociali e stabilisce che ciascuna categoria deve contribuire all’erario e al tesoro in una determinata misura, stabilendo altresì che alcun cittadino potesse uscire dal ceto di appartenenza sia in proprio che per la sua discendenza.
Nasce così, fra l’altro, la servitù della gleba: i liberi contadini, persa ormai la propria terra erano divenuti braccianti al servizio del latifondo cui erano inchiodati e dal quale non potevano evadere.
Peraltro, gli imperatori successivi rendono poi esenti dalla tassazione i membri della Curia e il patriziato che li circonda, rafforzando il prelievo finanziario e fiscale sugli altri ceti, come ampiamente documenta fra gli altri Procopio di Cesarea.
Occorrerà attendere il monachesimo occidentale per ricostruire una certa mobilità sociale, cui si opporranno in varia maniera i Luterani prima ed Enrico VIII poi, che profittando delle varie riforme, anche talvolta fondate, resero ai poteri forti i privilegi ecclesiastici, fino in Italia alle leggi “piemontesi” che sottraendo i beni ecclesiastici soffocarono la qualità della vita dei contadini occupati nei feudi ecclesiastici, che o emigrarono o precipitarono nelle mani della nuova borghesia capace di guardare solo al suo profitto.
Tutto ciò in Russia portò poi alla rivoluzione bolscevica e al sogno della NEP – nuova politica economica di Lenin, subito travolta del georgiano Stalin che decise di sterminare i liberi contadini e trasformando i villaggi dei servi della gleba Mir in Kolcoz e Sovcoz.
Il modello attraverso il quale si è tentato di dare soluzione al problema della corruzione in tutte le sue declinazioni, lo si ritrova in Catilina come detto e poi in tutte le tre fedi monoteistiche e in talune fedi diverse, principiando dal Confucianesimo.
Non è un caso che il comunismo cinese permanga tuttavia in piena vitalità, considerando che alla base del confucianesimo vi è l’armonia fra tutte le componenti della persona e poi dell’insieme di tutte le comunità. Mao è nella storia perché con la grande Marcia salvò 400.000 persone dagli occupanti.
Nel cristianesimo è il monachesimo sia orientale che occidentale che pone insieme la necessità che il fattore terra, il fattore lavoro e quello cultura si trovino insieme per consentire alla Comunità di crescere congiuntamente in tutte le sue componenti maturato divenendo così capitale sia materiale che immateriale; poi, maturato con i Padri Gesuiti in Carinzia e in centro sud- America e con i Salesiani in Palestina, Brasile e ora in Azerbaijan.
Nell’Ebraismo, il fattore terra era contemperato dall’obbligo temporale di restituzione. L’assegnazione avveniva per una generazione e quindi doveva tornare alla tribù e poi periodicamente esisteva l’obbligo della cancellazione giubilare di tutti i debiti pendenti. Occorre non dimenticare poi che la forza del rinato Israele fu nel Kibbutz e nel suo comunismo, che come Radu Lupo, splendidamente nel suo film “il concerto”, lo definisce come l’insieme degli apporti degli strumenti e dei maestri.
Nel musulmanesimo, fondato sulla Legge, non interpretabile ma al più applicabile per via analogica, la ricchezza e fatalmente i vari aspetti del commercio in ogni sua forma è ampiamente accettata, ma la ricchezza non è fine a se stessa: Essa deve essere circolare, cioè tale da far crescere economicamente e socialmente l’intera comunità di appartenenza. Prova di ciò, frequentemente è il facile successo dei fratelli mussulmani, in quanto questa formazione platealmente e puntualmente dà concrete risposte ai problemi della gente in termini di assistenza sanitaria e di soddisfazione dei bisogni primari: abitazione, vestizione, locomozione e alimentazione.

Kibbutz in Israele

Al fine di superare il problema della corruzione, in alcuni Paesi del Golfo è stata individuata una figura professionale lo “sponsor”, specie nelle commesse fra pubblico e privato, estremamente importante per la risoluzione dei problemi amministrativi locali quali: visti, permessi di lavoro, gestione dei cantieri, registrazione dei contratti, etc. Basti pensare che una grande impresa di costruzioni romana, aggiudicatasi l’appalto per la costruzione dell’Università di Riad, per un importo di circa $ 300 milioni, avviato il cantiere e le relative opere provvisionali, si principiarono gli scavi per porre le fondamenta. Qualche metro sotto la sabbia del “site” nel deserto le pale meccaniche incominciarono a tirar fuori fango e acqua; risultato impossibile costruire ai costi previsti. Nessuno aveva chiesto ai locali cosa significasse in italiano il nome del sito: palude. Impresa in crisi e nascita della relativa Legge Prodi.
Alla stessa maniera La Grande Jamairja Libica, sempre per evitare fatti corruttivi, impose alle imprese un gravame fiscale del 15% sul valore del contratto, a prescindere dagli utili realizzabili.