Sto leggendo – o meglio studiando – Essere o vivere, di François Jullien, un grande filosofo francese che si occupa di fare frizionare l’uno con l’altro il pensiero occidentale e quello cinese. Uno dei concetti centrali del libro – che procede per contrasti tra termini – è quello di Trasformazione silenziosa, opposto al concetto (occidentale) di Evento sonoro. Ora, che cos’è questa Trasformazione silenziosa? E’ un processo continuo, inavvertito, silente e nascosto, come per esempio l’erosione delle rocce fatta dal vento, oppure l’invecchiamento. Il punto è che secondo il pensiero cinese tutto è così (o quasi tutto: per i cinesi l’assoluto è l’abominio), anche se poi spesso viene percepito solo quando il risultato del processo si presenta sotto forma di evento. Facciamo un esempio congruo col titolo di questo post: negli ultimi tempi diverse ricerche hanno mostrato che la popolazione italiana è unskilled, per lo meno rispetto a molti altri paesi avanzati. Quando è successo? Cosa è accaduto? Semplicemente, il lento accumularsi di tante piccole cose che nel tempo, molto tempo, hanno portato una nazione celebre (una volta) per la qualità della sua scuola a diventare ricettacolo di analfabeti funzionali che credono a qualunque bufala venga ammanita dai media. E il processo è ancora in corso. E ci vorrà molto tempo per invertire la rotta – se lo si farà.

Pensando a questa opposizione tra Trasformazione silenziosa e Evento sonoro, mi è venuto in mente il nostro concetto di formazione continua. Dovrebbe essere una Trasformazione silenziosa, no? Lenta, continua, processuale, mai finita, passo dopo passo e così via. E a buon diritto: è così che si impara, soprattutto i comportamenti – sto pensando alla formazione alle soft skills. Del resto i cinesi lo sanno e lo fanno: qualunque maestro di arti marziali appena decente – io faccio Taj chi – ti dice che per imparare per esempio a dare un calcio bisogna sferrarlo 10.000 volte e che un grammo di pratica vale più di una tonnellata di teoria. E infatti – dirà il lettore sospettoso che immagina dove sto andando a parare – noi facciamo la formazione esperienziale. Certamente, ma di solito consiste in un paio di giorni a fare igloo o rafting, o qualsiasi altra cosa sia, comunque un paio di giorni. E poi? E poi basta.
Ora, quando mai è accaduto che ci siamo messi in testa che per imparare che so, a negoziare, il toccasana sia un work shop sul tema di due giorni? Un work shop, peraltro, che per quanto “esperienziale” dedica solitamente non meno del 30% del tempo a esposizione di nozioni e un tempo variabile, spesso tutto il restante, a esercitazioni sulle cosiddette metafore – altrimenti dette: cose che non c’entrano nulla col lavoro vero. Insomma è come se per insegnare a un ginnasta a fare il doppio mortale avvitato sul cavallo lo mettessimo in aula due giorni, gli mostrassimo delle slide, quindi lo facessimo giocare un po’ a delfini nell’acqua (un videogioco) e alla fine gli facessimo accennare un saltino semplice semplice sopra un ostacolo bassino nel mentre che gira su se stesso. E poi via, in gara! E’ una follia o no? Lo capirebbe anche un bambino di tre anni.

Eppure lo facciamo. Crediamo nell’Evento sonoro. E difatti deve fare rumore e più ne fa meglio è, tant’è che i più avvertiti stanno spettacolarizzando al meglio tanto i lanci che la delivery, per non parlare della celebration. Formazione spettacolo, entertraining… evento. Un gran bel botto e tutti sono contenti: una bella esperienza, interessante, quanti spunti… eppure tutti sappiamo – vi sono ricerche al riguardo che hanno ormai tracking ventennali – che il risultato si perde nel tempo e, se siamo fortunati, in testa e in corpo ai partecipanti resta il 7% dei contenuti.

Sembrerebbe pertanto che non vi sia d’uscita: la formazione continua dev’essere continua, processuale, mai finita, sempre in fieri. Esattamente come l’allenamento degli sportivi. E’ l’unico modo, se no scordatevi che Mario Rossi impari a fare il doppio salto mortale avvitato. E se sarà così temerario da provarci, poverino, si farà male.

Ma come mai crediamo così pervicacemente nell’Evento sonoro? E come mai non si fa la formazione in stile Trasformazione silenziosa? E come si potrebbe fare per farlo?

Ah… cari miei questa è tutta un’altra storia. E magari ne parlerò in futuro. Voi, intanto, che ne pensate?