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Parte seconda 108

 

Il Nuovo Paradigma 110

 


 

 

IL Nuovo Paradigma

 

 

 

L’inevitabile ricombinazione di quanti-eventodi natura geopolitica, politica, economica, sociale, tecnologica e culturale derivante dalle trasformazioni epocali intervenute in ciascuna di queste aree impone la costruzione di un nuovo paradigma che illumini il più chiaramente possibile la via e la straordinaria vicenda dell’Uomo del Terzo millennio.

 

Il riconoscimento di questa necessità è ormai pressoché universale, anche se la sua definizione appare ancora lontana a causa delle gabbie ideologiche tuttora alla base delle due posizioni che dominano l’attuale dibattito sull’argomento: da una parte i Profeti della Tecnologia, che attribuiscono al Mercato, all’esaltazione della concorrenza e alla costante ricerca del profitto, la capacità di liberare tanta creatività da produrre un quasi automatico miglioramento sociale; dall’altra chi non ama la rete e vive indirettamente o direttamente crisi economiche ricorrenti, disoccupazione crescente, insufficienza o totale carenza di Servizi, riscontrando nel contempo il progressivo aumento delle disuguaglianze tra Individui e Popoli. Costoro ritengono che la Globalizzazione sia una riedizione del Capitalismo e che si avvalga delle tecnologie dell’Informazione per promuovere nuove forme di sfruttamento, dalle quali derivano degrado sociale e ambientale e una crescente intrusione nella sfera privata.

 

A parere di Castells: (Castells) tecno_élites contro neo-luddisti .

 

Tuttavia, non basteranno pochi provvedimenti atti a prevenire la corruzione e alcune misure ordinamentali tendenti a rimuovere i numerosi ostacoli burocratici per risolvere i problemi che tecnologia e globalizzazione creano obiettivamente ad una Società sempre più complessa nelle sue quasi illimitate interazioni.

 

Parimenti non potranno essere anacronistiche ancorché diffuse teorie e tendenze conservatrici a restituirle valori, comportamenti, politiche e processi produttivi divenuti patrimonio di un passato ormai lontano.

 

Trasportata dalla crescente pervasività di un nuovo processo produttivo-distributivo basato sul trattamento logico ed automatico del bit (la più piccola unità di informazione digitale), la Società del Terzo Millennio sarà sempre più dominata dagli effetti combinati della globalizzazione dei Mercati unita al costante sviluppo della tecnologia dell’Informazione e della Comunicazione.

 

In epoca di globalizzazione infatti, la ICT rappresenta lo strumento indispensabile allo sviluppo economico e alla crescita del benessere materiale, poiché da essa dipendono potere, conoscenza e creatività.

 

La sua distribuzione tra Paesi, e all’interno degli stessi, appare peraltro ancora fortemente disomogenea e impossibilitata a liberare la propria intera potenzialità per la mancanza di Organizzazioni flessibili e di Istituzioni orientate all’Informazione.

 

In sintesi, lo sviluppo culturale ed educativo influenza quello tecnologico che, a sua volta, determina lo sviluppo economico da cui discende quello sociale, stimolo della crescita culturale e dello sviluppo sociale. Ma questo circuito virtuoso, senza l’attuazione di ciò che Jeremy Rifkin definisce il paradigma postfordista può trasformarsi in una “spirale negativa di sottosviluppo” (Castells)

 

Il realizzarsi dell’una o dell’altra ipotesi non sarà comunque deciso dalla Tecnologia ma dipenderà dalle dinamiche conflittuali della Società

 

Quanto al concetto di globalizzazione dei Mercati, per comprenderlo appieno bisogna considerarne le dimensioni: una Economia globale è caratterizzata dal funzionamento delle sue attività centrali come unità integrata. Essa opera simultaneamente su scala planetaria, grazie all’interconnessione mondiale dei Mercati dei capitali che influenza in ogni Paese il risultato dei risparmi e degli investimenti anche locali.

 

In tale contesto solo le Multinazionali dell’Industria, dei Servizi e della Finanza – che ai primi degli anni ‘90 occupavano nel mondo circa 70 milioni di lavoratori – con le loro reti ausiliarie di piccole e medie Imprese costituiscono il nucleo dell’economia mondiale.

 

Va in ogni caso precisato che l’Economia globale è storicamente nuova perché solo negli ultimi vent’anni è nata e si è diffusa l’infrastruttura tecnologica necessaria per il suo funzionamento come unità integrata su scala planetaria: telecomunicazioni, sistemi informativi, produzioni e lavorazioni industriali basate sulla microelettronica; trasporto aereo supportato dall’ Informazione; trasporto marittimo in containers; Alta velocità e servizi finanziari internazionali diffusi in tutto il mondo rappresentano il tessuto connettivo del sistema economico globalizzato che tuttavia, a tutt’oggi, esclude ancora la maggior parte dei territori e delle Popolazioni, seppur presente ovunque.

 

In tal modo viene privilegiato e connesso in rete quanto è giudicato utile a rafforzare valori e interessi dominanti, isolando ciò che non ha o perde valore e fra l’altro in questa categoria rientrano anche le lingue e tradizioni che non sono l’inglese , l’arabo o il cinese .

 

La capacità di escludere (i più) e di includere (quanto è funzionale alla sua affermazione) è la caratteristica dominante della New Economy così come si esprime nell’era dell’Informazione.

 

Analoghi processi di globalizzazione selettiva caratterizzano altre dimensioni strumentali decisive della società: i Media, la Cultura, la Scienza e l’Informazione in genere.

 

Un altro aspetto caratteristico dell’effetto combinato di globalizzazione e liberalizzazione è la graduale perdita di sovranità da parte degli Stati nazionali, che vedono ridefiniti il proprio ruolo e modus operandi.

 

Le Banche Centrali non riescono infatti ad esercitare un vero controllo sui flussi globali di capitale nei Mercati finanziari, i quali non sono sempre governati da regole di natura economica e subiscono turbolenze dell’Informazione di diversa origine.

 

In questo quadro, i Governi nazionali, nel tentativo di conservare una qualche forma di controllo sui flussi complessivi di capitale e di Informazione, si uniscono per aggiornare Istituzioni sovranazionali a cui trasferiscono gran parte delle proprie funzioni gestionali. In tal modo si garantiscono la sopravvivenza, ma sotto forma di un nuovo tipo di realtà politica che connette Istituzioni sovranazionali, Stati nazionali, Governi regionali e locali e talune O.n.G., in una rete di interazioni e di processi decisionali comuni orientati verso il modulo prevalente del futuro: lo Stato/Rete.

 

La globalizzazione, in breve, è una nuova realtà storica non semplicemente inventata dall’ideologia neo liberista per convincere i cittadini ad arrendersi al mercato, ma iscritta nei processi di ristrutturazione, innovazione e concorrenza capitalistica e attuata con i potenti strumenti delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione “.(Castells)

 

Per concludere, sulla base di dati empirici, si può sostenere che all’origine della produttività e competitività – che insieme producono ricchezza- debba esservi la capacità di creare nuova Conoscenza e di elaborare efficaci ed utili informazioni.

 

Da sempre, infatti, queste sono fattori essenziali del potere e della produzione: da quando le nuove tecnologie della Informazione e della Comunicazione hanno fornito all’uomo i mezzi per fare “reagire la conoscenza sulla conoscenza, l’esperienza sull’esperienza”, (Castells) si è stretto un legame tra attività della mente e produzione materiale di beni e/o di servizi.

 

L’investimento nella formazione è sempre più un investimento produttivo e una forza lavoro istruita è fonte di crescente produttività.

 

Sulla scorta di tali affermazioni, nel nuovo ruolo di Stato/rete, i Governi dovranno mirare a garantire un miglioramento multidimensionale della qualità della vita. Pertanto lo Stato del Welfare, affrancato dai vincoli cui lo costringono le vecchie Burocrazie, dovrebbe trasformarsi in fonte di produttività e perdere la connotazione di insieme di oneri di bilancio.

 

Il modello di Stato/retee il complesso di interazioni da attivare all’interno di una Società globalizzata e basata sull’Informazione, sulla Conoscenza e sulla Partecipazione attiva e diretta dei Cittadini alle decisioni dei centri di potere, rappresenta il necessario paradigma a cui uniformare l’organizzazione della Società nel Terzo Millennio.

 

Come fin qui visto e documentato, il tessuto connettivo che incrementa e rende da un lato necessario costruire e dall’altro possibile applicare questo nuovo paradigma, è unicamente il TLAB, in specie dopo la digitalizzazione delle pervasive comunicazioni radiotelevisive.