La fine di un anno e l’inizio del nuovo tacitamente implica una riflessione. Convivo con una persona da tantissimi anni e la litania del “sono tutte convenzionalità ridicole! a Pechino hanno già festeggiato l’Anno Nuovo! cosa significa?” oramai non mi fa né freddo né caldo. Semmai, la domanda cruciale è: come è stato l’anno che è appena finito?

Se volete leggere qualcosa al riguardo, vi segnalo, Come evitare delusioni nel 2018 (Oliver Burkeman, The Guardian, Regno Unito). 

Se non ci penso molto tenderei a dire: brutto, squallido, senza tante illusioni, difficile per tutti e così via. Ma se ci penso meglio, mi  rendo conto che alla fine, siamo tutti ancora qui. Quei pochi a noi molto vicini che se ne sono andati, era perché veramente dovevano farlo, molto doloroso, ma alla fine potrei dire che per loro, è stato meglio così. 

Dunque, andiamo avanti: Si, ci siamo!

Imbastarditi, senza tante illusioni, lottando giorno per giorno come se il solo vivere fosse una lotta senza fine. 

Economicamente, questo bel paese, l’Italia, non offre molto al momento. Il paesaggio è bellissimo, il clima pure, si mangia benissimo, ma mancano tante altre cose che almeno per me sono fondamentali. Mi manca la onestà di tutti, del singolo; della massa – lo sappiamo – non ci si può fidare. Il concetto “civile” della comunità ancora non si percepisce nell’area Italiana, il fatto che se tu paghi le tasse e anche quello affianco e quello di fronte, ossia tutti, potrebbe significare un maggior benessere generale, non è ancora un pensiero collettivo. Semmai, ci sta sempre il voler giustificare la truffa, il non accettare la responsabilità dell’individuo e al contrario difendersi dietro la barriera antica ed universale del così fan tutti!

Fare qualsiasi cosa a livello burocratico è lunga, complessa e difficile. Anche questo incentiva la gente a comportarsi in maniera scorretta. Alla fin fine, tutti sono abituati a trovare una scorciatoia che non sempre è qualcosa di lineare e legale. 

Per non pagare più tasse si fa di tutto, dal nascondere la quantità di case possedute, al nascondere la quantità di stanze della casa stessa, a divorziare legalmente dalla propria moglie per continuare a vivere insieme come se niente fosse, tanto per citarne alcune. Ossia, una follia… per chiunque non viva dentro questo “sistema”. 

Sembra che la crisi economica invece di spingere alla creatività per inventarsi nuove forme per guadagnare soldi, per accrescere l’imprenditorialità, si sia convertita semplicemente in nuove forme per fregare il prossimo. Fatture che vengono pagate  sempre più in ritardo senza nessuna vergogna, imprenditori che lasciano la gente a casa, per prendere gente nuova il giorno seguente pagandola sempre a meno e facendola lavorare sempre di più. 

Tutto questo non è niente di nuovo, purtroppo. 

Ma per il cosiddetto “comune mortale” significa che la vita è sempre più difficile, le differenze di status sociale dovute alla quantità di soldi a disposizione sono sempre più forti si percepisce chiaramente il disagio della classe media, sempre più povera, e la cosa che più mi dispiace è la poca capacità di sognare che ci rimane!

E’ per questo che penso, che tutto sommato, è andata!  Si vive, si va avanti ogni giorno, certe volte con molta fatica, altre con uno spirito un po’ più leggero… 

Le parole di Luciano De Crescenzo “Si è sempre meridionali di qualcuno” si prestano benissimo per capire che per tutti è così, chi sta molto meglio di noi e chi sta molto peggio di noi. Dipende sempre da noi  guardare al cielo e cercare e vedere le stelle, per citare Antonio Tabucchi ed il suo Tristano, che forse aveva voglia di guardare le stelle perché il suo paese era proprio una fogna. 

Ma, per chi cerca, nel cielo le stelle ci sono ancora…