Il tema  dell’OPEN SCIENCE è molto importante per i suoi aspetti scientifici, sociali, morali. Quanto un editore è padrone delle pubblicazioni dei suoi giornali tanto da poterne controllare ed impedire la diffusione? Quanto la comunità scientifica nel suo complesso può essere considerata il referente di questo patrimonio di conoscenza che essa stessa produce? Quanto le Società Scientifiche possono fare in favore di questa disseminazione?.

Si parla nel nostro tempo con sempre maggiore frequenza di circolarità economica o di economia circolare nel senso che le risorse materiali ed immateriali devono essere fatte circolare affinché tutti ne possano usufruire riducendo gli scarti ed i residui al minimo.

La Società Civile è il primo motore dell’innovazione in quanto essa pone i problemi che limitano la qualità di vita. La ricerca, la finanza, l’industria raccolgono questi SOS e li trasformano in prodotti dell’ingegno e delle tecnologie che se non tornassero alle origini sarebbero inutili, chiudendo così un cerchio virtuoso.

La conoscenza scientifica, la scienza aperta sono componenti importanti di questo processo. Alla strada per questo ritorno contribuisce sostanzialmente l’open access che però rappresenta per l’editore una perdita di guadagno.

Una recente statistica economica ha dimostrato che gli editori (Springer, Elsevier, Urley) sono fra le imprese a maggiore profitto (si pensi intorno al 35-40% contro il 12% della BMW o il 22% della Coca Cola).

Si potrebbe pensare di isolare questi editori, ma di fatto essi detengono il mercato delle riviste scientifiche a maggiore impact factor. Le riviste delle tre grandi forniscono altri servizi oltre alla pubblicazione: il referaggio. Tutti noi operatori abbiamo subito referaggi ai nostri lavori talvolta negativi. Ma sono tutti stati accettati come aiuto di colleghi per migliorare la presentazione dei nostri lavori. La ricerca di referee non è compito facile.

Le società chimiche europee hanno fuso i loro giornali scientifici firmando contratti che prevedono la non concorrenza: forse questo non permette molta libertà. Come associazione delle Società Chimiche però, si potrebbero fare alcune richieste: abbassare il costo di pubblicazione e rendere disponibile che i nostri lavori siano leggibili dai nostri soci e dopo un anno da tutti.

Il futuro porterà molte altre novità (accogliere i lavori su tablet e potere inserire commenti, e già possibile) in buona parte derivanti dai progressi elettronici. Gli editori si sono mossi e sono organizzati. Se le Società restano con atteggiamenti passivi forse scrivono il declino della loro esistenza.

Come ha detto Carlos Moedas della Commissione Europea Ricerca, Scienze, Innovazioni Open Science genera ritorni economici e scientifici, produce eccellenze ed integrazioni, coinvolge in ciò per cui si paga..

Euchems prevede 3 livelli di Open Access gold, hybrid, green che corrispondono a livelli di accessibilità decrescenti affidati nella gestione all’editore, al sotto scrittore degli abbonamenti, agli autori (questo sembra la soluzione preferita dai chimici) e raccomanda la elevata qualità degli articoli accessibili liberamente, l’uguale opportunità rispetto a queste forme di comunicazione per tutti i ricercatori indipendentemente dalla loro collocazione geografica e di carriera, il monitoraggio dei processi in atto, il traguardo del costo zero per la comunità scientifica e del nessun svantaggio per gli autori.

Le Società Scientifiche Chimiche si sono mosse su questo tema:

  • l’American Chemical Society lanciando un sistema di pubblicazioni specifico per rapporti primari ed urgenti,
  • la Royal Society of Chemistry realizzando Chemical Science con IF ~ 9 e comunicato attraverso Open Science;
  • la Chem Pub Soc Europe (Wiley) con Chemistry Open  pubblicato in regime Gold Open Access;

Elsevier ha introdotto la condivisione degli articoli come opzione utilizzabile dagli autori.

Passi significativi sono stati anche compiuti dalla società Chimica Olandese e Austriaca. Per l’Italia la Conferenza dei Rettori raccomanda……”l’adozione delle strategie coordinate per l’unificazione delle banche da gestire dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali del Turismo (MIBACT) e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR)”.

Tale raccomandazione nasce dalla convinzione che, per assicurare efficacia e operatività all’Open Access quale modalità di diffusione del sapere scientifico, sia necessario mettere parallelamente in atto le politiche volte a facilitare il reperimento e l’uso dell’informazione culturale e scientifica e ad ottimizzare le risorse e gli strumenti disponibili.

”Nel Documento la CRUI e il CUN ribadiscono la necessità di rendere interoperabili e di integrare l’Anagrafe Nazionale dei Professori, dei Ricercatori e delle Pubblicazioni Scientifiche, i sistemi di gestione del deposito legale e della Bibliografia Nazionale Italiana, gli archivi istituzionali ad accesso aperto gestiti autonomamente dai singoli atenei e dagli enti di ricerca, consentendo l’identificazione univoca dei prodotti di ricerca, secondo gli standard internazionali di descrizione e codifica.

La Comunione Europea ha di recente annunciato la nascita di un Gruppo ad hoc composto da 25 membri a vario titolo coinvolti, compreso Euchemis.

Volendo sintetizzare vantaggi e non da sciogliere dalla Open Science fra i primi disseminazione più ampia, democratizzazione, trasferimento della conoscenza, educazione, partecipazione dei cittadini, sviluppo dei Paesi più poveri, fra i secondi politica dei brevetti, ricerca privata vs pubblica, efficienza del referaggio, preprints, diritti di autore.

Infine, un altro studio statistico basato su questionari dimostra che i chimici non credono a benefici per la loro scienza derivanti dall’Open Science. Forse la SCI potrebbe cercare di aprire un dibattito che rappresenti l’ideale prosecuzione della tavola rotonda e soprattutto che cerchi di fornire elementi di valutazione chiari, che oggi mancano.