Viviamo in un epoca in cui tutto è calcolato, previsto, prevedibile, stimato, prezzato, comprato e venduto. Un epoca che per molti aspetti è quindi fortemente caratterizzata da elementi e da strumenti squisitamente razionali (i computer, i software, le statistiche, i numeri ed i conti in genere). Strumenti e metodi di assoluto razionalismo hanno invaso e pervaso tutti i campi della nostra società (economia, diritto, istruzione, scienza, sanità). Le radici di tale approccio vengono da lontano e si sviluppano culturalmente in Europa nel XVIII secolo attraverso quel movimento noto con il nome “Illuminismo”.

 

Dipinto di Charles Gabriel Lemonnier rappresentante la lettura della tragedia di Voltaire, in quel tempo esiliato, L’orfano della Cina (1755).

 

L’illuminismo fu un movimento politico, sociale, culturale e filosofico sviluppatosi intorno al XVIII secolo in Europa. Nacque in Inghilterra, ma ebbe il suo massimo sviluppo in Francia, poi in tutta Europa e raggiunse anche l’America.

Il termine illuminismo è passato a significare genericamente qualunque forma di pensiero che voglia “illuminare” la mente degli uomini, ottenebrata dall’ignoranza e dalla superstizione, servendosi della critica della ragione e dell’apporto della scienza.

Erede della ragione, intesa nel senso di Locke, l’illuminismo vuole adattare alla filosofia il metodo della fisica newtoniana affidando alla ragione la determinazione tanto delle proprie possibilità che dei propri limiti, indipendentemente da ogni verità che si presenti come rivelata o innata.

La fede nella ragione, coniugandosi con il modello sperimentale della scienza newtoniana, sembrava rendere possibile la scoperta non solo delle leggi del mondo naturale, ma anche di quelle dello sviluppo sociale. Si pensò allora che, usando correttamente la ragione, sarebbe stato possibile un progresso indefinito della conoscenza, della tecnica e della morale: convinzione questa che verrà successivamente ripresa e rafforzata dalle dottrine positiviste. 

 

In questo secolo esplode dunque la fede della ragione definita in filosofia come…

la facoltà dell’intelletto per mezzo della quale si esercita il pensiero razionale, ovvero quello rivolto ad argomenti astratti tipici del ragionamento, contrapponendosi alla sfera dell‘irrazionalità. Analogamente in psicologia cognitiva indica la capacità cognitiva della mente di operare ragionamenti più o meno corretti. La ragione è ritenuta dalla maggior parte dei filosofi una facoltà universale tale da essere condivisa tanto dagli umani quanto, teoricamente, da animali o da intelligenze artificiali che userebbero la ragione intesa come capacità di calcolo. Sono molti i pensatori, nella storia del pensiero, che si sono dedicati allo studio di questa nozione, dando luogo a molteplici prospettive, spesso reciprocamente incompatibili (es. razionalismo, criticismo, positivismo logico ecc…).

Per fornire un quadro completo dell’evoluzione culturale che fiorì in Europa ricordiamo anche che alla fine del XVIII secolo e nel XIX secolo si sviluppò un altro movimento per certi aspetti diametralmente opposto all’illuminismo noto con il nome di “romanticismo”.

Immagine http://www.isartblog.it/2018/01/03/il-romanticismo/

Il romanticismo è la negazione della ragione illuminista: gli autori romantici rifiutano l’idea illuministica della ragione, poiché questa non si è rivelata in grado di spiegare la totalità del mondo e la realtà nella loro complessità. Nell’era romantica si verifica pertanto un notevole progresso nell’esplorazione dell‘irrazionale: i sentimenti, la follia, il sogno, le visioni assumono un ruolo di primaria importanza.

(Wikipedia)

 

Ho ricordato questi due movimenti culturali nati e sviluppatisi in Europa negli ultimi secoli in quanto in essi risiedono le radici del nostro agire quotidiano, le radici del nostro sviluppo e del nostro presente. 

Ma tornando al titolo dell’articolo la storia dell’illuminismo e l’ applicazione e diffusione dei metodi e strumenti tipici della ragione e della razionalità lascerebbero intendere che chi possiede e fa uso della ragione sia nel giusto e quindi abbia la supremazia sugli altri che per logica sono in errore. 

Seguendo lo stesso schema si sarebbe portati ad affermare che chi è nel giusto possa quindi anche governare i processi economici e sociali. Si tenderebbe a pensare che, nel mondo occidentale e democratico, i processi di government siano frutto della ragione ed attribuiti a coloro che della ragione  hanno fatto tesoro nella pratica politica ad esempio attraverso la ragionevolezza intesa come elemento di equilibrio e misura.

Tutto questo da un punto di vista razionale è perfettamente lecito, lineare, logico e quindi atteso. Ma nella realtà quotidiana scopriamo spesso che ciò non accade. Le nostre scelte, i nostri comportamenti, le nostre preferenze vanno dove batte la nostra pancia e non dove ci dice razionalmente il nostro cervello. 

Poi sono arrivate le neuroscienze che hanno cominciato a guardare cosa accade in quella scatola nera che è il cervello umano. E hanno capito un po’ di più. L’uomo è un essere razionalizzatore e non razionale. Di fatto l’uomo decide a pancia, inconsciamente, e poi passa il resto del suo tempo a trovare buone giustificazioni (ragioni) a ciò che ha già deciso. 

Ebbene se osserviamo i risultati elettorali degli ultimi anni in quasi tutto il mondo occidentale vediamo che essi sono stati caratterizzati dalla vittoria di movimenti e partiti che hanno conquistato i propri elettori più con gli elementi tipici del romanticismo (sentimenti, emozioni, paure, visioni,  sogni, etc) che non dell’illuminismo e della ragione.

Il mondo occidentale è in questo momento governato dunque da partiti, movimenti e uomini che pensano, agiscono, si comportano spesso in maniera irrazionale, seguendo più i loro istinti politici, il sentimento dei popoli piuttosto che la ragione e le ragioni degli altri. Non so se questo sia un bene o un male ma ci dice una cosa fondamentale. Nonostante  la scienza, la medicina, l’economia, abbiano fatto progressi enormi grazie all’uso massivo della ragione ( e molta altra strada faranno nei prossimi anni con l’applicazione delle tecniche legate all’automazione ed alla intelligenza artificiale) l’essere umano è e permane un animale fatto di sentimenti ed emozioni e nei momenti di crisi, come in quelli di rinascita (si vedano il rinascimento piuttosto che i movimenti politici che hanno portato alla seconda  guerra mondiale) sono i cuori a dettare legge e non la ragione. Tutte le rivoluzioni, tutti i movimenti culturali, artistici, religiosi sono nati e si sono sviluppati dal coinvolgimento emotivo e non razionale degli esseri umani. 

Quindi ai razionalisti dico: è un bell’esercizio quello di usare ed applicare la ragione nei vari campi e discipline e certamente porterà risultati tecnico scientifici ma dimenticatevi di governare gli uomini. Essi si governano con i sentimenti, conquistando i cuori degli altri anche nel XXI secolo.

Di ciò dovrebbero tener conto gli uomini politici, al pari dei manager che spesso si limitano a promuovere programmi irrealizzabili, ad applicare normative e procedure, a gestire  i cittadini o i propri collaboratori come se fossero ingranaggi di una catena di montaggio.

Ecco dunque una bella riflessione per chi vuole riflettere:

Non ha ragione chi fa uso della ragione bensì chi conquista i cuori/la pancia