manuale sottovoce per parlare con i nostri figli

e avere qualche probabilità di essere ascoltati

 

Avete osservato i vostri figli…?

Timidi Diffidenti Spavaldi…

 

Avete imparato a osservarli meglio?

Spesso i figli sono degli sconosciuti per noi…

Vi è mai successo di sorprenderli in mezzo ai loro amici (senza che si accorgessero di voi naturalmente) e di pensare: ma è proprio lui/lei?

Avete mai sentito parlare di loro (dagli altri) in modo irriconoscibile per voi?

 

E’ un classico!

Allora ingrandiamo la lente, aumentiamo l’attenzione.

Tenterò di fornirvi un’ulteriore chiave di lettura aiutandovi –questa volta- a individuare i figli troppo amichevoli.

Potrebbero apparire una gioia fra tutti gli altri tipi di ragazzi così difficili da orientare nella costruzione del loro carattere: sono sempre allegri, di ottimo umore. Sembra che siano d’accordo su tutto quanto noi genitori diciamo. Possono però facilmente farci dirottare dal ruolo di educatori; sono in buona fede, ma spesso non sinceri. Abbiamo bisogno della loro attenzione per comunicare i principi sui quali formarli, ma potremmo avere molte difficoltà a ottenerla. Sono bravissimi a comprarci con il loro affetto gioioso e noi diventiamo, spesso, troppo indulgenti e incapaci di intuirne la debolezza.

Il nostro obiettivo qui è di restituire questa loro genuinità senza mai perdere il nostro ruolo: non siano loro amici, non soltanto…

Se diventiamo solo amici dei nostri figli il rischio è di perdere quella leadership di servizio che ci permette di orientarli verso il futuro meglio di chiunque altro. Siamo i loro genitori: più forti di tutti; più affidabili, più credibili, più preparati e autorevoli. Se non siamo noi a occupare questa postazione di guida, ci penserà qualcun altro, magari una cattiva compagnia adulta. Accade troppo spesso, lo leggiamo sui giornali.

 

A noi non dovrebbe accadere.

 

Come dobbiamo comportarci?

Sicuramente occorre rispondere al loro atteggiamento affettuoso con entusiasmo sincero, ma –nel contempo- non farci sviare troppo dal loro seducente, continuo, amichevole chiacchericcio. Il motivo di tale nostra ben organizzata resistenza è che dobbiamo ottenere la loro completa partecipazione a quanto stiamo suggerendo. Dimostrare, quindi, interesse ma interessarli di più. Dobbiamo ascoltarli, certamente, essere colpiti dalle loro esperienze e conquiste: è bello per loro vederci impressionati positivamente dalle imprese affrontate. Non dobbiamo, però, farci distrarre troppo dal nostro piano educativo. Dobbiamo impressionarli anche noi, facendo uso di storie affascinanti; analogie; testimonianze e aneddoti possono essere di grande aiuto nel condurre in porto l’autorevole punto di vista del genitore.

Ovviamente i riferimenti storici e fantastici utilizzati dovranno essere pertinenti e appropriati alla situazione affrontata nel dialogo. Nella nostra proposta dobbiamo creare in loro emozione (è quanto il mondo esterno cerca di fare su di loro ogni giorno). Dobbiamo incoraggiare la loro ambizione e voglia di riuscire, la realizzazione concreta dei sogni e degli entusiasmi. I nostri figli desiderano poter pensare che i progetti di vita da noi esposti sono eccitanti e al passo con il progresso. Se noi appariamo eccitanti e ambiziosi ne dedurranno che i progetti esposti per loro lo siano. Poniamo loro delle domande –su quanto riferito- che richiedano impegno.

 

Da quanto tempo covano quel sogno – Quali sono le maggiori difficoltà che stanno incontrando nel cercare di realizzarlo – Quali altri obiettivi hanno – Quali sono i tempi previsti per la loro realizzazione…

Approfittiamo benevolmente del loro atteggiamento amichevole nei nostri confronti per renderli concreti e ridurre al massimo il pericolo di disperdere energia che la loro età e questo particolare carattere naturalmente rischiano.

 

Riassumendo: il loro atteggiamento amichevole potrebbe essere una fuga per non permetterci di indirizzarli e impegnarli concretamente sul futuro. Forse del futuro hanno un po’ paura; forse ne abbiamo paura anche noi quando diventiamo amici dei nostri figli in modo sbagliato e non siamo più la loro guida, il loro capitano.

 

Riflettiamo, pensare a loro fa crescere anche noi.

A fra poco per parlare dei fantasiosi.