La citizen’s science è sostanzialmente rappresentata dalla collaborazione fra ricercatori e cittadini per raccogliere dati sperimentali e si basa sulla messa a disposizione dei cittadini di strumentazioni ed esperienze montate dai ricercatori, ma che sulla base della suddetta collaborazione consentono di raccogliere una maggiore quantità di dati così contribuendo, attraverso l’analisi critica di questi, a trasformare il mero dato analitico in strumento di conoscenza ed in guida agli interventi.

Il coinvolgimento dei cittadini permette di avere una notevole quantità di dati ed il confronto costante con gli esperti preposti a supervisionare il lavoro in modo da avere risultati affidabili e non diffondere fake news.

Un bell’esempio di citizens science è Scienza al Balcone nata in questo periodo pandemico grazie all’impegno del CNR. Scopo del progetto era invitare  tutti i cittadini, in Italia e nel mondo, a divenire scienziati, sia pure per un giorno, condividendo obbiettivi, procedure e metodologie tipiche del mondo della ricerca.

Nel periodo di lockdown nel chiuso delle nostre case, mentre tutto sembrava fermarsi, obbligandoci a riflettere su quanto è normale nella vita di tutti i giorni ed ad osservare con una nuova prospettiva, molte persone si sono incontrate dai loro balconi per condividere azioni che facevano sentire più uniti.

Scienza al balcone è nata proprio in quel periodo con questa prospettiva: invitare i cittadini  a condividere dai balconi delle loro case l’esperienza di condurre una ricerca scientifica tutti insieme.

Le misure effettuate rappresentano un significativo bacino di dati, ma il loro valore è ben superiore, rappresentato dalla condivisione di metodi e procedure del metodo scientifico, dall’invito ad essere curiosi, a provare e riprovare, magari a sbagliare, secondo il dettato di Galileo Galilei.

Un punto chiave della Citizens Science è la disponibilità della componente scientifica :il cittadino deve percepire un sentimento di fiducia nel suo contributo.

 

Nel caso di Scienza sul Balcone l’oggetto della Ricerca e stata l’illuminazione artificiale: si tratta di un grande passo in avanti consentito dalla tecnologia, ma accanto agli indubbi ovvii vantaggi ad essa sono anche collegati alcune limitazioni: ad esempio a causa di essa non si può più vedere la bellezza del cielo stellato, flora e fauna possono essere danneggiate, gli stili di vita possono essere alterati rispetto al naturale da questa luce intrusiva.

Scienza al balcone ha voluto proprio misurare la illuminazione intrusiva e si comprende da questo punto di vista come ogni casa diventi un laboratorio e chi vi dimora un potenziale ricercatore.

Io credo che anche la chimica dovrebbe e potrebbe presentare progetti di citizens science, ad esempio innaffiare le piante con l’acqua piovana per valutarne gli eventuali contenuti tossici per l’ecosistema  o anche, come è già stato fatto, misurare l’annerimento di un lenzuolo bianco esposto all’ambiente per valutare il livello di concentrazione del particolato atmosferico o anche fotografare le superfici lapidee e raccogliere le immagini, per avere indicazioni sul fenomeno delle croste nere sui BB.CC.

Basta pensare ai tanti aspetti della nostra vita ai quali la chimica partecipa attivamente per realizzare progetti di citizens science.

Nella SCI il GI SCI Cultura, la Divisione di Didattica, il Gruppo Senior, lo stesso blog in primis, ma tutti gli organi periferici sono chiamati a impiegare questo efficace strumento di collegamento fra la scienza e la società civile.