Il tempo trascorre in modi diversi per gli uomini e per gli animali a seconda delle condizioni del corpo e della mente, dell’addestramento e dell’età. Ce ne rendiamo conto confrontando le velocità di spostamento nello spazio e quelle a cui si eseguono certe azioni. Spesso la nostra percezione, però, è poco accurata e ci porta a conclusioni errate. Da parecchio tempo sentiamo ripetere da consiglieri efficientisti l’apologo della gazzella e del leone.
“Ogni giorno in Africa un leone si sveglia e sa bene che dovrà prepararsi a correre molto veloce, altrimenti non riuscirà ad acchiappare una gazzella e prima o poi morirà di fame. Anche la gazzella deve prepararsi a correre molto veloce, per non essere divorata dal leone. Dunque: che tu sia leone o gazzella, preparati a correre il più veloce che puoi.”
Il testo è diventato proverbiale e, come tanti proverbi, non è giusto. Infatti il leone raggiunge una velocità massima di 16 metri al secondo (57 km/h), ma la gazzella ne fa 22 al secondo (80 km/h). Dunque il leone non la raggiunge o ci riesce raramente. La storiella dovrebbe parlare del ghepardo che corre a 28 metri al secondo (101 km/h). Con quei 6 metri al secondo di vantaggio, se il ghepardo riuscisse ad avvicinarsi a 60 metri dalla gazzella, le sarebbe addosso in soli 10 secondi.
Non conviene fidarsi della sola velocità. Occorre considerare anche l’accelerazione – il tasso a cui cresce la velocità. Se il leone accelera più della gazzella, la può raggiungere prima che sia arrivata alla sua velocità massima. Avrà bisogno di fiuto e furbizia. Dovrà appostarsi immobile, nascosto fra la vegetazione sopra la strada che la gazzella percorre per andare a bere al fiume. Quando passa, il leone fa un solo balzo (aiutato dall’accelerazione di gravità) e la ghermisce subito. La gazzella deve sempre guardarsi intorno con prudenza, ma deve soprattutto individuare i territori frequentati dai ghepardi ed evitarli. Pare, poi, che i ghepardi raggiungano le più alte accelerazioni fra i quadrupedi
Situazione analoga: lo squalo che nuota a 16 metri al secondo può raggiungere il delfino che nuota a 14 m/s. Ne azzanna il ventre e lo sbrana. Però il delfino ha buona vista ed è intelligente: individua la posizione delle branchie del pescecane, cambia direzione, si avventa ad angolo retto rispetto alla traiettoria dello squalo e lo colpisce col rostro in quell’area – l’unica vulnerabile. Lo squalo si dà alla fuga.
Gli strateghi abili riuscivano a vincere battaglie anche se le loro forze erano meno numerose e peggio armate di quelle del nemico. L’intelligenza dei generali poteva surrogare il numero e la gittata dei cannoni. Oggi varie nazioni stanno creando armi nucleari sempre più micidiali e veloci, atte a raggiungere i bersagli con maggiore probabilità. L’intelligenza dovrebbe suggerire, invece, il disarmo nucleare totale, non essere usata per inventare armi sempre più micidiali.
Sebbene non esista una definizione dell’intelligenza che sia significativa e generalmente accettata, sono state definite scale di intelligenza degli adulti (come WAIS, Wechsler Adult Intelligence Scale [1955]) che presentano una certa utilità. Il loro impiego presenta difficoltà, dato che le abilità mentali dipendono da oltre un centinaio di fattori. L’intelligenza è fatta di percezione, memoria, analisi, apprezzamento di relazioni e strutture, elaborazione linguistica in entrata e in uscita, capacità di risolvere velocemente problemi, gestione di rapporti interpersonali. Le carenze, anche di velocità, possono essere rimediate con la persistenza nell’affrontare le situazioni.
In tutto questo un fattore importante è costituito dai disturbi specifici dell’apprendimento, come dislessia, disgrafia, discalculia, che sono aggravati da sordità e disturbi della vista. Nella tarda età queste menomazioni si possono aggravare e vanno usati prontamente ausili, anche informatici, e protesi.