Se volessimo visualizzare il concetto di problema, che cosa di meglio di un bel nodo aggrovigliato? Questa potrebbe essere la visualizzazione di un problema poco e mal definito, difficile da risolvere tanto quanto è difficile districare il nodo. Un problema semplice e ben definito potrebbe essere invece un nodo piano, che velisti e alpinisti usano per unire due corde in modo ordinato, simmetrico, facile da fare e disfare, da stringere o sciogliere aumentando o diminuendo la trazione dei capi di corda. Più che un problema di cui bisogna cercare una soluzione possibile, si tratta in questo caso di una routine, di una procedura da applicare correttamente per ottenere i risultati previsti.

Del resto la parola stessa “risolvere” viene dal latino solvere, che significa “sciogliere”, il che implica che il problema sia considerato come un nodo da sciogliere. E anche “soluzione” viene da solutus, participio passato di solvere, e significa nodo sciolto, problema risolto.

Il nodo viene vissuto concettualmente ed emotivamente in modo antitetico. In senso positivo rappresenta un legame, un impegno, un patto da cui derivano stabilità, continuità coerenza. In senso negativo abbiamo ancora il legame, inteso però come vincolo, come limite, come groviglio, complicazione, impedimento, prigionia.

Abbiamo quindi il nodo d’amore che si realizza nel vincolo del matrimonio, oppure il nodo alla gola che ci fa piangere. Il nodo delle guide che ci salva la vita in montagna, e il nodo scorsoio che la toglie al malcapitato appeso ad una forca.

 

Due screenshot di Tangle knots, una app di gioco per Android

 

Tangle knots, una app con cui si può giocare on line, presenta un groviglio di nodi fatto di piccoli pezzi di spago virtuali, che si devono muovere in modo che non tocchino nessun altro spago per sparire e liberare spazi utili alle prossime mosse. A prima vista il groviglio sembra inestricabile, poi si cominciano a individuare gli intrecci più semplici. Man mano che si eliminano i lacci, la situazione diventa più facile, proprio come succede con qualsiasi problema, che anche se molto complesso può essere risolto scomponendolo in sottoproblemi. Il gioco però si complica quando alcune cordicelle hanno un capo bloccato, e quindi inamovibile, e quando le mosse sono limitare, con giochi che impongono di eliminare tutte le cordicelle in sole 15 mosse, a cui se ne possono aggiungere altre 5 guardando un video pubblicitario (ma il bravo giocatore cerca di non farlo). La metafora del problema offerta da questo gioco dei nodi è molto interessante, perché spinge a ragionamenti strategici per stabilire le successioni di mosse più efficaci, e per risolvere il problema nel modo più elegante, ossia meno dispendioso grazie al risparmio delle mosse.

Il nodo ha sempre avuto un valore simbolico, mistico, esoterico nelle varie culture e civiltà. Il mito ci narra del nodo gordiano, complicatissima legatura di un carro fatta da Gordio, re della Frigia, di cui si diceva che chi lo avesse risolto avrebbe conquistato tutta l’Asia. Alessandro Magno ci provò, ma dopo un po’ perse la pazienza e lo tagliò con un colpo di spada, conquistando una parte dell’Asia, anche se il taglio non gliela fece conquistare tutta, essendo arrivato fino in Afganistan. Il gesto di Alessandro è un esempio di elusione o banalizzazione del problema, oppure di soluzione suggerita dal pensiero laterale, ossia di un modo di ragionare al di fuori dagli schemi correnti, o ancora dell’importanza del potere, che può vincere di fronte all’abilità, o al posto di essa.

Perin del Vaga, Alessandro taglia il nodo gordiano

 

L’affresco cinquecentesco attribuito a Perin del Vaga mostra Alessandro nel momento in cui taglia il nodo gordiano, detto anche “nodo di Salomone” nella rappresentazione simbolica paleocristiana, come si vede in un bel mosaico pavimentale di Aquileia risalente al IV sec. Si tratta di un nodo “senza fine”, e quindi inestricabile. Il nodo è molto usato nelle decorazioni paleocristiane e medievali, ed è stato usato sia nella sua struttura più semplice, come di vede in una formella di arenaria da Capannori (Lu) sia nella forma più complessa che abbiamo visto ad Aquileia, fino ad arrivare ad intrecci decorativi assai complessi come il nodo celtico che vediamo in un bassorilievo scozzese del IX sec.

A livello esoterico il nodo di Salomone rappresenta la porta di accesso verso l’oriente, inteso come percorso spirituale di purificazione e illuminazione.

Formella da Capannori  

Aquileia, mosaico pavimentale del IV sec.

 

Nodo celtico scozzese del IX sec.

Come soluzione di problemi, un discorso a parte va fatto per i nodi alpinistici. Innanzitutto rappresentano un buon esempio di benchmarking, perché l’alpinismo, molto più recente della marineria, li ha presi da questa, al punto tale che uno dei più usati si chiama “barcaiolo” e che il nodo bulino degli alpinisti altro non è che la gassa d’amante dei marinai. Come requisiti tecnici i nodi alpinistici devono essere facili da fare, anche con una mano sola se l’altra è aggrappata ad un appiglio, e da sciogliere anche se sottoposti ad una tensione dopo una caduta, o se ghiacciati in una ascensione invernale. Il barcaiolo per esempio si fa per agganciarsi rapidamente ad un moschettone. Il prusik, che scorre verso l’alto e si blocca verso il basso, serve a risalire lungo una corda.

Continuando con la metafora dei problemi, potremmo dire che questi nodi “tecnici” rappresentano problemi noti, ben definiti, da affrontare sempre nello stesso modo per ottenere le soluzioni volute, per ridurre al minimo i rischi. La creatività non si applica a questi problemi tecnici, ma a problemi di altro genere. In tutta sicurezza, con l’uso appropriato degli strumenti a disposizione, come si fa a superare quel determinato passaggio strapiombante? E’ possibile scalare la parete lungo una linea non ancora percorsa, aprendo un nuovo itinerario? La creatività dello scalatore risponde a queste domande. La tecnica dei nodi gli permette di procedere in sicurezza anche su difficoltà estreme. Può capitare che in sosta si intreccino le corde fino a formare un malloppo inestricabile. In questi casi l’alpinista si ferma, anche se sta appeso ad una parete, e si mette a filare le corde, e cioè a diastricarle una per una rifacendole su in bracciate bene ordinate. Ecco come un problema ingarbugliato può essere analizzato, ben definito, circoscritto, spezzettato in problemi minori.

In ambito manageriale, la creatività che spinge l’alpinista ad aprire nuove vie di arrampicata, corrisponde al cercare nuove nicchie di mercato o nuovi modelli di business usando correttamente le tecniche e i metodi di ricerca di mercato, di analisi SWOT, e così via, che corrispondono alle tecniche alpinistiche di sicurezza, come chiodi, moschettoni e manovre di corda.

Il nodo, anche se concettualmente si tratta sempre di una sorta di unione, di intreccio fra elementi diversi, ha vari significati a seconda che venga usato in matematica, fisica, geometria, medicina, microbiologia. Se consideriamo una rete, questa è una struttura fatta di nodi collegati fra loro da archi. Più sono gli archi che convergono su un nodo, più il nodo è importante nella rete, nel senso che è più influente sul comportamento di tutta la rete, fino agli hub, che sono nodi fondamentali, tali che se uno di loro non funziona, compromette tutta la rete. Per esempio, gli aeroporti di Malpensa o Fiumicino sono hub della rete aerea italiana.

Come nelle reti fisiche, nelle reti sociali ritroviamo i nodi con le stesse caratteristiche. Alcuni sono più importanti (gli influencer) per cerchie più o meno ampie.

Ognuno di noi è il nodo di una o più reti sociali, professionali, familiari, personali, con le dinamiche interpersonali che intervengono in reti e cerchie fatte di individui simili e diversi. Dinamiche che sono state studiate da Ronald D. Laing nel 1970 nel suo saggio “Nodi. Paradigmi di rapporti intrapsichici e interpersonali”, dove mette in evidenza le difficoltà dei rapporti familiari che spesso si intrecciano in modo disfunzionale (i “nodi”) con idee che influenzarono notevolmente la rivoluzione sessantottesca nei rapporti fra partner e fra genitori e figli. In ambito manageriale ritroviamo questi nodi nelle dinamiche fra capo e collaboratore, nei lavori di gruppo, nei conflitti fra cooperazione e competizione.

In conclusione ognuno di noi è un nodo che interagisce in vari modi con altri nodi, e ogni interazione è a sua volta un nodo che lega in qualche modo gli archi della relazione fra le persone. Anche io dunque sono un nodo, o meglio un piccolo hub di una cerchia di amici e simpatizzanti, a cui un paio di volte al mese invio la mia nuova newsletter “Visioni e soluzioni“, con stimoli e ragionamenti sul rapporto fra immagini e problemi.