Chi mi segue su questa rivista sa che negli ultimi quattro anni mi sono spesso dedicata a “osservazioni” sulle realtà che mi sono trovata di volta in volta a scoprire durante i miei viaggi. In molti casi si è trattato di alcune zone poco conosciute della Sardegna, così tanto raccontata, invece, per le sue coste. Anche questa volta mi cimento con una prima narrazione di un territorio sardo assurto proprio in questo periodo alle cronache nazionali, essendo il paese di Lula il secondo candidato in Europa a ospitare l’Einstein Telescope, il più grande e sensibile telescopio di onde gravitazionali mai realizzato nel mondo.

PREMESSA

Il Centro Sociale Culturale sardo di Milano ha recentemente patrocinato e promosso una mostra fotografica di Nello e Gianmarco Taietti, tenutasi presso la Fondazione Matalon, dal titolo “Incontri a Lula”(1) e ho ricordato di essere stata lì circa tre anni, a trovare un’amica che ci vive, Maria Teresa Rosu. Durante l’inaugurazione mi è nata la curiosità, o meglio l’”urgenza”, di scrivere nuovamente a proposito di quella parte di Sardegna, facendomi aiutare, anche in questo caso, da persone che ne conoscono molto bene il contesto, realizzando così un percorso a più voci. Il tentativo è quello di analizzare il contesto socio-economico e culturale di Lula e dei suoi dintorni e verificarne il potenziale sviluppo futuro, anche alla luce di recenti novità a livello europeo.

Il caseggiato scolastico di Lula

Lula (Lùvula o Lùgula in sardo) è un comune italiano – oggi di 1277 abitanti – della provincia di Nuoro, capoluogo da cui dista 33 km., a 521 metri sul livello del mare. Situato nella Sardegna centro-orientale, sorge alle pendici occidentali della catena del Monte Albo, tra boschi di leccio, tassi, ginepri e macchia mediterranea. Il suo recente passato è legato allo sfruttamento delle miniere d’argento e piombo di Sos Enattos e Guzzurra-s’Arghentaria, oggi inserite nel parco Geominerario della Sardegna (ce ne parlerà prossimamente un altro testimone, ndr). 

Con i comuni di SiniscolaPosadaTorpèLodèOnanìOsiddaOrune e Bitti fa parte dell’Unione dei Comuni del “Montalbo”, ente costituito nel 2008, collocato nel territorio della Barbagia e delle Baronie. In occasione della mia visita a Lula avevo avuto la fortuna di leggere una pubblicazione molto importante e significativa dal titolo “Lula, trent’anni di viaggio per un tempo che esiste (1972-2002) – Tra cronaca e storia. Tra realtà e mito” (2), che ha il pregio di ripercorrere 30 anni molto significativi del paese. E da qui sono partita nella raccolta delle testimonianze alle quali ho accennato, la prima delle quali è proprio quella di Maria Teresa Rosu, dipendente del Comune di Lula dal 1985, che negli ultimi 22 anni di servizio ne è stata la bibliotecaria.

Per cominciare: il contesto

Come ci ricorda proprio Maria Teresa nella nostra recente chiacchierata, l’economia lulese è stata storicamente agro-pastorale e di miniere. Nel 1997 nella miniera di Sos Enathos, i filoni di blenda e galena l’estrazione di blenda e galena è stata fermata con la motivazione dell’eccessivo costo del lavoro, ma il bosco di Sa ‘e Tamponi (ved. più avanti) ha cominciato a fornire boccate di ossigeno all’economia sofferente. Con il tempo, anche il terziario è andato in decadenza. La crisi è ovunque, i servizi ne soffrono. Naturalmente, ovunque i popoli cercano nuove vie di sviluppo, il che implica anche migrazioni, soprattutto di giovani e intellettuali. E, a corollario, i deserti sociali. Anche Lula, come molti paesi dell’interno, in Sardegna, è purtroppo dentro questo processo. Afferma Maria Teresa: “Io guardo intorno in cerca dei rimedi possibili e vedo ciò che ovunque si vede: cultura (anche in senso lato, con le peculiarità identitarie dei paesi), ambiente e turismo. L’importanza della cultura non si discute. Penso che invece si dovrebbe discutere del come e del quanto. Di progetto, insomma. E di contesto. Di iniziativa dei singoli, ma soprattutto di reti. L’argomento cultura, oltre che alla crescita umana e sociale, può rispettosamente legarsi al turismo, a patto che non si parli di quello che nulla lascia e nulla porta via, ma per il quale tutto si impoverisce e stravolge, compresi i territori.” Secondo Maria Teresa puntare sulla monocultura del turismo, sganciato dalle vocazioni e dai processi produttivi e socio-culturali dei territori, può essere assai aleatorio. Il mondo, infatti, è ormai una turbolenza infinita: politica, monetaria, dei trasporti. C’è il fuoco della guerra sempre acceso, e ora sempre più vicino a noi. Anche l’ambiente è materia permeabile al turismo, ma, in primis, deve esserlo alla sopravvivenza dell’uomo e della stessa Terra. Il patrimonio ambientale e antropologico del Monte Albo, per esempio, tiene alla sua tutela e però attende di conoscere come potrà occupare Lula ben oltre i 70 posti di lavoro di Sa’ e Tamponi. I giovani dovrebbero progettare e essere gli artefici di attività rispettose. Per esempio sulle pendici.”

Nata a Orosei, sul mare (nell’omonimo bellissimo golfo) in una casa abitata dalla poesia e frequentata da politici e da discussioni (poiché figlia di un segretario del PSI), Maria Teresa era arrivata a Lula quando non aveva ancora 20 anni, fresca di diploma conseguito presso il liceo classico “G. Asproni” di Nuoro, e di matrimonio. Grazie all’amore del marito per il suo paese, che lo “interpretava” con il bagaglio di conoscenze filosofiche, politiche e di altri saperi e passioni, Maria Teresa ne è stata subito contagiata. Erano anni molto vivaci, quelli tra il 1960 e il 1970, ancora ragazzina – tenuta per mano da suo padre – aveva già partecipato alla protesta delle popolazioni della Baronia per il Piano di Rinascita e successivamente, da giovane donna, aveva preso parte agli scioperi e alle manifestazioni studentesche, e Lula rappresentava la possibilità di un nuovo impegno.

Maria Teresa Rosu al Monte Albo con il marito

Con il suo background umanistico, Maria Teresa ha lavorato per 22 anni alla gestione della biblioteca comunale (dopo essere stata Ufficiale dei Servizi Demografici del Comune di Lula dal 1985), attività per la quale aveva ricevuto una formazione specifica in ambito biblioteconomico con un corso della Regione Autonoma Sardegna e con l’aggiornamento costante promosso da vari enti pubblici in collaborazione anche con l’AIB (Associazione Italiana Biblioteche). Sostiene Maria Teresa “Devo gran parte del mio essere come sono all’incontro con mio marito, all’essere stata allieva di Danilo Dolci (sociologo, poeta, educatore e attivista della nonviolenza italiano, soprannominato il Gandhi italiano, ndr), all’aver frequentato vari corsi di comunicazione, all’amore per la cultura, all’essere nata a Orosei e all’aver vissuto a Lula.”

Nella primavera 2020, in piena pandemia, Maria Teresa è andata in pensione, ma il bagaglio accumulato in tanti anni di lavoro per l’ente comunale e per la cultura, ha rappresentato la possibilità di conoscere le realtà territoriali da punti di vista privilegiati e con una “lente” più trasparente agli orizzonti possibili.

Al lavoro con i bambini

Le persone e gli ecosistemi umani e sociali

Ritengo utile riportare alcuni antefatti storici e altri aspetti della vita politico-sociale del territorio per poter meglio contestualizzare quanto emerge su questa realtà, ricordando qui alcuni aspetti di lotte militanti e del Comitato di Lotta locale, nato per la difesa del bosco di SA ‘E TAMPONI, partendo dal fatto che nel mese di ottobre del 1980 il corpo forestale regionale, bypassando il comune di Lula, aveva autorizzato il taglio di ben 900 ettari di foresta dei conti Marzano, sul Monte Albo. Di fronte all’attendismo della politica rappresentativa, che non riusciva a impedire il taglio, nella sezione locale dell’allora Partito Comunista Italiano si discuteva sul da farsi e sullo stallo socio-politico e culturale in cui il paese versava; alla fine dell’aprile del 1981, con una lettera-volantino, quel gruppo aveva invitato tutte le forze della sinistra a riprendere la discussione politica più ampia, in stand-by da tempo.

Nel frattempo, l’impresa appaltatrice dei lavori aveva cominciato ad allargare la strada di servizio al taglio della foresta Tamponi-Altudè, ma non si trattava di ripristino della carrareccia esistente (come subdolamente dichiarato), bensì di un allargamento vero e proprio che andava ben oltre il consentito dalle norme in vigore. Inoltre, i tagliaboschi avanzavano abbattendo molti alberi e bruciandone le ceppaie e a questo punto la coscienza ambientalista di Lula disse no alla politica di rapina che in Sardegna aveva già mostrato un volto distruttivo con l’industria petrolchimica di Rovelli. All’insediamento a Lula di quel genere di industria, peraltro, l’ amministrazione comunale di sinistra dei primi anni ’70 si era opposta compatta con una lotta per la quale un giornale “del continente” aveva scritto di Lula come “il paese che rifiuta la rinascita”. Perché tanto impegno nella difesa del bosco minacciato? Perché allora era l’unico polmone verde del circondario e per questo i partiti di sinistra, compreso il Partito Sardo D’Azione, avevano cominciato a “suonare la stessa musica” di rivolta e avevano costituito il “Comitato per la difesa del patrimonio boschivo, faunistico e naturale del Monte Albo”. Il clima sociale, culturale e politico di quegli anni di lotta che Maria Teresa racconta è di partecipazione pacifica, ampia, rigogliosa e frizzante, grazie al lavoro costante di coinvolgimento. Il comitato era una vera e propria officina politica e culturale che funzionava con la partecipazione e la condivisione di donne e uomini coraggiosi e uniti, che esercitavano la democrazia – insieme – perseguendo soltanto il bene comune. Il paese in quella fase si era trasformato in una vera e propria scuola di formazione per i ragazzi e i giovani che mano a mano diventavano testimoni non passivi del clima sociale di quel tempo.

Ed è in questo contesto che nell’estate del 1981 era nata, da parte del Comitato Popolare, anche l’idea di un murale in grado di raccontare le motivazioni e il senso della lotta storica, un’opera di denuncia sociale che fungesse da memoria, ma anche da monito per le generazioni future. Per realizzarlo era stato incaricato il pittore Diego Asproni di Bitti (artista eclettico, di cui abbiamo letto, nel numero scorso della rivista, una bellissima dedica a Iride Peis, ndr), un artista che tutti apprezzavano e che sentivano vicino nella lotta. Un vero atto di solidarietà, perché Asproni aveva deciso di regalare l’opera a Lula e il Comitato si era trovato a pagare soltanto i materiali. A novembre di quel 1981, dunque, sulla facciata della casa Piras, in piazza Rosa Luxemburg a Lula, era stato inaugurato il murale diventato simbolo di quella lotta.

Influenzare positivamente il territorio con azioni personali: gli “ambasciatori”

Alla domanda “come pensi d’influenzare, con il tuo lavoro, con il tuo impegno, ancora oggi, gli abitanti e i diversi attori del territorio” Maria Teresa risponde “Sono una bibliotecaria in pensione, ma la passione per la cultura e il sociale è però in buona salute. Inoltre scrivo da sempre (3). Ho ambientato un racconto per ragazzi in Sardegna, tra Lula e Orosei e il Professore Pino Boero, docente di Letteratura per l’Infanzia all’Università di Genova, ha scritto che ‘ha gli odori, i colori e la magia della Sardegna’ e poi che ‘il tono magico evocativo delle parole colpirà i lettori piccoli (e grandi).’” (4) Inoltre, attualmente scrivo per Làcanas (ed. Domus de Janas), e sono presente nei social. La scrittura può smuovere. Può informare e promuovere persone, progetti, attività, storia, territori. Anche gratificare. E porre domande. Può essere un pennello per dipingere la realtà con i colori giusti. E attirare. Ma credo che prima di scrivere quello che si è bisogna esserlo davvero. Si possono raccontare pure storie o emozioni, ma definendole tali, per evitare le mistificazioni. È difficile. Io mi obbligo ogni giorno a camminare in quel verso. Scrivo di cose che vedo perché a coinvolgere e attrarre deve essere il vero, del tempo, delle persone e delle cose.

Provo anche a invogliare le persone a fare, nonostante la pandemia. A loro dico sempre che il virus ci ha nascosto il futuro e che, per rimetterlo al suo posto, occorrono esercizi di ottimismo e di speranza; che dobbiamo fare comunque, anche se le forbici tagliano e progettare diventa ogni giorno più faticoso.”

Da questo punto di vista, dunque anche Maria Teresa si prefigge di ricoprire in qualche modo il ruolo che definisco di “animatore/ambasciatore” del proprio territorio, che ogni abitante può svolgere per la valorizzazione e la promozione. E su questo Maria Teresa è chiara “La poesia è una potenza espressiva non da poco. Lula, come gli altri paesi della Sardegna, ha avuto e ha i suoi rimatori estemporanei e da tavolino; penso che ricoprire il ruolo di animatore/ambasciatore significhi dotarsi di buoni filtri e di cuori che sappiano riconoscere i battiti del mondo più intonati ad essi. Perché al mondo si offre il territorio e il territorio ha un’anima, cioè una cosa preziosissima che tutte le persone che lì vivono concorrono a formare.”

Da bibliotecaria comunale, incoraggiata da qualche poeta di Lula, Maria Teresa aveva a suo tempo presentato al sindaco Gavino Porcu un progetto per organizzare il Premio di poesia “Lùvula ti canto”, sostenuto successivamente per varie edizioni anche dal sindaco Mario Calia. Nel progetto, il premio letterario era collegato a un concorso fotografico: i partecipanti al premio, dovevano inviare anche poesie su Lula perché tre di esse, consegnate ai fotografi del secondo concorso, dovevano ispirare degli scatti sul paese. Unendo le poesie e le immagini vincitrici, si stampavano infine le cartoline, da distribuire gratuitamente per liberi invii. Sostiene Maria Teresa ”Cos’erano quelle cartoline, se non una forma di promozione, se non ambasciatrici di bellezza oltre i confini di Lula? Di qualcuna erano artefici i ragazzi, così diventati soggetti del loro habitat. Ecco: quel progetto dovrebbe conoscere altre edizioni e, magari, qualche adattamento rafforzativo.”

Progettualità e utopia: cosa abbiamo imparato in questi anni?

Il tempo e l’esperienza mi hanno confermato che per vivere degnamente in un luogo serve l’utopia di Galeano. Servono una meta comune e una strada per raggiungerla. Anche se ciò significa stare sempre in cammino e aprirsi alle possibilità di cambiamento e di nuove realtà, senza però dimenticare se stessi, la propria storia e la propria identità. Cosa non facile, se non si riesce a sentire il polso delle comunità e dei territori e a vivere in armonia, senza escludere alcuna parte di essi.”, afferma Maria Teresa, e prosegue “Soprattutto la strada verso lo sviluppo deve essere fatta di utopia, di un’idea o, meglio, di un sogno che tante idee comprenda. Anche a Lula. Questa è una terra di sognatori. Sono stati sogni le rivolte contro la petrolchimica e i tagliaboschi, la biblioteca comunale attiva, la continuità del teatro, l’ospitalità agli anziani. È un sogno il MACLula (il Museo Diffuso d’Arte Contemporanea di Lula, progetto promosso da Mariolina Mannia, ndr). Ma bisogna sognare ancora. Sognare sempre e con gli occhi aperti. Il fatto è che, ormai dovunque, prima di sognare o di condividere e sostenere un sogno di altri anche se per tutti, le persone guardano se stessi sognanti o guardano chi sogna, non per vedere meglio, ma per cercare la mosca che può posarsi sul bicchiere. Così si allontana l’obiettivo: l’oggetto del sogno. Anche se quel sogno piace così tanto che ognuno per primo avrebbe voluto sognarlo.”

La pandemia in atto, secondo Maria Teresa, suggerisce comunque approcci più umani in ogni dove, anche nei cammini utopici. Le istituzioni, i singoli, tutti, sono chiamati a inventarli, esigerli, applicarli. Ciò che sembra certo è che in due anni di sofferenza pandemica siano ridiventati urgenti i vecchi e sempre buoni mattoni della democrazia, con i quali ricostruire gli spazi di ascolto, di collaborazione, di cittadinanza attiva e di condivisione come premessa di progetto e edificazione in tutti i campi del sociale.

I nuovi progetti e il possibile sviluppo futuro: la candidatura di Lula per l’Einstein Telescope

Ma Lula, la Sardegna intera e l’Italia hanno una grande speranza che cerca di incunearsi nella certezza. Che costa parecchio e che più di tanto può dare. “Parlo dell’Einstein Telescope e degli apporti economici, socio-culturali e infrastrutturali a corredo della sua matrice” si chiede Maria Teresa, “ma il territorio spinge la candidatura di sos Enattos quanto potrebbe? O potremmo sostenere di più gli scienziati che, insieme alle onde gravitazionali, cercano la rinascita per noi? ‘Siamo abitatori del tempo’, recita il titolo di un’opera del filosofo Severino. In particolare siamo abitatori di questo tempo di Lula e della Sardegna. Sul territorio grava l’attesa di scenari che potranno essere di ricchezza o di povertà, non solo economica. Potremmo però non essere attendisti fruitori passivi, ma protagonisti esigenti. Perché già lo sappiamo: se non ci renderemo visibili scegliendo, continueremo ad essere invisibili oggetti di scelte. Però almeno gli ultimi pronunciamenti e azioni della Regione sarda e dello Stato incoraggiano e danno senso.”

Vale la pena di ricordare che il progetto “Einstein Telescope“ è il più grande e sensibile telescopio di onde gravitazionali mai realizzato nel mondo e uno dei due siti candidati ad ospitarlo è la miniera di Sos Enattos, nel territorio di Lula (l’altro è situato nel Limburgo, Euroregione Meuse-Reno, ai confini di Belgio, Germania e Paesi Bassi).

La miniera di Sos Enattos

Per la Sardegna, l’Italia e il Mediterraneo si tratta della grande opportunità di conquistare un ruolo di rilievo assoluto nel mondo scientifico” ha ricordato un consigliere regionale a Nuoro Oggi qualche tempo fa. “Una struttura che può diventare il motore di una gigantesca trasformazione dell’apparato produttivo, dell’assetto della ricerca, del complesso della vita civile della Sardegna intera. Ma affinché la Sardegna possa competere con il sito estero è fondamentale che, tra Stato e Regione, venga subito messo a disposizione un importante finanziamento da un miliardo di euro, a fronte di un costo di realizzazione totale di 1,7 miliardi che saranno coperti, per la parte restante, da fondi europei.” Perché è da ricordare che realizzare l’Einstein Telescope, per un effetto complessivo sul volume d’affari stimato in 6,184 miliardi di euro, equivarrà a ripetere e forse anche a superare la stagione della rinascita, anni cioè di modernizzazione e di crescita economica e civile per tutti, specialmente per le imprese sarde e i loro lavoratori, che potrà portare con sé un nuovo modello produttivo, sostenibile e fiorente, caratterizzato e sostenuto dalla tecnologia e orientato alla sostenibilità. Un progetto che può dare alla Sardegna una nuova prospettiva, un nuovo orizzonte, un nuovo futuro.

Ed è dello scorso 15 aprile la notizia positiva, pubblicata anche su La nuova Sardegna, che il sostegno alla candidatura di Lula si sta rafforzando perché “…dalla commissione Cultura e Istruzione del Senato è arrivata una seconda indicazione al Governo (dopo quella della commissione Finanze) affinché il progetto dell’Einstein Telescope venga inserito all’interno del Pnrr.” E sullo stesso giornale vengono anche riportate le parole del presidente della Regione Autonoma Sardegna , Christian Solinas, che afferma “Vedere crescere ancora, e in maniera sempre più forte e coesa, il consenso attorno alla scelta di Lula come sede dell’Einstein Telescope ci rende orgogliosi e infonde in noi speranza e fiducia sull’esito finale….Ospitando l’Einstein Telescope la Sardegna conquisterebbe un ruolo di rilievo assoluto nel mondo scientifico internazionale, accogliendo scienziati provenienti da tutto il mondo, con evidenti e importanti ricadute sul territorio regionale sia in termini economici e occupazionali, sia tecnologici e industriali…”

Insomma tanta strada ancora da fare, non tutta così facile, ma che noi percorreremo con un prossimo articolo con il coinvolgimento degli altri testimoni. Buona lettura e a presto, dunque.

Note

(1)Catalogo “Incontri a Lula”, Nello Taietti, Gianmarco Taietti, a cura di Mariangela Dui, Fondazione Luciana Matalon, produzione Manny srl.

(2) G. Pintore, N. Piras, G. Angioni, S. Muscas, “Lula: trent’anni di viaggio per un tempo che esiste (1972-2002): tra cronaca e storia, tra realtà e mito”, fotografie di Giovanni Perasso; introduzione e cura di Maria Teresa Rosu, Cagliari, Soter ©2005.

(3) Maria Teresa Rosu, “Parole in rima”; illustrazioni di Giuseppe Porcu; Cagliari, Aipsa 2011 (Altrestorie junior)

(4) Maria Teresa Rosu; ”Grogu: il piccolo sole a nascondino”; illustrazioni di Giuseppe Porcu; traduzione poetica di Paola Alcioni, Cagliar , Condaghes, 2017 (l trenino verde , 49)