E’ il titolo di una vecchia canzone d’amore scritta da Ennio Neri (testo) e Cesare Andrea Bixio (musica) per la voce del grande Vittorio De Sica nel 1932. La canzone l’avrebbe interpretata nel film “Gli uomini, che mascalzoni…” ed era dedicata alla moglie di Bixio, Mary, detta Mariù. Una canzone che ha segnato una epoca, ed è rimasta sempre nel cuore degli Italiani, tanto è vero che fra gli appuntamenti della Festa del Cinema di Roma il 20/10/2022, in collaborazione con SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori hanno presentato Parlami d’amore Mariù, il documentario di Paolo Zefferi dedicato ai 90 anni del celeberrimo brano, prima colonna sonora di successo di una pellicola made in Italy!!!

 

Siamo in una epoca nella quale il velocissimo sviluppo della tecnologia delle comunicazioni è tale che il sapere o meno le lingue non sarà più importante come una volta. Infatti, ci sono già dei diversi tipi di traduttori simultanei che fanno il loro dovere accuratamente ed anche ci sono delle app che si usano nei cellulari/tablet, facilitando così la comunicazione con chi non parla la nostra stessa lingua. E questo è un bene!

Il linguaggio è parte essenziale di noi stessi. Dobbiamo essere coscienti del fatto che il pensiero non può essere chiaro, limpido, pulito, se non siamo in pace con noi stessi, se non siamo capaci di “ordinare” la nostra mente, il nostro corpo, se non diamo voce a questi pensieri attraverso la cultura, il sapere, la voglia di comunicare semplice, di dire le cose importanti e lasciar perdere tutto il resto.

Perché la parte più importante del comunicare è il far capire agli altri esattamente quello che vogliamo dire. Sembra semplice, ma non lo è per niente! E qui, entra in gioco la nostra empatia, la nostra verità, la nostra relazione con noi stessi e con il mondo tutto. La verità è sempre semplice e diretta. Magari crudele, magari brutta, magari bella, complessa, ma niente di meglio che la verità a tante false bugie.

Il corpo ci permette di esprimere quasi tutte le sfaccettature dei nostri sentimenti, ma il corpo deve essere allenato, come il cervello. Se non lo è, diventiamo dei pezzi di legno e non siamo capaci di esprimere nulla, neanche di servirci di questo nostro corpo nel miglior modo possibile, perché non lo riconosciamo più. Un giorno ci svegliamo scoprendo che non siamo più elastici, che quel movimento così facile non siamo più capaci di farlo e guardiamo con ammirazione a chi fa jogging, ginnastica, sport e quant’altro. Invece, la cosa da capire veramente è che così come la nostra mente deve essere alimentata e supportata e arricchita, lo è anche il nostro corpo, ma, la cosa più bella di tutto questo è che non è mai tardi per cominciare a farlo!!!

 

 

Chandra Livia Candiani, una poetessa Italiana che ho scoperto da non tantissimo, è una traduttrice di testi buddhisti e da molti anni è impegnata nello insegnamento della meditazione e nella attività di diffusione della poesia per i bambini delle scuole della periferia milanese. Alla soglia dei suoi trent’anni viaggia in India e scopre il buddhismo e la meditazione, nel 1986 assume il nome di Chandra che in sanscrito significa Luna e si avvicina sempre di più alla terra, agli animali, a un mondo semplice e trasparente, bello, scrivendo delle poesie, delle fiabe, dei saggi ricevendo diversi premi come il Premio Montale per l’inedito nel 2001, il Premio Baghetta per Bevendo il tè con i morti nel 2008, o Premio Camaiore per La bambina pugile ovvero La precisione dell’amore nel 2014, o il Premio per a cultura civile Pier Mario Vello nel 2016.

Nell’antologia Poesia femminista Italiana sono state inserite alcune delle sue Poesie Mestruali scritte prima della rinascita Indiana. E’ stata definita “eccellente” nelle performance e nelle dizioni pubbliche, abilità che le permette di riempire arene e teatri, sempre con una grande semplicità, umiltà e soprattutto una grande chiarezza, che arriva direttamente a tutti, dai piccoli (i più facili perché senza pregiudizi) ai più smaliziati adulti.

Famoso il suo intervento al Festival della Mente del 2013.

Nella copertina di uno dei suoi libri “Questo immenso non sapere. Conversazione con alberi, animali e il cuore umano” si trova scritto: “Una buona pratica preliminare prima di qualunque altra è la pratica della meraviglia. Esercitarsi a non sapere e a meravigliarsi. Guardarsi attorno e lasciar andare il concetto di albero, strada, casa, mare e guardare con lo sguardo che ignora il risaputo. Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura.”

Credo sempre di più che dobbiamo avere un corpo, una mente, ed un cuore allenato tanto quanto per poter continuare a meravigliarci ogni giorno! L’età è una scusa, prima si comincia meglio è, e la fine non esiste…

Tu tienimi
e io mi trasformerò in meraviglia
tra le tue mani,
al caldo,
quel caldo che di notte fa crescere il grano.

Tu tienimi
come guscio di noce
nel pugno
fessura tra i mondi.
C’è silenzio tra te e me
c’è perla.
Ti tengo.

Chandra Livia Candiani