Numero 40 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Sport, spot e spazzature

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di Alfonso Palumbo

 

Dalla crisi finanziaria ai disastri politici, idrici, geologici, ecc. Strano Paese il nostro, quasi destinato a vivere sotto la parola “emergenza” (che infatti è di volta in volta tirata in ballo per gli extracomunitari, il lavoro, gli incendi e tutto quell’altro che voi lettori potrete aggiungere ampliando l’elenco). Ingovernabile o meno, l’Italia merita una analisi non fosse altro per il caos che accompagna ogni momento della nostra vita.

E’ il caos - peraltro frutto del malaffare e della incapacità gestionale - che richiede interventi-tampone, misure estreme spesso prive di sana programmazione. Al di là delle riflessioni più squisitamente politiche, vorrei entrare nel costume nazionale per proporre una chiave di lettura che a tale caos assegni cause ed effetti.

Personalmente ho delle convinzioni che riferisco, semplicemente, senza pretendere che corrispondano alla verità assoluta e con la consapevolezza che saranno oggetto di scandalizzate polemiche. Più o meno empiricamente sostengo da sempre che i tre mali della società italiana, autentiche patologie, siano la moda, la televisione, il calcio.

ttAnche io sfrutto il caos per ottenerne un elenco privo di ordine. Ma è ovvio che sia la tv, come mass media veloce e immediato, a dettare l’evoluzione della patologia in essere. L’immagine che sostituisce il testo, la velocità che si mangia il tempo: in tv tutto è appunto immediato, rapido, nonostante situazioni di maggior estensione temporale come ad esempio la fiction a puntate o il serial. La pubblicità – nella sua applicazione tanto televisiva quanto cinematografica che giornalistica – ha espanso poi desideri ed emulazioni che la stessa moda (dalle passerelle o dai rotocalchi glamour) ha introdotto subdolamente nelle nostre case. E lo sport del calcio, tanto amato agli Italiani? Bè, esso rappresenta l’esaltazione del futile, del gratuito, della irresponsabilità, del polemico fine a se stesso… della pessima gestione finanziaria e della violenza vigliacca.

Insisto: personalmente osservo una miscela esplosiva, capace di incunearsi nella vita di tutti i giorni e stravolgerne desideri, ambizioni, passioni.

Tutto questi diventa quindi malattia nefasta quando impone un costume che si traduce nel non sapere dire di no (perché il “sì” deve essere sempre obbligatorio); quando si esalta nel volere/avere sempre tutto; nel non sapere attendere e pretendere tutto in tempo reale. Pensiamoci bene: non sono forse queste le leggi di alcuni sport, di alcuni spot, di alcune “spazzature”? E diciamo anche la verità: come e quanto è cambiato il costume negli ultimi venti-trenta anni? La generazione del baby-boom nostrano – cioè quella degli attuali quarantenni – è cresciuta avendo la possibilità di godere di quel <molto> che di recente è divenuto il <tutto> per le generazioni più giovani: che a loro volta si sono assoggettate ai ritmi della pubblicità, del consumismo, della tv pretendendo (e purtroppo ricevendo) una vita facile, soldi facili, genitori facili. E insisto ancora: una facilità di avere conquistata al di là delle proprie capacità e dei propri limiti; un voler avere a ogni costo e magari a ogni debito.

Se nulla accade per caso, tutto accade per caos.

 

 

Alfonso Palumbo: Giornalista free-lance che si occupa di cronaca e politica. Al momento svolge mansioni di Direttore responsabile per conto di un mensile, family-oriented. Vive a Roma dal 2001 ed é un appassionato di teatro e letteratura. Per diletto scrive sceneggiature e soggetti teatrali; inoltre ha pubblicato due libri di narrativa, il terzo spera esca tra poco. E’ un curioso e gli piace credere che <I giornalisti liberi siano una garanzia di verità>. E’ uscito in questi giorni “I quattro re”, AndreaOppure Editore, Roma, pg. 86 (narrativa).