Numero 40 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Una realtà più profonda

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di Stefano Magliole

 

Lontano da Londra, vorrei provare a condividere le mie riflessioni su uno dei film che più mi hanno appassionato ultimamente. Il film in oggetto è Milk, regia di Gus Van Sant, con uno Sean Penn da Oscar (miglior attore protagonista all’ultima edizione degli Awards).

ttLa storia narrata è abbastanza semplice: ascesa politica e sociale del primo politico omosessuale nella storia degli Stati Uniti: Harvey Milk (da cui il titolo). In poco più di due ore, Gus Van Sant racconta gli ultimi otto anni della vita del protagonista, dal 1970 al 1978, trovando un punto d’equilibrio tra vita privata e vita pubblica… ammesso che nella quotidianità di un politico si possa fare una distinzione di questo tipo. Di un film non si può mai dire che narrazione ed estetica siano separate; non ci si può limitare a descrivere un film per la storia che racconta: bisogna andare più in profondità, cercare di capire le scelte del regista (ammesso che ve ne siano, ovviamente!), trovare i riferimenti artistici dell’opera. Ed è a questo livello che tento di portare le mie riflessioni, andando oltre la vicenda personale di Milk.

In questo caso, la regia di Van Sant trova soluzioni molto interessanti: abbondano nel film le riprese che definirei “indirette”, inquadrature che non mostrano direttamente la scena ma lo fanno attraverso un riflesso, un controluce, un gioco di luci e specchi: un aggressione che si “rispecchia” dentro un fischietto, una famiglia che guarda la televisione attraverso lo schermo dello stesso apparecchio…

ttCome a simbolizzare l’esistenza di due realtà, ognuna specchio dell’altra, ognuna in grado di esistere solo ed esclusivamente in coppia con l’altra: così è la vita, secondo Gus Van Sant, lo specchio di una realtà più profonda. Come le due metà di una grande mela, le due facce di una complessa medaglia che noi chiamiamo esistenza.

Da un punto di vista prettamente artistico, l’interpretazione di Sean Penn è molto pulita e precisa, in grado di rendere naturale ogni minimo gesto, ed anche l’intero cast si muove con precisione e disinvoltura. Credo che un bel film non ti faccia sentire lo scorrere del tempo. Milk è uno di questi.

 

 

Stefano Magliole è nato a Roma nel 1980. Regista teatrale ed insegnante di recitazione, si è laureato a Roma con il massimo dei voti con una tesi scritta seguendo il lavoro del Maestro Luca Ronconi ed incentrata sulla "semiotica della simultaneità". In teatro ha diretto testi classici e contemporanei. Al momento è a Londra a studiare il teatro inglese presso la University of London (Central School of Speech and Drama).