Numero 67 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Professionista aziendale per l’internazionalizzazione d’impresa

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di Vincenzo Porcasi e Iuliana Stefanut

 

L’expertd’entreprise est la clé essentielle dans le procès de la provocation de changements à la fin d’apporter valeur aux opérations del’organisation. Son rôle principal est de satisfaire les exigences del’entreprise, en réduisant les coûts e en promouvant les initiatives enmesure d’agrandir la capacité de l’organisation de générer leprofit e de protéger les sources de revenue existantes.

 

Premessa

Il fenomeno della globalizzazione economica – per tanti versi forzata e imposta agli operatori economici nazionali – mette di più in più in difficoltà organizzazioni, istituzioni e imprese, e in particolare le PMI. Nel contesto globale, la piccola o media impresa diventa una barchetta che, spinta avanti dal vento, deve uscire dal fiume (il mercato locale/nazionale), per affrontare il mare grande(il mercato globale). Teoricamente, nessuno la obbliga di accettare la provocazione in questo senso, se no i propri prodotti, clienti, collaboratori ecc. e sopratutto la necessità di sopravvivere e svilupparsi a lungo termine, ciò che non significa altro che adeguarsi alle regole di un mercato nel quale le frontiere di ogni tipo perdono progressivamente significato.

Il discorso dell’internazionalizzazione dell’impresa diventa in pratica molto più complicato di quanto può sembrare in un approccio teorico. Da una parte, il largo mare offre certamente delle prospettive e una libertà di agire che non si potranno mai ritrovare dentro i limiti del fiume. Dall’altra parte però, galleggiare sopra le acque non sempre tranquille significa molto di più dell’essere buoni marinai…

Le conoscenze e gli strumenti necessari sono tanti e diversi, però la più importante tra tutti è, forse, la bussola, l’unica veramente capace dimostrare in ogni momento dove si trova la barchetta e qual è la direzione da seguire. Quello che ha il ruolo di bussola (e non solo)nell’internazionalizzazione dell’impresa è il professionista aziendale.

 

Il ruolo del professionista aziendale

 

 

Nella sua forma più sviluppata, il professionista aziendale è la chiave che opera per far avvenire dei cambiamenti e per apportare valore alle operazioni aziendali. Questo suo ruolo si traduce nel soddisfare le esigenze aziendali tramite riduzione dei costi e iniziative che portino ad accrescere la capacità dell'organizzazione di generare profitto e di proteggere le fonti apportatrici di redito, già esistenti.

Il tasso di fallimento dei progetti resta alto in una vasta gamma di situazioni e le cause sono le più disparate. Il lavoro del professionista aziendale in questi casi – la ricerca di diversi strumenti aziendali che aiutino ad ottenere miglioramenti nelle prestazioni dei progetti – diventa essenziale.

Un responsabile dei cambiamenti può essere efficace solo nella misura della progettazione e della qualità pratica delle proposte, il che significa far girare la ruota (se ancora possibile) o addirittura re-inventarla (se del caso). Per riuscire ad ottenere questo risultato, il professionista deve lavorare insieme con il cliente e il personale per capire i problemi e le questioni, per co-progettare soluzioni e operare per tutto il processo di attuazione del cambiamento. Il ruolo dell'analisi e della progettazione aziendale può diventare operativo solo all'interno di una struttura, con la formazione e lo sviluppo basati sull'esperienza come fattori essenziali.

Nel suo lavoro, il professionista aziendale applica una gamma strutturata di tecniche, che può miglio rare significativamente la qualità dei progetti e i livelli di successo dell'attuazione, tecniche conosciute sotto il nome generico di “analisi aziendale”. Nei nostri giorni, questo processo di valutazione deve tener conto sempre di più non solo dell’ambiente interno e di quello immediato nel quale“vive” l’impresa, ma sopratutto del contesto generale nel quale essa interagisce con altri soggetti della stessa fattura (la concorrenza). Ciò porta alla conclusione che il professionista aziendale stesso deve diventare di più in più “globale” nelle sue conoscenze e nella sua esperienza, andando in questo senso oltre i propri limiti –l’unica via per rendere efficace la sua attività di sviluppo ed orientamento dell’azienda nel contesto dell’internazionalizzazione.

 

L’analisi aziendale

Il punto centrale nell’approccio dell’analista aziendale è la comprensione dell'organizzazione e l'abilità di razionalizzare le necessità aziendali in processi efficaci. Per raggiungere questo suo scopo, l'analista aziendale usa, in funzione della situazione che ha davanti, un misto di tecniche, procedure ed esperienza, raggruppate in una sequenza interattiva di tappe:

1. Identificazione – la“selezione” del problema o della situazione da studiare
In funzione delle esigenze immediate dell’impresa e della loro importanza,il professionista deve stabilire una gerarchia dei problemi da risolvere,l’approccio essendo necessariamente graduale. Purtroppo non si tratta sempre di una scelta propria e vera del professionista in questo senso, giacché il cliente arriva spesso con dei problemi ai quali vuole delle soluzioni immediate, magari senza possibilità d’applicazione pratica fuori del contesto in cui i problemi sono stati nati. In tale caso, per ottenere i risultati ottimi nel suo approccio, il professionista deve sapere convincere il cliente impaziente della necessità di affrontare i problemi nel loro ordine logico, imposto dalla situazione reale dell’impresa.

2. Definizione – l’identificazione della natura del problema, degli obiettivi da raggiungere e delle limitazioni da osservare
In questa fase, si tratta di stabilire di che tipo è il problema da affrontare e come si collega questo con eventuali altri problemi della stessa natura o di una fattura diversa. In funzione dei collegamenti identificati,l’approccio sarà individuale (per il singolo problema) o integrato (per il complesso nel quale il problema è collocato).
Gli obiettivi da raggiungere si stabiliscono in funzione dello stesso criterio di (inter)dipendenza e possono essere anche loro individuali (per un problema singolo) o integrati (per un complesso di problemi). Gli obiettivi corrispondono ai risultati finali, da ottenere in seguito all’attuazione delle soluzioni che saranno identificate e devono essere, prima di tutto, realisti, cioè devono tener conto di tutti i mezzi a disposizione per il lor raggiungimento.
Le limitazioni nel trovare ed attuare la soluzione idonea sono da osservare e da prendere in considerazione, perché non tener conto del loro impatto sui risultati finali può compromettere in parte o totalmente i risultati dell’approccio. Le limitazioni in discussione possono riguardare campi diversi e prendere varie forme. Le più frequenti sono quelle collegate ai mezzi di attuazione: risorse finanziarie, personale qualificato, mezzi strutturali, tecnologia necessaria, tempo disponibile etc.

3. Osservazione e registrazione –l’identificazione e la presa in considerazione di tutti i fatti della situazione esistente
L’osservazione degli aspetti rilevanti per la situazione sottoposta all’analisi è essenziale per la definizione corretta del problema e per l’identificazione delle vie da percorre. Bisogna osservare tutti i dettagli, anche quelli che possono sembrare inizialmente irrilevanti, e registrarli secondo criteri prestabiliti(importanza, collegamento diretto fra di loro, ordine dell’osservazione etc.).
Nella fase di registrazione non è essenziale l’analisi approfondita della rilevanza dei fatti osservati. L’accento viene messo sull’esistenza degli aspetti registrati nel quadro generale della situazione iniziale.

4. Selezione – l’individuazione degli aspetti rilevanti per la situazione (riproduzione del quadro iniziale)
Si può raccogliere un vasto ammontare di materiale tramite interviste, questionari, diari di lavoro e tecniche collegate, però il significato di molti di questi dati è spesso oscuro quando studiato in forma testuale. I dati puri devono essere dunque trasformati in informazioni comprensibili.
Una volta registrato tutto quanto necessario, il professionista può procedere in conoscenza di causa alla selezione degli elementi che rappresentano i pezzi i più importanti, definitori per la situazione. In partenza da questi si stabilisce “il filo rosso” (logico) del problema, il quale comprende regolarmente non più di tre elementi principali, collegati fra di loro o indipendenti. Gli altri dettagli osservati si “attaccano” normalmente a uno degli aspetti principali, come elementi sussidiari, diventando il contenuto della situazione. Quelli rimasti fuori saranno attentamente valutati e, nella misura nel quale non presentano importanza, verranno eliminati. Il prossimo passo è esaminare le informazioni selezionate e verificarne l'accuratezza.

5. Analisi – esaminare l’intero della situazione
Dopo aver collocato nel quadro iniziale tutto quanto registrato, eliminando gli elementi irrilevanti, il professionista può procedere all’analisi della situazione in generale e dei principali elementi individuati in particolare.
Un elemento chiave dell'efficace analisi aziendale è la padronanza da parte dell'individuo di una gran varietà di tecniche che possono essere scelte selettivamente ed applicate efficacemente. Il fallimento nello scegliere la tecnica più appropriata può portare a soluzioni meno che ottimali, e magari anche alla mancata identificazione della vera natura del problema.
Le conclusioni dell’analisi saranno attentamente notate ed analizzate,diventando la base di partenza per l’identificazione delle soluzioni possibili (al meno due). Il punto finale dell’analisi della situazione èla scelta della soluzione più pratica e più efficiente.

6. Sviluppo – la definizione della soluzione considerata idonea
Una volta individuata la via da seguire, bisogna definire concretamente il suo contenuto non solo concettuale, ma anche pratico. Le tappe della sua attuazione devono essere chiare, ben individuate e sequenziali. E’ importante che le risorse ed i tempi necessari siano bene valutati, per non compromettere l’attuazione della soluzione in pieno sviluppo. Tenendo conto dunque di questi aspetti e dello specifico della soluzione scelta, il professionista svilupperà un piano di attuazione, da presentare in maniera integrata e coerente alle parti coinvolte.

7. Presentazione – la sotto posizione della soluzione ai fattori di decisione
Regolarmente, prima di poter mettere in opera la soluzione individuata, il professionista deve confrontarsi sul tema con le parti direttamente coinvolte, per ottenere la loro approvazione e partecipazione.
Questa tappa dell’analisi aziendale è forse la più importante per l’efficacia dell’approccio, perché una soluzione buona presentata inadeguatamente può compromettere l’intero processo insieme con la soluzione stessa. Di conseguenza, per consentire ai suoi auditori di capire la proposta, il professionista deve essere capace di sintetizzare gli elementi principali della situazione iniziale, mettendoli in collegamento diretto con la soluzione individuata. La presentazione deve essere composta nella forma di domanda – risposta, causa – effetto, azione – risultato.
Di un’importanza non indifferente in questo senso è anche la capacità del professionista di anticipare le domande possibili. Le risposte devono essere pronte e trasparenti, per non generare incertezze sulla viabilità della soluzione proposta.

8. Attuazione – l’impostazione della variante finale della soluzione
Una volta approvata la via da seguire, il professionista, nella sua qualità di “testa pensante” ed autore della soluzione, deve continuare il suo ruolo con la parte la più difficile: l’attuazione di quanto presentato ed accettato. Siccome tutte le persone coinvolte devono capire bene cosa devono fare e saper farlo, in questa fase le qualità di un buon professore sono spesso essenziali per un professionista. Il successo del suo approccio teorico dipende, nella maggior parte dei casi, del modo in cui agiscono altre persone, ma anche della sua capacità di assicurare a queste una buona comprensione del loro ruolo e del modo in cui devono sviluppare la loro parte di lavoro.
Il coordinamento di tutte le azioni previste nel processo di attuazione è ugualmente il dovere del professionista. Esso non deve mai perdere di vista l’intero discorso, in particolare gli obiettivi da raggiungere. La sua capacità di lavorare con una gamma variegata di persone, dal personale direttamente coinvolto nell’attuazione dei cambiamenti al consiglio di direzione che alimenta i progetti relativi ai cambiamenti, è un fattore chiave per il successo. Esso deve assistere gli sforzi delle parti in causa e del personale operativo. Incoraggiare tutti a partecipare assicurerà che tutti si sentano in grado di dare un contributo e disposti a farlo. Lo scopo di un tale approccio è di far nascere nel personale operativo il senso la responsabilità.

9. Monitoraggio e valutazione – la misurazione dei risultati ottenuti
I risultati parziali ottenuti durante lo sviluppo dell’attuazione danno sempre la misura dell’efficacia, non solo della soluzione applicata, ma anche della procedura d’attuazione. Il professionista deve monitorare e valutare in permanenza il funzionamento dell’approccio pratico, identificare i problemi, trovare ed applicare soluzioni laddove il processo d’attuazione non evolve idoneamente.
Per ottenere alte prestazioni da un processo, questo esige controllo. Tale controllo può essere efficace solo se basato su un'accurata misurazione del contenuto del lavoro e su efficienti sistemi di monitoraggio.
La misurazione del lavoro fornisce i meccanismi per la misurazione dell'efficacia delle risorse del personale. L'unità di misurazione è il tempo. Una volta definita anche l'unità di attività, le due insieme permettono di stabilire gli standard lavorativi. Poi viene quantificata la differenza tra il valore standard per il lavoro e il tempo veramente impiegato. Tale differenza deve essere tenuta in conto in termini di basso rendimento del personale, tempo di attesa, tempo di fermo dei macchinari o interferenza della direzione nelle procedure.
Un problema che spesso sorge da procedure e sistemi interni è che il valore dei dati o delle informazioni prodotte non viene quasi mai messo in dubbio o giustificato. Per ottenere una valutazione accurata, definire il valore diventa un elemento chiave, e il valore può essere stabilito solo in relazione all'uso che si fa dei benefici che ne derivano.

10. Mantenimento – la continuazione delle procedure a uno standard sufficiente per realizzare gli obiettivi definiti
Per raggiungere gli obiettivi stabiliti nel tempo previsto, l’attuazione della soluzione individuata deve mantenere un ritmo sostenuto e costante, rispettando lo standard minimo necessario per ottenere questo risultato. In questo senso, il professionista deve “prendere il polso” delle attività periodicamente e contribuire all’accelerazione nei tratti che presentano rallentamenti o ritardi, fino al raggiungimento dei risultati finali.
Il processo dell’analisi aziendale è strutturato, ma anche dinamico e flessibile, le dieci tappe rappresentando solo una procedura-guida, utile sotto le pressioni alle quali è spesso sottoposto il professionista aziendale.

 

Altre competenze del professionista aziendale

A parte i processi complessi dell’analisi aziendale, il lavoro di un professionista presuppone molte altre competenze. Proprio per questo, esiste da tempo una tendenza di specializzazione dei professionisti aziendali per campi di attività. L’azienda rimane però, da molti punti di vista, un insieme, e spesso le ottime conoscenze in un campo determinato risultano insufficienti per un approccio efficace dei problemi esistenti. La capacità e le conoscenze interfunzionali rimangono dunque un requisito essenziale per ogni professionista aziendale, in particolare per quelli che operano su mercati esteri, guidando le imprese clienti nel processo della loro internazionalizzazione.

Una figura interessante in questo senso è il consulente finanziario per le PMI. Esso interviene nella pianificazione finanziaria dell'azienda, collaborando e rapportandosi con il responsabile delle scelte strategiche aziendali, ed effettuando un'analisi tecnica approfondita dell'azienda, al fine di suggerire le scelte più appropriate dei canali di finanziamento utilizzabili. Per fare ciò deve conoscere i mercati e le opportunità di finanza agevolata, regionali, nazionali e comunitarie, nonché gli strumenti di supporto ai processi d’internazionalizzazione, al fine di poter seguire tutto il percorso di presentazione della richiesta di finanziamento, dalla progettazione e redazione del piano finanziario alla gestione del processo d’erogazione e di rendicontazione del finanziamento. Deve poi avere la capacità di sviluppare analisi settoriali, studi di fattibilità e business plan. Il suo approccio deve essere sistemico, integrato nei riguardi delle dinamiche aziendali ed interaziendali, sensibile agli obiettivi dell’internazionalizzazione d'impresa e dell’innovazione di prodotto e di processo.

Tra le figure relativamente nuove nel paesaggio delle professionalità che operano nel mondo complesso della consulenza aziendale, troviamo il manager di piani d'area, il tutor e l’attivatore di occupazione.

Il manager di piani d'area è un esperto che coordina dei programmi d’interventi pubblici e investimenti privati relativi ad una specifica area territoriale. Le sue competenze sono principalmente tecniche, socio-economiche, gestionali e normative. Esso deve possedere capacità relazionali che gli consentono di leggere ed analizzare il contesto produttivo e sociale locale e l’ambiente politico-istituzionale. Il suo ruolo è di farli interagire perla realizzazione degli obiettivi del programma, stimolando l'iniziativa imprenditoriale e favorendo comportamenti cooperativi.

Il tutor è un professionista specializzato nell’avvio di nuove imprese, nello sviluppo e nella riqualificazione strategica d'impresa esistenti. Il suo ruolo è di affiancare l’imprenditore nel potenziamento e nell’attuazione del business plan, coordinando un piano globale di assistenza per un’efficace pianificazione finanziaria e proponendo formule organizzative in modo da garantire il migliore approccio competitivo. Le sue competenze riguardano l’analisi e l’interpretazione dello scenario di riferimento dell’impresa per poter valutare i suoi punti di forza e di debolezza e individuare le soluzioni organizzative.

L’attivatore di occupazione è un professionista nell’attività di consulenza relativa all’area di gestione e valorizzazione delle risorse umane, con particolare riferimento al sistema del lavoro e della formazione incentivato. Egli, pertanto, ha specifiche competenze nella valutazione della situazione dell’impresa rispetto al mercato, alla legislazione di riferimento, alla progettazione dell’intervento nell’inserimento professionale,all’assistenza nella procedura di attivazione del programma d’incentivi e nel successivo monitoraggio dell’impresa.

 

I requisiti essenziali di un ottimo professionista aziendale

Per ottenere i risultati migliori nella sua attività, un professionista aziendale deve fare la prova di alcune qualità umane e professionali essenziali per il suo lavoro. I requisiti necessari per un professionista che agisce nel campo dell’internazionalizzazione d’impresa, sono ancora più numerosi e complessi.

Prima di tutto, il professionista aziendale deve conoscere molto bene il suo mestiere, cioè avere ottime conoscenze e molta esperienza (1) nel suo campo di attività. Però, siccome esso deve operare quasi sempre in contesti complessi, essere un buono specialista in un certo campo non è sufficiente. Una solida formazione culturale, l’esperienza e le conoscenze interdisciplinari diventano a questo punto l’essenza della professionalità.

Un professionista aziendale specializzato per esempio in economia, non potrà mai aiutare in maniera efficace lo sviluppo degli affari di una ditta cliente, sul mercato nazionale o in un paese estero se le sue competenze si limitano ai fatti puramente economici. Esso dovrà possedere necessariamente anche un minimo d’informazioni sulla legislazione applicabile in varie materie, sul contesto politico e sociale locale, sulle procedure da seguire etc. In altre parole, dovrà essere informato  per informarsi (2) in tutte le materie che interagiscono con la sua specializzazione.

Per essere efficace, l’aggiornamento delle conoscenze deve essere sistematico e continuo, fatto che ci porta ad un altro requisito importante per un professionista: l’accesso a e la capacità di utilizzare i nuovi mezzi tecnici (3) d’informazione e comunicazione, in particolare quelli informatici (Internet, e-mail, vari programmi computerizzati).

Poi, il professionista aziendale deve essere un buono psicologo (4). La capacità di comprendere la natura umana e il funzionamento delle collettività, in contesti culturali, giuridici ed economici diversi, è un vantaggio impagabile nel suo lavoro.

Si sa già che nella maggior parte delle organizzazioni, dovunque nel mondo, esiste una rete informale d'influenza che ha un impatto rilevante su tutte le iniziative. La comprensione di queste reti è fondamentale per l'approccio del professionista, perché le consente di determinare su chi e quando agire, a quale scopo e chi usare per influenzare gli altri.

Una volta individuate le questioni da influenzare e le persone o i gruppi chiave del processo influenzante, diventa facile “vendere” idee, cambiamenti e progetti, nel senso buono del termine.

Saper scegliere il momento giusto, l’approccio adeguato e le formule idonee di presentazione (persuasione non offensiva) ed attuazione dei progetti di cambiamento rappresentano altri requisiti di fattura psicologica,importantissimi nell’attività del professionista aziendale.

La capacità di comunicare (5) in maniera efficace, ivi incluso il“saper ascoltare”, è quella che consente al professionista di capire e di essere capito. Nel suo lavoro, esso deve interagire con una varietà enorme di livelli d’intelligenza e di conoscenze, dovendo adattare il messaggio da trasmettere, senza sforzi visibili, secondo la capacità di comprensione dei suoi interlocutori, per ottenere l’efficienza massima.

Perché il processo di comunicazione avvenga ottimamente tra partner di discussione da paesi diversi, sono necessarie una condizione tecnica – la buona conoscenza di una lingua comune – e tante condizioni soggettive, come per esempio: l’abilità comunicativa ed esplicativa, la flessibilità, la predisposizione ai rapporti interpersonali, la tolleranza, ottime capacità d’ascolto, sensibilità, empatia.

La condizione forse la più restrittiva tra tutte nella comunicazione interumana è la conoscenza della lingua (6) dell’interlocutore o al meno di una lingua conosciuta anche da questo. Per questa ragione, un ottimo professionista aziendale che opera nel campo d’internazionalizzazione d’impresa deve conoscere bene il business English (7) e anche, se possibile, le lingue dei paesi nei quali agisce.

I vantaggi della capacità di comunicare nella lingua ufficiale del paese in cui uno si trova sono ovvi e per nulla pochi. Per un professionista che agisce su un territorio straniero, sono impagabili. A parte il segnale discreto di rispetto ed interesse trasmesso al suo interlocutore dal fatto di aver “affaticato” per imparare la sua lingua, una tale abilità rappresenta per il professionista l’accesso diretto ed immediato alle fonti economiche e giuridiche locali. La loro conoscenza e corretta applicazione nell’interesse del cliente è una delle chiavi del successo sul piano locale.

Un altro requisito essenziale per i professionisti aziendali, sopratutto per quelli che operano all’estero è l’autonomia (8), in quasi tutte le sue forme: finanziaria, lavorativa, organizzativa, di spostamento, di ricerca e in particolare di pensiero. In fatti, il professionista deve essere autonomo per definizione, in quanto lui è e deve rimanere un terzo nei confronti dell’organizzazione cliente.

L’autonomia non deve entrare però mai in conflitto con il suo orientamento al lavoro di gruppo e per obiettivi(9), il quale diventa spesso essenziale nell’attuazione di vari progetti che coinvolgono gruppi di persone.

Anche se non svolge il ruolo di un manager nel senso proprio del termine, il professionista aziendale deve provare ottime capacità manageriali (10), essere capace di gestire situazioni complesse e di guidare nel loro lavoro gruppi eterogenei di persone. Questa qualità ha un’importante applicazione pratica anche nella gestione della sua clientela e dei diversi problemi relativi, perché è poco probabile che un professionista aziendale abbia un solo cliente alla volta.

La capacità di rimanere neutrale (11) nei confronti dei suoi clienti sembra un requisito semplice per il professionista aziendale. Di fatto, non è per nulla semplice mantenere la neutralità quando uno è pienamente coinvolto in un lavoro che presuppone l’entrare nel merito delle cose, cioè pensare, analizzare,organizzare, sviluppare, attuare etc. In questo senso, la cosa che il professionista non deve assolutamente fare è sostituirsi al cliente, prendendo le decisioni che spettano a lui e lavorare nel suo posto. Anche se questo tipo di ruolo potrebbe essere gradito del cliente o addirittura richiesto al professionista, esso ha l’obbligo deontologico e morale di non accettarlo, perché il suo lavoro consiste proprio nel migliorare il funzionamento dell’azienda senza compromettere la sua indipendenza.

Se ha fatto bene il suo mestiere, il professionista deve essere riuscito a far sì che possa andarsene via alla fine dell’intervento, senza che nessuno noti che se ne sia andato, perché il personale dell’azienda sarà totalmente responsabile della continuazione dell’opera.

L’affidabilità e la riservatezza (12) nei confronti del cliente e dei suoi affari rappresentano la chiave d’accesso del professionista ad una cosa essenziale: la fiducia del cliente. Senza di questa, il suo lavoro diventa non solo quasi inutile, ma anche frustrante e fastidioso, perché un cliente sospettoso è un cliente difficile, che alla fine farà le cose a modo suo, non esitando di rendere colpevole il professionista, il quale magari lo aveva consigliato bene, senza essere però ascoltato.

Il pensare laterale (13) significa prendere i fatti noti della situazione e sviluppare – tramite un processo di domanda e risposta, valutazione critica, comparazione e deduzione logica – una risposta per soddisfare principi e limitazioni tradizionalmente accettati. Questo mettere in discussione è fondamentale ed è una delle abilità centrali del professionista aziendale. Chi pratica da tempo questo tipo di approccio e ne ha familiarità,si rende conto perfettamente dell’importanza dell’uso non sempre agevole o facile della domanda “perché” .

Alla capacità del pensare laterale, il professionista deve aggiungere anche il pensare creativo (14), permettere in campo immaginazione e pensieri originali per la risoluzione di problemi e per la generazione d’idee alternative. Non tutte le situazioni sono suscettibili di un’analisi logica e quando un tale processo diventa inefficace, c'è bisogno di perseguire linee di pensiero alternative.

Dal lungo elenco dei requisiti che sono necessari per un professionista aziendale competitivo, possiamo ancora estrarne: la precisione operativa, la tenacità, il dinamismo, l’equilibrio e l’orientamento di tipo problem solving.

 

Aspetti formali dell’attività del professionista aziendale

 
1. L’organizzazione

Sono tre le forme in cui si può organizzare il lavoro di un professionista aziendale italiano:

studio professionale – professionista indipendente, che opera principalmente da solo, avvalendosi però anche di collaboratori esterni, per azioni e funzioni determinate ed occasionali

società di persone – gruppo di professionisti, normalmente specializzati in campi aziendali diversi, che agiscono separatamente o insieme,in funzione del specifico delle situazioni da affrontare e dei problemi da risolvere

società di capitali – il professionista agisce all’interno e dall’interno della struttura. Questo tipo di società richiede continuamente talenti professionali e non è in contraddizione con l’autonomia del professionista, come potrebbe sembrare. Anche e soprattutto nella società di capitali, viene chiesto il massimo della competenza, innovazione, capacità di comprendere i bisogni e di soddisfare i clienti, contributi che solo un professionista con un alto grado di autonomia potrebbe dare.

La forma organizzativa ottimale viene scelta in funzione dal tipo di competizione in cui opera il professionista: prevalentemente locale o all’opposto internazionale.

 

2. La certificazione

Per poter svolgere la sua attività in ottime condizioni, il professionista aziendale deve seguire un processo di certificazione professionale.

La certificazione è un sistema di qualificazione che attesta che il professionista possiede i requisiti contenuti nei profili e requisiti stabiliti dal sistema di certificazione professionale.

Possedere la certificazione costituisce una garanzia di professionalità per se stessi e per i propri clienti e per questo motivo è temporanea: deve essere mantenuta annualmente e rinnovata ogni tre anni, documentando l’attività professionale e l’aggiornamento.

Il sistema di certificazione professionale opera in accordo alla norma UNI CEI EN 45013 che stabilisce icriteri per il funzionamento degli organismi di certificazione del personale e rappresenta un modello di riferimento riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, in grado di fornire ampie garanzie di indipendenza,imparzialità e competenza dei servizi professionali.

 

3. La responsabilità

L'attività di un libero professionista è in grado di offrire tutti i giorni grandi soddisfazioni e nuove opportunità, ma è soggetta anche a responsabilità e rischi professionali.

Il professionista ha la responsabilità individuale della sua attività. Quando questa viene svolta in un’impresa, ad essa si somma la responsabilità aziendale.

Per affrontare questo problema, i professionisti, qualunque sia la forma di organizzazione della loro attività, ricorrono normalmente a coperture assicurative per responsabilità verso terzi. Assicurarsi in questo senso è senza dubbio una scelta consapevole, visto che a volte un banale errore può compromettere seriamente il lavoro di una vita.

 

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Propriamente strutturate e intraprese in maniera costruttiva, le iniziative per i cambiamenti, ivi inclusi i processi d’internazionalizzazione, possono avere un impatto positivo sull'atteggiamento nei confronti del cambiamento.

Il professionista può, in quanto parte integrante del cambiamento, aprire nuove strade che portino al miglioramento delle condizioni di lavoro, alla creazione di strutture operative disciplinate che il personale rispetti e alla strutturazione dei ruoli, con lo scopo di apportare valore all'azienda. Può guidare le flessibilità delle routine lavorative e, tramite l'assicurazione della partecipazione del personale alle decisioni, può dare interesse e profondità ai ruoli lavorativi, stimolando la creatività e rimuovendo molte delle paure causate dai cambiamenti dei processi.

 

 

Vincenzo Porcasi: commercialista, anni 65. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, specializzato in questioni di internazionalizzazione di impresa, organizzazione aziendale, Marketing globale e territoriale. Autore di numerosi saggi monografici e articoli, commissionati, fra l’altro dal C.N.R.-Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Ministero del Lavoro. Incarichi di docenza con l’Università “LUISS”, con l’Università di Cassino, con l’Università di Urbino, con l’Università di Bologna, con la Sapienza di Roma, con l’Università di Trieste, e con quella di Palermo nonché dell’UNISU di Roma. E’ ispettore per il Ministero dello Sviluppo economico. Già GOA presso il Tribunale di Gorizia, nonché già Giudice Tributario presso la Commissione Regionale dell’Emilia Romagna.

Iuliana Stefanut: Legal translator and intrepreter EN, IT, FR><RO authorised by the Romanian Ministry of Justice; PhDcandidate (International Law – ADR) at University of Bucharest; General Manager and Legal Adviser at S.C. Noema Consulting S.r.l.; Legal and linguistic adviser at Studio Legale e Commerciale Professore Vincenzo Porcasi (Rome – Italy).