Numero 67 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

L’irrilevanza delle fragole

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di Laura Lambiase Profeta

 

“Questo paese sta diventando sordo
forse dovremmo ricominciare a sognare”

 

Immagine variopinta proiettata da un enorme caleidoscopio: cerchi concentrici come fiori ancora in boccio.  Spinti da un vento leggero si avanzano, fremono, si adagiano, ristanno.
Si fanno movimento; si fanno esseri inspiranti ed espiranti; si fanno cuore e mente; si fanno braccia e voci. Si fanno musica. Si fanno canzone. Si fanno grida.
Forte più forte: le mani, mille mani con le palme aperte battono come tamburi sull’impiantito.
E le voci, le voci si alzano in una melodia nota.”All we are saying is give peace a chance”.
Note che si rincorrono oltre le pareti, creando una via verso l’esterno, verso le mille candele accese in ricordo di amici perduti, di soldati dispersi, di libertà smemorate.
Un lontano , lieve boato.
Giovani poliziotti: stessi volti degli studenti, stesse parole,  stesso pessimo caffè.
Arriva la  Guardia  Nazionale.  Irreali camionette rese più scure dalla notte. Volti coperti, nascosti, violentati da orribili maschere antigas, ormai solo brandelli di umanità.
Attendono ordini piantati di fronte, di spalle, davanti al palazzo. Ed ecco veloci, scattanti  saltano i gradini, abbattono palizzate di scrivanie e seggiole, aprono varchi.
Irrompono con lunghi archibugi, irrompono con facce da alieni, con la voglia di purificare, di derattizzare, di eliminare parassiti ed  esalano nuvole di  gas lacrimogeni.
Il  fiore di specchi riflessi del caleidoscopio si affloscia, cercando di difendersi.
Il biancore dei gas, leggeri e velenosi copre tutto e tutti. Mentre i manganelli iniziano a lavorare: colpiscono, battono, spingono, strattonano, picchiano, trascinano, malmenano, feriscono.
Qualcuno resta a battere  sul pavimento della sala e a cantare forte, per dissacrare la violenza, per sciogliere l’orrore, per definire la propria verità. Prima di venire divelti e abbattuti.
“Give  peace a chance”. Le voci si fanno corpo e il corpo si fa sangue.
Al di sotto della monotona ripetizione, scandita dal movimento delle mani sull’impiantito, un suono lugubre come di sirena antinebbia su di una spiaggia normanna desertificata dalla bassa marea. Il suono gutturale, bestiale, disumano di un  antico“didgeridoo”.
Sullo sfondo una enorme bandiera a stelle e strisce. In primo piano ragazzi, giovani donne,   pelli chiare e scure, capelli biondi e ricci neri. Schiacciati, avviliti, dismessi.
Ululati di sirene e grida.
Alte, nervose,  inusitate, affrante, dolorose, cieche grida.
Fermo nell’aria, un volo d’aquila, al di sopra, contro, in difesa.
“Derubati, costretti, ammazzati, sepolti…ricreati come politicanti”.

Berkeley, California, Usa 1968
Strawberry Statement, Fragole e sangue, Usa 1970

 

 

 

Osare.
Avere il coraggio di andare contro corrente, di andare oltre, di valicare confini, di non fermarsi alla superficie. Non esiste una cultura alta ed una meno alta esiste solo la noia. Un gesto creativo senza vita, asfittico, pavido, furbo, conveniente è merda.
Laura Lambiase Profeta ha scritto di musica per “Laboratorio Musica” e “l’Unità”; ha descritto Napoli sul “Mattino” e sulla guida “dell’Espresso”; si è divertita su “Cosmopolitan”.
E nata a Pontecagnano molti, molti anni or sono e vive a Napoli tra Paradiso e Provvidenza.