Numero 67 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

La felicità

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di Marisol Barbara Herreros

 

Algún día en cualquier parte, en cualquier lugar indefectiblemente te encontrarás a ti mismo, y ésa, sólo ésa, puede ser la más feliz o la más amarga de tus horas.
Un giorno in qualsiasi parte, ovunque inevitabilmente ti troverai con te stesso, e questo, solo questo, può essere la più felice o la più amara delle tue ore.
Pablo Neruda (1904-1973) Poeta cileno.

 

La felicità dovrebbe essere l'obiettivo primario per il quale viviamo.

E' chiaro che la felicità è un concetto molto personale, cambia insieme con noi, mano a mano che la nostra vita si sviluppa. Dipende moltissimo dall'ambiente nel quale viviamo, diversi contesti e costumi richiedono diversi tipi di soddisfazione. Quello che non cambia mai è la sensazione che proviamo come essere umani nel momento nel quale ci sentiamo felici.

Non so perché, ma sembra che più piccoli siamo più diritto abbiamo alla felicità. Credo che sia completamente sbagliato. Nel senso che dovremmo essere sempre più consci che dal raggiungimento della felicità dipende non solo il nostro benessere ma anche il benessere di tutti quelli che hanno a che vedere con le nostre vite.

Già nel 1934 i psicologi hanno cercato di misurare la felicità  e più recentemente, con l'emergere della psicologia positiva, il tema della natura e della struttura dello stare bene viene ampiamente trattato. Le ricerche fino ad ora suggeriscono due fattori separati, ma in relazione fra loro: lo stare bene soggettivamente e lo stare bene psicologicamente. Lo stare bene soggettivo comprende un componente affettivo del bilancio tra affetto positivo e negativo, insieme al giudizio conoscitivo circa la soddisfazione della propria vita. Invece, lo stare bene psicologicamente è formato da sei componenti: la positiva relazione con gli altri, l'autonomia, la padronanza ambientale, l'accettazione di se, lo scopo nella vita e la crescita personale. 

Tornando al tema per me più importante, sembra che crescendo, la ricerca della felicità diventa sempre più ardua, lasciata al caso, lasciata molte volta a quello che gli altri si aspettano di noi. Ci lasciamo condizionare tantissimo da quelle che sono le aspettative dei nostri genitori, dei nostri professori, dei nostri amici, dai nostri compagni, amanti, insomma da tutti quanti con i quali abbiamo a che fare nella nostra vita.

Fermarsi e pensare cosa è che veramente ci rende felice, potrebbe salvarci la vita!
Sicuramente avremmo molto meno avvocati frustati che in realtà volevano fare i cuochi, ma che non era considerata una professioni degna, o avremmo delle donne che deciderebbero liberamente di dedicarsi a crescere dei figli per passione e non per obbligo o perché non trovano nessun tipo di lavoro da fare.

La voragine della vita moderna (così si diceva una volta) ti prendeva e ti portava così velocemente che molte volte la vita delle persone veniva condizionata da accadimenti casuali, e quando ci si svegliava un giorno, era troppo tardi per cambiare. Ormai, c'erano quelle che venivano chiamate “le responsabilità”. Una casa da pagare, una moglie o un marito da mantenere, dei figli da crescere e ci si rassegnava alla propria sorte, cercando di fare del nostro meglio.

Ho sempre rifiutato questo concetto di vita e ho sempre cercato, provato a fare quello in che credevo, cambiando e ricominciando, sbagliando e riprovando. Siamo d'accordo, non è facile. Molto più comodo seguire il tracciato che ci hanno segnalato, indicato, ma certamente non il camino più facile per raggiungere la nostra felicità.

Abbiamo una generazione di giovani che al momento non sta facendo nulla; non studiano e non lavorano. Mi sembra l'opportunità del secolo!
Non sono matta, credetemi, ma se almeno parte di questi giovani usasse il tempo per scoprire cosa vorrebbe veramente fare, sicuramente avremo un futuro più concreto e reale in questo paese.

Richard Layard, della London School of Economics, in Measuring Subjective Well-Being si chiede cosa è il progresso e come possiamo misurare lo stare bene di una popolazione. Il President Sarkozy (personalità così in auge in questo momento nel nostro paese) nel 2009 creò una commissioni per  studiare lo stesso fenomeno. Le conclusioni fino ad oggi  in linea di massima sono che l'aumento delle entrate nazionali non ha portato automaticamente una qualità della vita migliore come ci si aspettava ed una ricerca specifica fatta negli Stati Uniti ha dato come risultato che negli ultimi 60 anni la felicità della gente non è cresciuta/aumentata.

Per questo sono sempre più convinta che è nostro dovere inseguire la nostra felicità! Sia per noi, sia per gli altri, sperando di avere un effetto a cascata portando il benessere diffusamente.

 

Mia madre, 99 anni, il 11.03.2011, vive a Villa Alemana (Cile).
Felicissima di presentarla.

 

 

Bibliografia:
- (International Journal of Ethics – An attempt to measure happiness by Arthur E. Morgan)
- Measuring happiness: The higher order factor structure of subjective and psychological well-being measures, P. Alex Linleya, , , John Maltbyb, Alex M. Woodc, Gabrielle Osborned, Robert Hurlingd
- Measuring Subjective Well-Being Richard Layard

 

 

Marisol Barbara Herreros: Cilena di nascita nazionalizzata italiana, con più di 30 anni di esperienza in marketing, vendita e relazioni pubbliche. Viaggiato un pò, vissuto stabilmente in Santiago del Cile, Quito, Londra e Roma. Responsabile della Redazione di Caos Management. Direttore di GEManagement Ltd.
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