Numero 75 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Comunicare secondo natura
la comunicazione one to one

tt

di Franco Marmello

 

E SE L’INTERLOCUTORE
CON IL QUALE DOBBIAMO PRENDERE
 DECISIONI CORAGGIOSE
HA TROPPA PAURA DEL PENSIERO DEGLI ALTRI
HA PAURA DELLA CRITICA CHE POTREBBE SCATENARSI
SULLE SUE/NOSTRE NUOVE IDEE
DA VERIFICARE IN CAMPO?

 

Esaminiamo con lo scrittore Hill che ci aiuta in questa ricerca, i sintomi più forti della paura della critica: - “Molti permettono ai parenti, agli amici e a chi  sta loro intorno di influenzare  talmente la loro esistenza da non poter vivere normalmente la vita a causa di una eccessiva paura della critica. Un gran numero di persone sbaglia matrimonio, ma resta unita e conduce una vita miserabile perché ha paura delle critiche. Molti uomini e donne, giovani e meno giovani, permettono ai loro parenti di distruggere la loro esistenza nel nome del dovere perché hanno paura delle critiche. Il dovere non richiede a nessuna persona di sottomettersi alla distruzione delle ambizioni personali e del diritto di vivere nel proprio modo. Alcuni rifiutano di rischiare negli affari quando hanno paura delle critiche che seguirebbero in caso di fallimento. La paura della critica, in questo caso, è più forte del desiderio del successo. Troppe persone rifiutano di pensare ad arrivare ad alte mete, si rifiutano perfino di scegliere una carriera perché hanno paura delle critiche dei parenti e degli amici, che potrebbero dire: Non mirare così in alto, la gente penserà che sei pazzo-...-

 

 

 

Quando il trainer P.G. mi suggerì di lasciare il posto da dirigente che avevo raggiunto prima dei trent'anni (un lavoro "sicuro), quando mi suggerì asciare quel posto per abbandonarmi al desiderio di fare il comunicatore a tempo pieno, il  primo impulso fu paura di quello che avrebbe detto la gente. Era un suggerimento molto sproporzionato per me, al di sopra di quello che io avessi mai concepito fino ad  allora. Veloce come un fulmine la mia mente cominciò a crearsi degli alibi e delle scuse, tutte rintracciabili nella relativa paura della  critica:  Non lo puoi fare, sei troppi timido... Cosa penseranno i tuoi parenti? Come guadagnerai il tuo vivere? Nessun ragioniere é mai diventato comunicatore... Con che diritto credi di potercela fare? Chi sei per mirare così in alto? Ricordati che i tuoi erano operai... Cosa ne sai della filosofia, della psicologia, della comunicazione? Qualcuno penserà che sei pazzo (accadde)... Perché tuo cugino non l'ha fatto prima di te?

Come accadde a Hill (a cui mi ispiro spesso) quando decise di scrivere Think an grow rich, queste e altre domande scoppiarono nella mia mente e tentarono di attrarre la mia attenzione per distrarmi dal progetto. Sembrava che il mondo mi dedicasse, all'improvviso, tutta la sua attenzione con lo scopo di rendermi ridicolo e in tal modo farmi rinunciare a ogni desiderio di portare  avanti il suggerimento di P.G. Si presentava l’occasione di bloccare le mie ambizioni prima che prendessero il sopravvento su di me. Più tardi nella vita professionale, dopo aver seguito  migliaia di persone nei loro percorsi di crescita, ho scoperto che la maggior parte delle idee muoiono prima di nascere e che per non morire hanno bisogno di un soffio di vita tramite azioni immediate.

Il momento giusto per curare un’idea è alla nascita - Ogni momento in più che l’idea vive le dà un’opportunità migliore di sopravvivere. La paura della critica è alla base della distruzione di molte idee che non hanno mai raggiunto lo stadio di programmazione e azione. Ditelo ai vostri paurosi interlocutori. Dite loro di non credere che il successo sia il risultato di un colpo di fortuna. Coloro che si basano solamente sulla fortuna, vengono quasi sempre delusi, perché  tralasciano un fattore importante che deve essere, invece, presente in chi desidera qualcosa veramente: la conoscenza grazie alla quale i colpi di fortuna si possono ottenere a comando; l'unico colpo che si può fare con successo é un colpo fatto da soli.

Esaminate le prime cento persone che incontrate perchè con loro condividete un obiettivo, chiedete loro cosa vogliono dalla vita - Molti non  saranno capaci di dirvelo. Se li spingerete a dare una risposta qualcuno dirà sicurezza, qualcuno denaro e pochi felicità. Altri diranno fama e potere. Alcuni diranno  riconoscimenti sociali, facilità di vita, abilità nel cantare, danzare, scrivere, fare sport, fare affari. Quasi nessuno di loro sarà però capace di definire questi termini o di dare la più pallida indicazione di un programma attraverso il quale sperano di realizzare questi desideri così vagamente espressi. La ricchezza non corrisponde ai desideri e basta. Essa corrisponde a programmi definiti, basati su desideri definiti, attraverso perseveranza costante. Dite a questi vostri interlocutori che ci  sono quattro semplici passi per abituarsi a tenere duro nella vita, passi che non richiedono intelligenza fuori dalla norma, né particolare cultura, ma solo un po’ di tempo e dedizione:

  1. Una meta definita, coadiuvata da un desiderio bruciante di raggiungerla
  2. Un programma definito che si esprima in azione continua
  1. Una mente chiusa a tutte le influenze negative e scoraggianti, compresi i suggerimenti negativi da parte di parenti, amici e conoscenti
  2. L’unione con una o più persone che li incoraggino a seguitare con programmazione verso uno scopo

 

Questi semplici passi sono essenziali per il successo in ogni campo - Continuando a leggere Hill: Sono passi per mezzo dei quali una persona può controllare il suo destino; sono i passi che guidano alla libertà e indipendenza di pensiero; sono principi che portano al risultato; sono passi che possono portare al potere e alla fama; sono i quattro principi che garantiscono i colpi di fortuna; sono i principi che convertono i sogni in realtà fisiche e portano alla supremazia sulla paura, sullo scoraggiamento, sull'indifferenza...

Domandantevi, insieme ai vostri interlocutori quale potere "mistico" dà agli uomini perseveranti la capacità di superare certe difficoltà. Dice Hill che la qualità della perseveranza (tenere duro nella vita) mette nella mente di una persona delle forme di attività spirituale, mentale o chimica, che danno l’accesso a forze superiori e che l'Intelligenza Infinita si mette a fianco della persona che continua a lottare anche dopo aver perso delle battaglie, con tutto il mondo che gli è contrario...

Nel mio ruolo di formatore, di méntore, ho avuto il privilegio di analizzare la vita di molte persone che hanno ottenuto risultati superiori alla media, di stare loro molto vicino. E  parlo con consapevolezza quando dico che ho trovato come particolare qualità in loro la perseveranza. In queste persone il tener duro è stata la maggior risorsa dei loro stupendi traguardi.  Se si fa uno studio obiettivo dei condottieri, profeti, filosofi, santi e capi religiosi del passato, si è portati all’inevitabile conclusione che la perseveranza, la concentrazione degli sforzi e la definizione degli scopi, sono state le maggiori ragioni del loro successo.

 

Diventate i migliori fornitori
 dei vostri interlocutori irrinunciabili
fornite loro il coraggio di rischiare
...

 

 

Franco Marmello: Membro AIF Associazione Italiana Formatori, Responsabile Italia “Bottega del Cambiamento”, Giornalista, scrittore. Il progetto bottega si rivolge all'Uomo Nuovo in Azienda: una risorsa consapevole della complessità organizzativa provocata dal fenomeno del cambiamento, consapevole di dover crescere in modo meno empirico rispetto al passato, sia sul piano professionale che sul piano umano. Testimonial di “Progetto Innesto”.
www.bottegadelcambiamento.it