Prima Parte.

L’intervista a Laszlo Bock, responsabile delle assunzioni per Google, comparsa qualche tempo fa sul New York Times,  ha suscitato così tante reazioni tra i lettori che l’autore del pezzo ha sentito il bisogno di sottoporre i tanti quesiti e commenti a Laszlo Bock in una seconda  interessante intervista.

Considerato che Google assume a un ritmo di 100 nuovi impiegati a settimana, risulta naturale chiedersi se i criteri di selezione di Google siano un caso isolato o piuttosto non siano destinati a imprimere un nuovo corso nella gestione del personale in genere, anche in settori a minore contenuto tecnologico.

Secondo Laszlo Bock anche le professioni liberali in futuro avranno contenuti tecnico scientifici sempre più cospicui. Sempre più importante diventerà la capacità di associare discipline tradizionalmente distanti per individuare usi nuovi di tecnologie già esistenti. Paradossalmente, in un’epoca di specializzazione sempre più acuta, secondo Bock, sarà apprezzato chi saprà avere anche una visione d’insieme di tipo umanistico associata all’impiego di tecnologie sofisticate in campi prima non esplorati.

Se è vero che i diplomi conteranno sempre meno, Bock invita i giovani a chiedersi esattamente cosa attendersi dagli studi universitari e quale uso farne. Analogamente, al momento di redigere un Curriculum sarà essenziale indicare i risultati ottenuti, intesi come competenze acquisite,  e la via percorsa per ottenerle, ovvero gli studi o esperienze sul campo.

Attualmente, invece, in un Curriculum si tende ad indicare gli studi o le esperienze di lavoro in una mera lista senza realmente specificare le competenze acquisite. E ciò accade perché viviamo in una società che ancora crede che siano i titoli, siano essi accademici o professionali a dare valore alla persona, alla stessa stregua dei titoli di nobiltà in una società feudale.

L’invito implicito di Bock è di abbandonare la logica del lignaggio per abbracciare il principio della competenza. Si tratta cioè di passare dall’attesa di un titolo conferito da un’autorità accademica alla conquista di una competenza originale e ambita. Il cambiamento di prospettiva è di portata  perché  premia chi pensa fuori da coro e chi persiste nonostante le eventuali sconfitte.