Giancarlo De Trizio: diventare musicista di fama internazionale si può 

Ci siamo ripromessi di pubblicare in ogni numero di Caos Management alcune storie emblematiche di giovani che negli ultimi 10 anni hanno fatto scelte di lavoro e di vita che li hanno portati anche lontani da casa, e che hanno dimostrato che “volere è potere”, quando si tratta di inseguire un sogno, un progetto per costruire il proprio futuro.
Quella che presentiamo è la storia di Giancarlo de Trizio, 30 anni, uno dei batteristi più in voga nella città di New York, come ha recentemente scritto di lui “America Oggi”, quotidiano italiano negli USA.

La musica: una passione che viene da lontano

La storia di Giancarlo de Trizio è esemplare e si discosta un po’ da quelle precedenti, perché il mestiere che Giancarlo ha scelto è quello del musicista (è batterista e percussionista), dell’artista freelance che si sente cittadino del mondo e che può lavorare con artisti e persone molto diversi tra loro, senza remore e senza “limiti” culturali. Una storia diversa dalle precedenti per l’ambito in cui opera Giancarlo, ma estremamente interessante anche per le implicazioni socio-culturali che presenta.

Nato a Terlizzi e cresciuto a Molfetta, in provincia di Bari, è vissuto lì fino al 2007, anno in cui ha deciso che doveva mettersi alla prova e costruire qualcosa di suo, anche in contrapposizione al modello italiano, o meglio più del Sud del paese, dove è più radicata la convinzione – o la “tradizione” – di chi si aspetta che qualcuno ti prepari il terreno, senza troppi sforzi da parte tua. “Uscire dal nido” per lui è stata un’esigenza pressante, fin dall’adolescenza.
Come ricorda Giancarlo, “fin dall’età di 10 anni, mi si è rivelata la grande passione per la musica e all’inizio delle scuole medie il primo passo è stato quello di seguire due volte alla settimana un corso pomeridiano di pianoforte”. La musica, del resto, era una passione di famiglia: il padre aveva studiato pianoforte da ragazzo, la madre era un’amante della musica, suo fratello, più grande, stava studiando anche lui pianoforte. Alla batteria e alle percussioni è arrivato durante uno dei due saggi annuali, di fine corso realizzato con un’orchestra, dove a lui, pianista, erano state affidate, appunto, le percussioni. Da lì la scoperta che usare le percussioni significava provare sensazioni diverse; sin dall’inizio ha avvertito un feeling particolare con la batteria, perché nella sua semplicità costituiva l’anima percussiva, il motore, il cuore pulsante dell’orchestra. E’ stato così, con una richiesta ai suoi genitori di averne una sua, che Giancarlo si è avvicinato allo studio della batteria con il maestro Rino Corrieri, attuale batterista di Caparezza (pseudonimo di Michele Salvemini, anche lui di Molfetta, cantautore, rapper e produttore discografico italiano, ndr.) e delle percussioni, presso il Conservatorio di Bari, col maestro Beniamino Forestiere.
Dopo aver frequentato il conservatorio tra il 2000 e il 2007 e aver conseguito rapidamente il diploma (per lui punto di partenza e non di arrivo del suo percorso) con 110 e lode, la decisione è stata chiara: no insegnamento, o almeno quello accademico, e subito il grande salto, trasferirsi negli Stati Uniti per frequentare il Berklee College of Music di Boston, il più importante punto di riferimento internazionale per i musicisti che intraprendono questa carriera, cosa avvenuta nel settembre 2007.

La partecipazione a un paio di concorsi – a Bari e Fermo – nel 2006 gli avevano fornito l’occasione per incontrare personaggi che poi sono diventati, in qualche modo, suoi mentori, in grado di trasmettergli le conoscenze, quell’eredità che ogni senior dovrebbe desiderare lasciare ai più giovani; è il caso dell’allora presidente della “Percussive Arts Society” (la più grande associazione mondiale di percussionisti con 50 sedi negli Stati Uniti e 28 sedi Internazionali). A Giancarlo piace ricordare ancora oggi che “la lampadina” si è accesa andando a un jazz festival, durante il quale aveva avuto modo di vedere il batterista di una band il cui modo di suonare risultava qualcosa di particolare, che non aveva mai visto in Italia. Dopo aver ottenuto una borsa di studio, quindi, nel 2007 Giancarlo si è iscritto al Berklee College of Music, dove si è diplomato nel 2010 con il massimo dei voti.

Realizzare un sogno all’estero con il sostegno e la fiducia della propria famiglia

Nella scelta del trasferimento negli USA la fiducia, il rispetto e il sostegno dimostrati dalla famiglia nei suoi confronti sono stati determinanti. Una volta verificate le sue motivazioni e la sua perseveranza, malgrado il dispiacere di vedere partire entrambi i figli, i suoi genitori (a differenza di molti, troppi, genitori italiani, ndr) hanno sostenuto il suo progetto, un sogno preciso, cioè quello di diventare batterista di spicco sulla scena internazionale, un sogno coltivato con passione, sacrificio e, anche, con umiltà.
“Le difficoltà, all’inizio, non sono state poche”, annota Giancarlo, “una lingua che non è la tua, una nuova cultura e un mondo musicale immenso, di cui fino a quel momento avevo solo sentito parlare”. Ma le sfide non lo hanno mai fermato, anzi sono state sempre un fortissimo stimolo, al punto da conseguire il diploma al Berklee in tre anni con il massimo dei voti, quando la durata del corso è di quattro.
Ed è lì che Giancarlo fa la ben nota “gavetta” – che tocca a tutti, non solo agli artisti – che gli ha permesso di iniziare a lavorare con successo subito dopo. Ed è al Berklee College che Giancarlo scopre molte cose che non conosceva e che difficilmente avrebbe conosciuto se non le avesse verificate di persona: la presenza di una grande community di musicisti all’interno del college. Berklee non è solo una scuola dove si impara dagli insegnanti nelle loro lezioni, ma è, soprattutto, un ambito dove instaurare collaborazioni con musicisti di tutto il mondo, che vengono sviluppati in progetti extracurriculari utilizzando le strutture offerte dalla scuola stessa. 

 

La nuova vita a New York: assaporare i primi successi

Nel 2010, al termine del Berklee College Giancarlo aveva tre opzioni: rimanere a Boston o andare a New York o a Los Angeles. E la sua scelta è stata subito chiara: a New York ci sono le opportunità migliori dal punto di vista professionale e lì si trova Broadway che rappresenta una sintesi tra il mondo musicale classico e contemporaneo, quindi la sintesi della sua formazione. New York è a ragione considerata il centro del mondo, specie a livello musicale. È qui che nascono progetti che poi avranno un’influenza sul panorama musicale internazionale.
 
La vicinanza a Boston ha reso la transizione abbastanza graduale. Durante il primo anno di residenza a New York Giancarlo ha continuato a lavorare presso il Berklee, facendo la spola New York – Boston ogni settimana (un viaggio in pullman di 4-5 ore). Nel frattempo ha cominciato ad ambientarsi nella nuova città e ad inserirsi nella vasta e competitiva scena musicale newyorkese. La prima occasione fu un’audizione – brillantemente superata – per il tour Nord Americano del musical di Broadway “In The Heights”, un sogno a livello musicale e batteristico, estremamente complesso, vivo e del tutto innovativo. Successivamente supera anche l’audizione per il tour di un altro grande successo di Braodway, il musical “The Book of Mormon”, scritto dai creatori di “South Park”. I due tour negli Stati Uniti e in Canada lo hanno tenuto impegnato per quasi tre anni ininterrotti, con esibizioni in gran parte dei 50 Stati e collezionando più di 700 performance.

Anche se i nostri lettori non sono esperti musicali, ci piace poter ricordare i vari passaggi – veramente impegnativi – di Giancarlo. In tutti questi anni ha collaborato con artisti di fama mondiale, dai quali ha avuto anche riconoscimenti diretti, come nel caso di Sting, affiancato nel suo musical “The Last Ship”, che ha definito la sua performance “flawless” (impeccabile). E poi: Ben E. King (cantautore della famosa “Stand by Me”), Anjelique Kidjo (cantante africana di fama internazionale), Alan Silvestri (compositore delle colonne sonore di “Forrest Gump” e “Ritorno al Futuro”), John “JR” Robinson (batterista di Michael Jackson, Quincy Jones e Barbra Streisand), l’artista americano Billy Porter, le pop star Coreane Sohyang e Kim Dong Wook e l’artista greco Pericles Kanaris, con il quale si è esibito in un concerto al Pallas Theatre di Atene, nel novembre 2016. Si è anche esibito al Blue Note Jazz Festival di New York e al Beantown Jazz Festival di Boston.

Ma, non si è fermato qui. Ha anche tenuto master class di batteria nelle più importanti università degli Stati Uniti: Musicians Institute, Berklee College of Music, University of South Florida e Universtiy of Central Florida. Giancarlo è anche membro votante della Recording Academy, l’associazione promotrice dei Grammy Awards, e recentemente è stato giudice della Competizione di Batteria più importante al mondo: il “Drum Off”. Nel tempo, Giancarlo è anche diventato testimonial di alcune delle più importanti case produttrici di batteria e accessori: Pearl, Zildjian, Vic Firth e Remo.
Tutto questo nello spazio di 10 anni, non poco, un vero e proprio tour de force.

 

La questione delle performance: un aspetto che richiede grande tenacia e non concede sconti

Per farci capire il livello di tensione necessaria nel suo lavoro, Giancarlo racconta che nei 16 mesi di tour con “Mormon” si è sperimentato in oltre 500 show: otto spettacoli a settimana, senza alcuna pausa per le feste, un’esperienza che lo ha fatto crescere molto a livello professionale e personale, durante la quale ha imparato anche a conoscere il suo corpo, i suoi ritmi e i suoi limiti. Niente malattie (quando sei in tour nessun altro può coprire il tuo ruolo e la produzione fa affidamento su di te al 100%), il sonno e l’alimentazione diventano elementi essenziali per avere delle buone performance. I viaggi costituiscono un grosso stress fisico: si passa dall’estate all’inverno, nell’arco di un volo da una costa all’altra degli Stati Uniti, e il corpo fa fatica ad abituarsi a questo ritmo. Ma dopo tre anni di tour lui ha sentito la necessità di fermarsi per riorganizzare le idee e definire nuove sfide, nuovi progetti e situazioni da affrontare: è questo che serve per mantenersi artisticamente vivi.

Il ritorno a New York non è stato semplicissimo, perché si tratta di un ambiente estremamente competitivo. Qui si trova gente da tutto il mondo che, come Giancarlo, viene per inseguire i propri sogni e il possibile successo e ognuno di loro dà il massimo nel proprio settore. Ma proprio l’esperienza, la crescita professionale e la reputazione acquisita nei tre anni di tour gli hanno aperto le porte di Broadway, dove il livello deve essere estremamente elevato, viste le altissime aspettative di produttori e direttori musicali: ogni performance deve essere perfetta, un errore o due potrebbero compromettere persino gli alti incassi di uno spettacolo (mediamente 2 o 3 milioni di Dollari alla settimana) e farti mandare a casa.

Ma New York è anche la città dove Giancarlo ha, appunto, la possibilità di suonare in diversi musical ogni settimana, con direttori d’orchestra, band e cast differenti, come nel caso di alcuni  spettacoli sperimentali in cui sono coinvolte arti diverse (musica, danza, teatro ecc.) in cui è possibile la massima espressività creativa e la massima libertà. È estremamente gratificante e stimolante esser parte di diversi progetti musicali nell’arco di una settimana o anche di un giorno solo e questa è una delle ragioni principali per cui Giancarlo ha eletto New York a sua città.

Le nuove sfide e i nuovi progetti

Alla domanda se alla luce di questa esperienza ci sono aspetti che oggi affronterebbe in maniera diversa Giancarlo risponde riconoscendo di avere avuto grandi opportunità e innumerevoli soddisfazioni e che molti degli obiettivi che si era prefissato sono stati raggiunti. Anche il suo operare da freelance – e quindi senza garanzie particolari se non la sua professionalità e la sua reputazione – non gli ha mai posto problemi di precarietà economico-finanziaria, perché è riuscito a lavorare sempre e ha ormai raggiunto una situazione di stabilità che gli permette di vivere più che dignitosamente. É negli Stati Uniti da circa 10 anni e pensa di rimanerci ancora per parecchio, senza però chiudersi nella comunità dei connazionali. Questo non per spocchia, ma perché proprio la sua italianità (capacità di adattamento, doti di socialità e di solarità, capacità di fare networking) gli ha sempre permesso uno scambio e un confronto più aperti con altre culture. In proposito a Giancarlo piace ricordare un recente evento al quale ha partecipato: il concerto con le pop star Sohyang e Kim Dong Wook, in cui era l’unico straniero in una comunità di soli coreani (musicisti, tecnici, fotografi, spettatori, etc.), con le loro esigenze, le loro peculiarità e i loro rituali.

Oggi sta anche lavorando al completamento del suo drum studio e non nega di essere interessato a lavorare con artisti in altre parti del mondo, e perché no, anche in Italia, collaborando con musicisti del panorama nazionale e tenendo master class di batteria, anche se forse proprio nel suo paese d’origine potrebbe oggi avere più problemi di adattamento.

In ogni caso, il suo essere cittadino del mondo gli ha permesso di valorizzare al meglio le sue doti di italiano, che non avrebbe potuto/saputo apprezzare allo stesso modo se fosse rimasto qui e la sua voglia di tornare in Italia più spesso è anche legata alla possibilità di valorizzare il suo percorso, facendo quello che gli ottimi insegnanti da lui incontrati hanno fatto con lui: trasmettere il sapere e le conoscenze ai più giovani.