Più volte anche in questo giornale si è parlato dell’oro blù, l’acqua raccomandandone l’utilizzo responsabile e la disponibilità crescente.

E’altrettanto vero che spesso abbiamo affrontato il tema dei cambiamenti climatici e delle bombe d’acqua che spesso li caratterizzano.

Due facce della stessa medaglia: mancanze ed eccessi della stessa preziosa sostanza, che ci obbligano a riflettere sulla mancata capacità dell’uomo a convogliare in misura equilibrata le risorse naturali.

Ora però giunge un nuovo allarme:le bombe d’acqua non sono sufficienti, proprio per la loro disomogenea distribuzione nel tempo e nello spazio, per garantire all’agricoltura la necessaria contribuzione alle risorse alimentari.

Così in Svizzera, un paese a noi così vicino, portano con gli  elicotteri l’acqua ai campi aridi ed in Austria e Germania i tempi della vendemmia sono stati anticipati proprio per l’aridità.

Il problema è comunque planetario: in Argentina della caduta del PIL è responsabilizzata la ridotta produzione agricola correlata alla siccità, in Australia si sta attraversando una  crisi idrica senza precedenti, in Sud Africa cercano soluzioni tecniche per una  crescente aridità e fra quelle offerte dai  consulenti colpisce quella di trasportare un iceberg dall’Atlantide del peso di 500  mila tonnellate.

La difficoltà principale della proposta è stata  individuata nella forma dell’iceberg che possa garantirne la stabilità durante il trasporto.

L’idea è merito del capitano Nick Sloane, lo stesso  che ebbe  l’incarico del recupero del relitto della Costa Concordia all’isola del Giglio.

Riflettendo però si deve concludere che l’idea non è poi così nuova: le piattaforme petrolifere temono gli iceberg e quando li hanno vicini provvedono al loro spostamento, anche se si tratta di dimensioni  minori.

Tornando al Sudafrica c’è anche da affrontare la conservazione dell’iceberg trasportato e la sua fusione modulata e modellata, ma da quanto viene comunicato sembra che siano disponibili soluzioni per entrambi i problemi.

Quanto fin qui detto ci fa riflettere sulle ripetute similitudini  circa il valore prezioso dell’energia rinnovabile e del l’acqua: la ragione prima di tale preziosità è probabilmente da attribuire alla difficoltà di accumulo; gli eccessi non sono utilizzati per  coprire le carenze.

Forse una delle sfide del futuro prossimo è proprio nelle tecnologie di accumulo che consentano una distribuzione equilibrata delle risorse nel tempo e nello spazio.