Corrado Tocci componente la Commissione “Problemi Sociali e Lavoro, Giustizia e Pace, Gestione del Creato” della CEL – Conferenza Episcopale Lazio.

D. il perché del libro?

R. Nel decennio precedente molti giornalisti, opinionisti, docenti, operatori sociali, hanno denunciato una deriva assistenzialistica del Paese dove una subcultura si faceva strada ipotizzando che il lavoro perdeva ogni valore umano e si riduceva solamente a necessita economica. Insieme ad un gruppo di amici demmo vita ad un movimento che evidenziava come il Paese Italia fosse ostaggio di cinque emergenze: l’emergenza democratica, l’emergenza rappresentatività, l’emergenza informazione, l’emergenza economica, l’emergenza burocratica.

Il libro riporta gli articoli scritti nel decennio dove vengono trattate tematiche che riguardano le emergenze elencate e altri articoli che riguardano l’insegnamento sociale della Chiesa e aspetti di politica internazionale che interessano il Mediterraneo.

 

D. Perché “Memoria e Postmodernità”?

R. Questo libro vuole stimolare un confronto dialettico con una visione anticipatrice di anni, di fenomeni politico-sociali che hanno radicalmente mutato il rapporto sociale, nella valutazione dell’etica del lavoro e dell’impresa. Una società dove il tempo libero e più importante del lavoro.

La globalizzazione ha favorito la divisione della popolazione in due classi distinte e separate, quasi inconciliabili tra loro: una elitaria abituata ad operare a livello globale, detentrice dei simboli e un sempre crescente numero di persone con poche speranze di trovare una occupazione e obbligate a vivere con il sostegno dell’assistenzialismo e della carità.

I giovani sembrano oggi soffrire della fragilità della loro prospettiva futura e della mancanza di sicurezza sul proprio destino a lungo termine. I cambiamenti in atto sono la conseguenza di una cultura economico-finanziaria che avuto come obiettivo la crescita economica e non lo sviluppo.

La memoria storica è quel “salvagente” che ci ricollega a fatti e avvenimenti che hanno permesso la trasformazione della società.

 

D. E’ molto critico nei confronti del sistema finanziario?

R. Le tematiche economiche e finanziarie, mai come oggi non sono in grado di assicurare quella qualità umana delle relazioni necessaria alla convivenza civile. Il mito del benessere a tutti i costi è stata la frontiera ingannevole su cui è caduta la dignità umana, il senso della vita, i rapporti umani. La civiltà non viene misurata dai valori ma dalla quantità, dall’egemonia dei mezzi.

Una delle caratteristiche che connotano la postmodernità è rappresentata dal processo decisionale che si manifesta da luoghi sempre più remoti e talvolta avvolti nel mistero. La democrazia dello Stato Nazione arranca, occorre cominciare ad adeguare gli assetti costituzionali ai cambiamenti avvenuti con la globalizzazione. L’attuale crisi della democrazia è una crisi di controllo e di legittimità di fronte ai nuovi sviluppi economici e politici. Facendo riferimento alla visione liberale della società dobbiamo prendere atto che una cosa è la democrazia e una cosa è lo stato di diritto.

Dobbiamo prendere atto della cultura che sarà a fondamento della società post Covid-19, una cultura basata sulle metodologie del latifondismo agrario applicate al sistema finanziario.

 

D. Cosa si intende per latifondismo finanziario?

R. questo tipo di finanza dispone di proprie reti di influenza e ha creato un proprio Stato sovrannazionale di concerto con Organismi di Governance di riferimento stutale come, FMI, Banca Mondiale, OCSE, OMC.

Con la fine dell’accordo di Bretton Wood, lo sviluppo degli Stati, teso a far crescere l’economia e la qualità della vita attraverso la costituzione di banche di interesse locale, è stato bloccato mediante l’accorpamento del sistema bancario e il controllo dei risparmi dei cittadini invitati a non investire più in economia ma nella finanza. Questo cambiamento è andato a danno delle PMI che sul territorio potevano contare su piccole banche popolari o casse rurali.

Coloro che producono e trasformano, una volta quelli che creavano valore aggiunto, non hanno più voce in capitolo: oggi parlano e agiscono quelli che i soldi li creano, li moltiplicano, li inventano, li concedono o li ritirano: finanzieri, tecnici, banchieri, i maghi del denaro.

Le persone normali si sentono sempre più impotenti, schiacciate da una forma di schiavitù non tanto fisica quanto spirituale. Nel popolo si creano artificiosamente contrapposizioni per la politica, per l’economia, per la religione, per la etnia: mentre le élite vengo rese sterili mediante la corruzione.

 

D. Cosa immagina nel futuro prossimo?

R. penso che la cultura “ci pensa il mercato ad aggiustare le cose” abbia fatto il suo tempo, la carenza di materie prime e i cambiamenti climatici ci obbligano a ripensare i modelli di sviluppo.

Un ulteriore cambiamento culturale epocale potrebbe riguardare le politiche di welfare che si risposteranno dalla beneficienza alla filantropia.