«C’è un tempo e un luogo perché qualsiasi cosa abbia principio e fine…»

(Miranda)

 

Picnic at Hanging Rock è il titolo di un libro della scrittrice australiana Joan Lindsay pubblicato nel 1967 da cui è stato tratto un film del 1975 per la regia di Peter Weir (anch’egli australiano) al suo primo film di successo dopo una intensa attività tesa a realizzare documentari e cortometraggi per la televisione australiana. Seguiranno importanti film, da “L’ultima onda” (1977) a “Gli anni spezzati” (1981) e fino aIl testimone” (1985) e infine “L’attimo fuggente” (1989) e “Fearless – Senza paura” (1993). I temi prevalenti sono il rapporto dell’uomo con la terra e con le forze della natura che spesso lo mettono in pericolo. Da parte sua l’autrice del romanzo Lady Lindsay (1896 – 1984) scrive il suo  bestseller, Picnic ad Hanging rock, a cui viene sottratto il capitolo finale su pressione dell’editore, ripubblicato solo nel 1987 con il titolo The Secret of Hanging Rock  e postumo secondo le volontà della scrittrice.

Tra la prima e seconda versione letteraria bisogna considerare la storia raccontata e la nostra interpretazione.

Se il libro va letto è soprattutto il film che deve essere visto e vi segnalo il link sul quale c’è la versione originale del film1.

Nel film siamo nel 1900 giorno di San Valentino quando un gruppo di studentesse dell’aristocratico collegio Appleyard a una cinquantina di chilometri da Melbourne in Australia si reca nell’annuale picnic ai piedi del gruppo roccioso dell’Hanging Rock accompagnate dalle due insegnanti di francese e matematica. Giunte sul posto quattro ragazze ottengono il permesso di allontanarsi per esaminare più da vicino le formazioni rocciose guidate da Miranda, la ragazza più ammirata e seguita del collegio, insieme a Marion, e accompagnate da Edith e Irma. Affaticate dalla salita, le quattro fanciulle si sdraiano a riposare in una sella di roccia; al risveglio, Miranda leva scarpe e calze e si incammina per continuare l’ascensione, seguita da Marion e Irma mentre Edith torna indietro in evidente stato di shock; nello stesso momento il resto del gruppo si accorge che l’insegnante di matematica, Greta McCraw, è scomparsa, probabilmente alla ricerca delle collegiali sparite. Non c’è traccia delle tre ragazze scomparse e il cocchiere riporta le ragazze al collegio insieme all’insegnante di francese M.lle Poitiers. All’allarme seguono le attività di ricerca senza trovare la minima traccia, intanto Edith, l’unica scampata, non ricorda nulla. Nel frattempo il giovane nobile Michael Fitzhubert, affascinato dalla bellezza di Miranda che ha scorto per un momento all’inizio della tragica salita tra le rocce, si avvia in segreto alla rocca rimanendo la notte da solo sulla Hanging Rock. La mattina viene ritrovato ferito e anche lui in stato di shock con in mano un ritaglio di stoffa orlato di pizzo. L’amico Albert intuendo che c’è ancora qualcosa tra le rocce vi si reca ritrovando Irma svenuta e ferita a otto giorni dalla sua scomparsa. Anche la ragazza non ricorda nulla dell’accaduto.

Chiude la vicenda riaprendola di fatto la splendida colonna sonora di Gheorghe Zamfir che ha avuto un ruolo determinante nella riuscita del film. «Con la sua melodia languida e stregante, il “flauto di pan” accompagna al mistero e alla scomparsa le fanciulle in fiore di Picnic a Hanging Rock. È uno di quei motivi musicali legati indissolubilmente a un film. Ogni altra musica si poteva dimenticare. Tutto, ma non il semplice, insistente tema che serpeggia sul flauto di Gheorghe Zamfir, col suo senso del remoto, con la sua aderenza alla primordiale natura che circonda tutti. Molto dell’incanto del film deriva da quello strumento.»2

Siamo al tramonto dell’età vittoriana, famosa per le sue rigide norme di morale personale e collettiva. La scelta delle quattro ragazze poco più che adolescenti di esplorare il luogo, sperimentare l’ignoto e scegliere un percorso alternativo può facilmente essere riportata ai tempi; uscire dal loro tempo e individualizzare e realizzare il loro percorso di crescita da adolescenti, fanciulle a donne. Una si arrende (Edith) e rinuncia, fuggendo precipitosamente, mentre le tre rimaste, Miranda, Marion e Irma si addentrano fra i sassi di Hanging Rock. Irma sarà ritrovata in seguito e le altre due mai più. È Miranda a trascinare le altre, la più bella e sensuale, quasi una donna. Ma più in generale, in un caldo pomeriggio dell’estate australiana, tre fanciulle dall’abito bianco, abiti candidi e crinoline volteggiano in silenzio tra i macigni di Hanging Rock accompagnate dal magico suono del Flauto di Pan, inoltrandosi e sparendo inesorabilmente dietro il monolito. La sequenza del film è superbamente riprodotta e sembra smentire o sfidare la direttrice del collegio, portavoce di una società chiusa e repressiva, in cui non sono ammesse violazioni della norma.

Dalle immagini eteree delle ragazze vestite di bianco e distese sull’erba, in procinto di addentrarsi in un mistero senza risposta, traspare la trasgressione alle regole morali quando Miranda sfilandosi le calze e rimanendo a piedi nudi trascina le altre in un sogno quasi erotico senza ritorno e pronunciando la frase “C’è un tempo e un luogo giusto perché qualsiasi cosa abbia principio e fine“.3

Nel film infatti non ci sono solo splendide immagini ma anche frasi sibilline e criptiche pronunciate dalle tre ragazze, un esempio per tutte l’affermazione di un’allieva per l’adorata Miranda secondo cui lei “Conosce cose che pochi altri conoscono“.

Si è precedentemente accennato al doppio finale del libro di Joan Lindsay considerando anche la scelta univoca del regista del film Peter Weir. Occorre chiarire: intanto la storia narrata sembra sia frutto della sola fantasia dell’autrice; anche se si dice che sia stata ispirata a fatti veri tanto da creare un alone di mistero intorno al luogo degli eventi narrati. La stessa autrice dopo l’uscita del romanzo nella sua prefazione afferma «Se Picnic a Hanging Rock sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per conto proprio. Poiché quel fatidico picnic ebbe luogo nell’anno 1900 e tutti i personaggi che compaiono nel libro sono morti da molto tempo, la cosa pare non abbia importanza». L’autrice in realtà aveva scritto il finale con la soluzione del mistero ma su richiesta dell’editore, rimaneggiò il romanzo lasciando il mistero senza soluzione. L’autrice affidò al suo agente il compito di pubblicare il finale originale dopo la sua morte; il patto è stato rispettato e il capitolo è stato pubblicato solo dopo la sua morte, nel 1987, in Australia e Gran Bretagna nel libro The Secret of Hanging Rock.

In effetti cambia poco, nel romanzo riedito le tre fanciulle sono raggiunte dalla signorina McGraw con la camicia strappata e senza la gonna, all’oscuro di sé e delle ragazze anch’esse in trance, che si propone come una sorta di “guida spirituale” che cerca di condurle verso la rivelazione di un altro tipo di realtà4 mentre la stessa Marion incita le altre ragazze a gettare i pesanti e costrittivi corsetti nel precipizio.

Il mistero rimane irrisolto nel film cosi come nel libro ma anche nel suo diciottesimo capitolo pubblicato postumo.

Alla fine scompaiono solo due ragazze, Marion e Miranda la più bella e seducente, forse la più consapevole di essere “prima tra le prime”, della sua effimera giovinezza in un mondo oramai vecchio. Nel film il regista insiste molto sui movimenti delle fanciulle tra le rocce, la loro è una vera e propria “danza” mentre escono dalla realtà, oramai irraggiungibili, avvolte in una atmosfera irreale, distaccata, attratte ineluttabilmente dall’antro magnetico in cui si infilano, una sedimentazione rocciosa che sfida il tempo e la storia.

Nella storia di quel pomeriggio si intrecciano inestricabilmente bellezza, vita e morte.

È forse questo il vero mistero insolubile.

Il tema sembra riecheggiare la letteratura alta di Marcel Proust in À l’ombre des jeunes filles en fleurs, nell’ambito della sua opera “Alla ricerca del tempo perduto” il momento spirituale e biologico della giovinezza, ma c’è di più.

Se ad Hanging Rock nel caldo pomeriggio gli orologi della comitiva misteriosamente si fermano, Miranda e Marion hanno un solo modo di “fermare” la loro splendida giovinezza, non consumata, e solo per un momento intravista, piena di promesse non mantenute e senza la verifica della “vita vera” che inevitabilmente la deteriorerà, aprendo “quella porta” e scomparendo nell’enigma delle antiche rocce e nel sogno della loro pura bellezza, sedimentando nel romanzo e nel film la incorruttibilità del ricordo, il privilegio della seduzione e la consapevolezza del tempo.

2 Ugo Casiraghi nell’opuscolo che accompagnò la videocassetta abbinata all’Unità, 27 marzo 1997.