Una raccolta di arte digitale realizzata nel 2020 da Umberto Santucci durante il confinamento da pandemia Covid.

La pandemia

Nel 2020 ci siamo trovati immersi nella più impressionante esperienza che a mia memoria fosse mai capitata: una pandemia che si è propagata in tutto il mondo, perfino nelle più sperdute isole del Pacifico. Non si sapeva bene che cosa fosse, quanto fosse pericolosa, come si potesse curare. E’ stato peggio della II Guerra Mondiale, che era stata molto distruttiva in alcune zone, ma ne aveva risparmiato molte altre, e che io sperimentai direttamente solo nel 1943, quando ci trovammo dentro le operazioni della linea Gustav.

Il confinamento

L’obbligo di restare chiusi in casa, che in seguito è sembrato eccessivo, fu comunque preso in tutto il modo, e ci presentò visioni completamente inedite di famose piazze cittadine deserte, attraversate solo da qualche animale, come non era accaduto neanche con la crisi petrolifera o con i coprifuoco bellici.

Ognuno di noi ha reagito a suo modo all’esperienza terribile e del tutto nuova, vissuta alla giornata senza sapere quanto sarebbe durata e come si sarebbe sviluppata. Io avevo ricevuto in regalo una tavoletta grafica e avevo appena acquistato i nuovi programmi Affinity per creare immagini vettoriali e bitmap, e mi ero messo a studiarli per esplorarne le potenzialità. Il confinamento mi ha spinto a dedicarmi a tempo pieno a questo studio.

Arte come problem solving e problem solving come arte

Ho sempre disegnato e dipinto a matita, pastelli, acquerelli, tempere e olio alternandoli con la mia attività di grafica, fotografia, multimedia, formazione e consulenze di problem solving. Ho prodotto immagini per mio piacere personale solo quando avevo qualcosa da dire, da sperimentare, da studiare. Ho sempre considerato l’opera d’arte come un problema da risolvere, e la risoluzione di problemi come arte capace di scoprire il problema, definirlo e trovare soluzioni creative. Quando l’informatica ha permesso di fare immagini ad alta risoluzione ho messo in soffitta colori e pennelli e li ho sostituiti con monitor, tavoletta e stilo.

Il vettoriale

Il problema tecnico che mi sono posto è stato creare immagini solo con il programma vettoriale. L’infografica, ossia l’elaborazione di immagini al computer, produce immagini con pixel o con vettori. I pixel sono piccolissimi quadratini colorati che, come un mosaico, compongono l’immagine. I vettori sono oggetti calcolati in modo da visualizzarli come forme, dai fondamentali triangoli, quadrangoli ed ellissi, fino a forme complesse e composite. La pittura digitale con pixel, o bitmap, si fa deponendo pixel colorati sulla tela virtuale con il mouse o con lo stilo della tavoletta, come se si dipingesse col pennello sulla tela reale. E’ più adatta quindi ad effetti pittorici che vanno dal realismo fotografico a simulazioni di pittura ad olio o ad acrilici. La grafica vettoriale si fa scomponendo l’immagine in vettori, ossia in oggetti geometrici che vengono ricalcolati per visualizzarli sul monitor. Quindi è più adatta a immagini grafiche dai contorni netti come marchi e loghi, disegni tecnici, esecutivi per la stampa. Un’immagine bitmap per essere nitida deve avere una buona risoluzione, ossia con pixel tanto piccoli da risultare invisibili all’occhio umano, e quindi un’immagine molto nitida deve avere grandi dimensioni e altissima risoluzione. Un’immagine vettoriale invece può essere ingrandita quanto si vuole perché ogni volta viene ricalcolata con la stessa nitidezza.

La difficoltà del vettoriale sta soprattutto nell’organizzazione, perché qualsiasi segno, anche una lineetta o un puntino, si dispongono su un proprio livello che permette di ingrandirli, ruotarli, spostarli, quindi si finisce per avere centinaia di livelli con altrettanti oggetti che vanno organizzati in modo gerarchico, altrimenti non ci si capisce più niente. Inoltre le forme vanno scomposte in oggetti grafici su piani diversi – ad esempio, in un volto il livello degli occhi deve stare sopra al livello della faccia – quindi bisogna studiare bene che cosa mettere sopra e sotto. Ne viene fuori un intenso esercizio di concentrazione mentale, una forma di meditazione che ha decisamente contribuito al mio equilibrio mentale pandemico.

Per queste ragioni mi sono proposto il problema di realizzare immagini pittoriche tutte in vettoriale, però, dopo le prime prove tecniche, avevo bisogno di un tema da sviluppare, e quel tema doveva avere a che fare con l’esperienza pandemica che stavo vivendo.

Per una spiegazione più esauriente della tecnica vettoriale vedi https://www.umbertosantucci.com/grafica-vettoriale

Gli iperoggetti

Ed è così che, pensandoci sopra, e facendo ricerche, mi sono imbattuto negli iperoggetti, una teoria filosofica che non conoscevo, e che mi è sembrata un’ottima chiave interpretativa della pandemia, e di tante altre cose. Ho letto e riletto il libro Iperoggetti di Timothy Morton, che definisce gli iperoggetti come entità distribuite nello spazio e nel tempo, possono essere prodotti dall’uomo come le scorie nucleari, o non umani, come le radiazioni solari. Nella nostra mente abbiamo concetti e miti, fuori di essa abbiamo la realtà costituita da oggetti (alberi) e iperoggetti (foreste). Morton attribuisce agli iperoggetti alcune caratteristiche, che si ritrovano nella pandemia. Eccole.

Essi sono viscosi: ti si attaccano addosso e non te ne puoi liberare. Sono non-locali: stanno qui ma anche altrove. Sono interconnessi. Si mostrano per fasi, scompaiono e ricompaiono. Sono futurali, capaci di attivare futuri diversi dal presente.

Per una spiegazione più esauriente degli iperopggetti, vedi https://www.umbertosantucci.com/iperoggetti

I quadri

Mi è venuto in mente così di realizzare una serie di quadri vettoriali che visualizzassero iperoggetti di vario genere, concludendoli con un’opera specificamente dedicata alla pandemia. Consideriamo che “problema” e “oggetto” hanno la stessa etimologia, perché significano porre qualcosa davanti a sé, l’uno in latino (ob-jicio) l’altro in greco (pro-ballo). Quindi una filosofia orientata agli oggetti e un software che lavora per oggetti si combinano bene con il problema di visualizzare gli iperoggetti in base alle mie fantasie e sensazioni.

I quindici quadri si possono vedere qui: https://www.umbertosantucci.com/iperoggetti-pandemici-1

Compongono un racconto in cui si parte dal futurale, una visione futura in cui robot androidi vanno in visita alla sacra Ferrari della Monument Valley, e si resta in un imprecisato futuro con l’Antilopia, metà antilope e metà Volkswagen, che si erge contro le rovine della metropolitana, e con l’iperoggetto radioattività che si manifesta con la statua dorata di Budda al plutonio destinata a custodire la scoria che resta mortale per 24.000 anni. L’iperoggetto solare è rivelato dall’Ombra lunga in un paesaggio senza tempo, e il riscaldamento globale diventa deserto che invade i manufatti umani lasciando il campo libero agli uccelli rapaci. Il pipistrello del virus appare come un nuvolone sopra il dj e il monaco, ignari e assorti. La Regina e il Cavallo giocano le loro dinamiche rinchiusi nel loro appartamento lasciando fuori un mondo estraneo ed estraniato in cui la cultura, come iperoggetto umano, si mostra con rocce scolpite, monumenti architettonici antichi e medievali, fino alla skyline della moderna metropoli. L’energia è l’iperoggetto che si mostra attraverso impianti antichi e moderni, con il petrolio che interpreta la nocività dell’iperoggetto e la transizione che apre ad uno strano e luminoso futuro. Il percorso iperoggettuale si conclude con la Pandemia dove il contatto creativo diventa contagio distruttivo.

La mostra virtuale permanente nel sito

Durante il confinamento tutti gli eventi reali stavano diventando virtuali, per cui anche la mia raccolta di iperoggetti pandemici poteva essere esposta solo nella Rete. Ho creato così il sito www.umbertosantucci.com che presenta la mia produzione artistica fra cui questa raccolta, come mostra virtuale permanente.

I quadri si possono acquistare in digitale come nft, o come stampe di grande formato, di alta qualità, a tiratura limitata a pochi esemplari certificati e autenticati.

Nel sito si possono vedere i quadri con i particolari e il testo esplicativo. A titolo esemplificativo ne presento qui tre. Le rispettive pagine del sito mostrano anche alcuni particolari in cui è possibile apprezzare l’alta risoluzione delle immagini originali.

 

Il nuvolone

https://www.umbertosantucci.com/nuvolone

Questo quadro l’ho sognato, e al mattino ho cercato di riprodurlo nel modo più fedele possibile. L’iperoggetto pandemico si manifesta come nuvolone temporalesco che si materializza nel pipistrello gigante, presenza oscura e minacciosa dopo la quale nulla sarà come prima, anche se il mondo sottostante non se ne è ancora accorto, e continua come se nulla fosse. Il mascherone vede la minaccia incombente, ma non può dire e fare nulla perché è di pietra e resta impietrito. Il dj incappucciato non si accorge di nulla, ancora intento ad intrattenere un pubblico messo in fuga dal mostro. Il monaco è indifferente, nella calma mentale della sua meditazione. Che cosa si mostra e si ritrae dietro l’iperoggetto nero e tempestoso ? Il riscaldamento globale, la pandemia da Covid 19, la troposfera?

Energia: le centrali

https://www.umbertosantucci.com/centrali

Il quadro fa parte del trittico che comprende Centrali, Iperoil e Transizione. L’iperoggetto energia si manifesta con gli impianti produttori di energia, dai preistorici culti solari fino ai moderni impianti fotovoltaici. Energia non rinnovabile del petrolio e del nucleare, capace di scatenare il drago fiammeggiante dell’inquinamento, dell’esaurimento, della pandemia. Energie rinnovabili del sole e del vento, dagli antichi culti solari alle centrali fotovoltaiche, dai mulini a vento alle pale eoliche. La petroliera e lo sversamento di greggio che diventa un drago letale sono gli oggetti con cui l’iperoggetto ci aggredisce e fa sentire la sua pericolosità. La minaccia dell’iperoggetto energetico non rinnovabile si concretizza nella centrale nucleare, che con le sue scorie si protende nel tempo per decine di millenni. Stonehenge, la centrale fotovoltaica e la pala eolica sono oggetti giganteschi con cui l’uomo tenta di carpire l’energia del sole e dei venti.

Pandemia

https://www.umbertosantucci.com/pandemia

La pandemia da coronavirus che ha caratterizzato l’anno 2020 è la manifestazione dell’iperoggetto nella sua natura più pervasiva e insidiosa. Ci siamo dentro tutti, ovunque. Insieme con il riscaldamento globale è uno degli effetti collaterali più minacciosi della globalizzazione. E’ grande come tutto il mondo, ma i virus sono invisibili.

Come si percepisce l’iperoggetto pandemico? Piazze vuote, isolamento, distanza, chiusura, contagi, terapie. Segnali raccolti dai media e dalla realtà, mentre siamo rintanati in casa per chiudere fuori la minaccia. Le piazze vuote di De Chirico e gli edifici imballati di Christo non sono i più soltanto fantasie di artisti, sono diventati realtà metropolitane, con tutti noi chiusi dentro casa, o distanziati e mascherati, mentre gli animali si aggirano indisturbati e tutto deve essere continuamente decontaminato.

Infermieri e rider sono costretti ad uscire loro malgrado, per farci restare in casa. I vecchi sono più che mai soli. Il contagio arriva dai traffici aerei fra oriente e occidente, dal contatto fortuito fra un vecchio cinese e un Adamo di borgata. Richiede terapie blande o intensive, e porta con sé vaccini antivirus nuovissimi. Potrebbe essere una fantasia surrealista, invece è la realtà percepibile dell’iperoggetto pandemico.